Simon Schama
La storia degli ebrei. L'appartenenza
Mondadori
Nell'ebraismo, le storie sono sempre al plurale.  Per spiegare come il presente si trasformi e diventi memoria, la Bibbia  usa la parola "toledot". È un plurale, appunto, e significa propriamente  "generazioni". Non c'è storia senza nascite, morti, lutti, amore.  Bisogna incontrarsi, desiderarsi, agire, essere sconfitti, costruire,  riuscire. E poi, qualsiasi cosa si abbia patito e qualsiasi successo si  sia raggiunto, è inevitabile cedere il passo alla generazione che viene,  e che di nuovo ripercorrerà un cammino simile, impervio, misterioso,  avviandosi sulla strada della vita. Dentro ogni generazione, infinite  storie, tutte da raccontare e da ricordare. Partendo dalla famiglia,  sempre al centro delle saghe violente e struggenti che coinvolgono i  patriarchi biblici, per poi allargarsi al clan, agli allead, ai nemici,  agli stranieri. Tutta la Scrittura ebraica è un lungo, appassionante,  terribile racconto. E un racconto altrettanto fitto, indistricabile, è  la storia plurimillenaria del popolo ebraica Come titolo della sua  cronaca di quattrocento anni dell'ebraismo, Simon Schama ha scelto la  parola inglese Belonging, "appartenenza". Non si appartiene forse alla  propria generazione, tutti assieme, intimi ed estranei? È un legame  indissolubile. "Siamo" i nostri contemporanei, la lingua che parliamo  assieme a loro, i paesaggi che contempliamo, gli odi che ci dividono,  gli amori che ci fondono. Ma "siamo" anche tutta l'eredità che ci viene  dai nostri genitori, dal gruppo: somiglianza di tratti, di costumi, di  pregiudizi, di sogni. Moltiplicate queste appartenenze multiple per  centinaia e centinaia di anni. Spostatevi, sradicatevi, ritrovatevi,  ripartite. Con quante storie vi ritroverete, alla fine? Ci fosse, una  fine. Qualsiasi appartenenza viene continuamente messa in discussione,  strappata, ricomposta. A ogni generazione, qualcuno è impaziente di  andarsene, di ricominciare da qualche altra parte. Oppure è costretto,  con la forza, a lasciare il luogo in cui è nato. Scacciato, espulso,  esiliato. Non a caso, Schama inizia il suo lungo percorso, più di 800  pagine per"soli" quattro secoli, con la vicenda di uno strano messia, un  personaggio enigmatico, vestito all'orientale, che sa affascinare papi e  re. Anche l'attesa del messia è appartenenza. Si appartiene a quello  che c'è, e ancor di più quellocheverrà.In cui si spera, se non per  l'oggi, certo per un vicino futuro. La tradizione ebraica ha imparato ad  "appartenere" alle proprie sconfitte non meno che ai momenti fortunati e  di vittoria Fare dei rovesci, dei disastri collettivi il muro di una  nuova fortezza. E del Tempio distrutto, un Tempio nuovo, che verrà. Come  ci si può riuscire? La risposta, omeglio, gli infiniti modi per  rispondere li troverete nelle storie che narra Schama. «In prossimità  dellafestadi Hanukkah del 1523, un ometto dalla carnagione scura e il  corpo ossuto asciugato dall'abitudine al digiuno giunse a Venezia e  dichiarò di essere David, il figlio di re Salomone e fratello dire  Giuseppe, governante delle tribù di Ruben e Gad e di metà della tribù di  Manasse». Sembra l'inizio di un romanzo, eppure è la cronaca veritiera  delle peripezie di David Reuveni, il presunto messia a cui si è già  accennato. Da Venezia a Roma, attraverso speranze politiche, illusioni e  qualche imbroglio, l'ascesa e la caduta di David, che dopo gli onori  della corte di papa Clemente VII finirà la propria vita in una prigione  dell'Inquisizione spagnola, sono anche metafora di uno dei colori di cui  è intessuta la vicenda ebraica. È il colore della mistica, delle attese  religiose, del desiderio di avvicinare la fine dei tempi, di rovesciare  l'ordine e la misura del mondo. Naturalmente, ci sono anche molti altri  colori. Solidità, senso d'intraprendenza, successo intellettuale,  riuscita economica: ognuna di queste tinte ha i suoi esempi, gli eroi e  gli antieroi. Dall'Amsterdam del Seicento, con Baruch Spinoza e una  folla d'intrepidi mercanti ebrei, alle terre tedesche dell'assimilazione  ottocentesca. Dagli Stati Uniti dell'indipendenza e dell'integrazione  sociale alla Londra della rivoluzione industriale, dall'Italia  risorgimentale alla Francia dell'affare Dreyfus, non c'è capitolo  dell'età moderna che non possa offri re una specifica narrazione  ebraica. Di volta in volta, questo filone s'intreccia, si fonde o si  separa da quello più generale. Assieme, distinti, di nuovo assieme, il  pendolo si muove costantemente tra i due poli di familiarità ed  estraneità. Dov'è la "vera" storia ebraica? Nelle sinagoghe devote  dell'Est Europa, negli stetlach in cui gli ebrei rappresentano la  maggioranza della popolazione o nei saloni alto-borghesi, nella musica  di Felix Mendelssohn Bartholdy o nei versi di Heinrich Heine? Poco  importa che entrambi questi intellettuali fossero convertiti al  cristianesimo, per convenienza sociale. Le lorobiografie, il talento, i  dubbi interiori e gli attacchi antisemiti di cui furono oggetto  appartengono alla "storia delle storie" ebraiche. Simon Schama lavora di  dettaglio, entra in particolari minuti, senza perdere di vista il  contesto più generale degli eventi mondiali. Gli ultimi quadri del libro  sono dedicati a Theodor Herzl, e al suo improbabile incontro, il 2  novembre 1898, con il Kaiser Guglielmo II di Hohenzollern. Fa da sfondo  la Gerusalemme ottomana, in cui l'imperatore è in visita. L'udienza  imperiale dura poco. Guglielmo è sfuggente e frettoloso, e l'atmosfera  non molto promettente. «Appena prima che il Kaiser desse una delle sue  occhiate all'orologio che portava al braccio avvizzito e segnalasse la  fine dell'incontro, Herzl tentò di dire in fretta qualcosa circa una  nuova Gerusalemme, quella che aveva visto con gli occhi della mente  intanto che saliva sul Monte degli Olivi». Certo, Herzl non è David  Reuveni, e dai tempi dello pseudo-messia sono passati secoli. Le due  storie sono diversissime tra loro, eppure, in certo modo, appartengono a  un medesimo fluire. "Toledot", "generazioni" ecco il nome che le  accomuna.
Giulio Busi - Il Sole24Ore