Le relazioni con la Polonia: Israele deve essere costantemente vigile 
  Analisi di Manfred Gerstenfeld 
  (Traduzione di Angelo Pezzana) 

Uno dei libri dello storico Jan T. Gross sui crimini commessi da polacchi contro gli ebrei durante la Shoah (Einaudi ed.) 
Le  relazioni polacco-israeliane sono complesse, considerando il passato  della Polonia. Per questo, Israele deve essere costantemente vigile per  evitare la falsificazione degli orribili passati avvenimenti storici .  Un problema delicato che si è presentato è stata la legge polacca sulla  Shoah, poi  modificata nel 2018, dopo aver suscitato molte reazioni  internazionali. La pubblicità che ne è derivata ha nuovamente portato  alla ribalta la massiccia partecipazione dei polacchi allo sterminio di  ebrei durante la Shoah, verificati anche a guerra finita.      Molti dettagli sono riemersi. Lo storico Jan Gross, ampiamente citato,  nel suo libro, Neighbours (Vicini), ha documentato come gli ebrei del  villaggio di Jedwabne, durante la Shoah, sono stati bruciati vivi in un  fienile dai loro concittadini polacchi. Anche il lavoro dello storico  Jan Grabowski che insegna all'Università di Ottawa, in Canada, ha  ricevuto molta attenzione. Lui e i suoi colleghi ricercatori hanno  descritto l'assassinio di 200.000 ebrei da parte dei polacchi durante la  Shoah. Questa cifra che era già stata redatta  dallo storico ebreo  polacco Szymon Datner circa cinquant'anni fa.   Il Simon Wiesenthal Center (SWC) ha pubblicato per la prima volta un  documento, declassificato nel 1946, che confrontava il trattamento  polacco degli ebrei con quello dei nazisti tedeschi. Dopo la guerra  molti ebrei preferirono fuggire persino in Germania piuttosto che  tornare in Polonia.   Il più noto tra i crimini antisemiti polacchi nell'immediato dopoguerra è  il pogrom del 1946 nella città di Kielce dove furono uccisi 37 ebrei.  Nell'estate del 1968, cinquant'anni fa 13.000 persone di origine ebraica  furono spogliate della loro cittadinanza polacca ed espulse dal paese.  In occasione dell'anniversario, il presidente polacco Andrzej Duda ha  offerto scuse ambigue. Il Washington Post ha intitolato l'articolo: "Il  presidente della Polonia offre scuse senza scusarsi per la purga  antisemita del ‘ '68.    Più di quindici anni fa ho intervistato l'allora capo dell'Istituto  internazionale per la ricerca sulla Shoah a Yad Vashem, David Bankier.  Mi disse: "La maggior parte delle organizzazioni clandestine polacche  credevano che la Polonia post-hitleriana sarebbe stata un paese senza  ebrei ... coloro che erano rimasti avrebbero dovuto lasciare la Polonia  dopo la guerra. Questo punto di vista era espresso anche  nell'organizzazione Zegota, per gli aiuti agli ebrei dalla resistenza  polacca. Tra loro c'erano persone che mettevano in pericolo la propria  vita ". Bankier ha osservato che la convinzione che la Polonia non fosse  un paese in cui gli ebrei dovevano vivere era altamente indicativa  dell'accuratezza nel descrivere i reali sentimenti dei polacchi in quel  momento.   Uno studio del 2011 dell'Università di Bielefeld (Germania) ha rilevato  che il 63% dei polacchi concorda con l'affermazione secondo cui: "ciò  che lo Stato di Israele fa oggi ai palestinesi non è in linea di  principio diverso da quello che i nazisti fecero agli ebrei nel Terzo  Reich". 

Graffiti antisemiti oggi in Polonia
 
Questa  percentuale era sostanzialmente più elevata che negli altri paesi  europei in cui è stato condotto il sondaggio. Il diplomatico polacco Jan Dziedziczak, vicedirettore del Ministero  degli Esteri polacco, si è lamentato per una dichiarazione arrivata dal  museo Yad Vashem in cui si afferma che la maggior parte degli agenti di  polizia polacchi dopo il 1939, tornarono in servizio sotto gli occupanti  tedeschi. Riferisce anche che nel 1943 16.000 poliziotti polacchi  prestarono servizio sotto i tedeschi.   Yad Vashem afferma che la polizia polacca che è stata impiegata "su  larga scala contro la popolazione ebraica", e "ha avuto un ruolo attivo  nel sorvegliare i ghetti nella Polonia occupata, nella ricerca di ebrei  che hanno cercato rifugio presso la popolazione locale dopo essere  fuggiti da ghetti e campi “. La polizia polacca ha dimostrato "assoluta devozione" alle autorità  naziste, secondo Yad Vashem, "sebbene si siano verificati anche dei casi  di assistenza agli ebrei da parte di alcuni ufficiali".   Fintanto che le autorità israeliane calibrano le loro dichiarazioni e si  attengono alla verità dei fatti, avranno la base morale per intervenire  nelle relazioni israelo-polacche, che sono però a rischio se viene a  mancare la verità storica.  Israel Katz lo ha dimostrato poco dopo  essere diventato ministro degli Esteri israeliano. Citando l'ex primo  ministro israeliano Yitzhak Shamir, ha affermato che i polacchi si  nutrono di antisemitismo già  con il latte materno.   Quell'affermazione era già  falsa quando la disse Shamir. Nessuno nasce  antisemita o beve l'antisemitismo con il latte materno. Katz ha  danneggiato gravemente quello che avrebbe potuto essere un importante  successo diplomatico israeliano - un incontro ufficiale dei quattro  paesi di Visegrad (Repubblica Ceca, Ungheria, Polonia e Slovacchia) in  Israele. La Polonia ha annullato la sua partecipazione,  portato così  all'annullamento della riunione. Il primo ministro israeliano Binyamin  Netanyahu aveva invece lavorato pazientemente per migliorare le  relazioni con questi paesi.   Le parole di Katz hanno persino attirato la condanna del segretario di  Stato americano pro-israele, Mike Pompeo. Il ministro israeliano avrebbe  servito bene gli interessi del suo paese se si fosse scusato per quanto  aveva detto.    Un altro israeliano che apparentemente non sa il significato delle  parole è il controverso storico dell'Università Ebraica di Gerusalemme  Daniel Blatman, che ha accettato l'offerta del governo polacco di  assumere l’incarico di  direttore storico del discusso Museo della Shoah  che dovrebbe riaprire a Varsavia nel 2023. Blatman ha attaccato  duramente Yad Vashem in un articolo intitolato “Yad Vashem insegna la  Shoah come i paesi totalitari insegnano la storia” . 
Ciò  che sarà rappresentato nel museo potrà potenzialmente portare a futuri  conflitti sostanziali.   Yehuda Bauer, il principale studioso israeliano della Shoah, ha  affermato che a quanto pare il ruolo di Blatman deve servire da foglia  di fico ebreo-israeliana. A tale scopo era stato nominato un quanto  storico vicino alle posizioni del governo polacco.     Il forte desiderio di molti polacchi di ripulire il passato e quindi di  distorcere la storia del loro paese porta alla necessità che Israele  anticipi i chiarimenti necessari . Un esempio attuale è la discussione  in Germania sull'istituzione di un monumento a Berlino dedicato ai  polacchi assassinati durante l'occupazione tedesca. Le atrocità tedesche  dovrebbero essere ricordate, ancora di più ora in vista degli sviluppi  contemporanei della Germania. Come ebrei dovremmo essere sensibili alle  atrocità estreme commesse contro altri, tanto più se compiute dalla  nazione che ha sterminato gli ebrei.   Apparentemente questa questione monumentale non ha nulla a che fare con  gli ebrei, eppure sarà bene essere attenti. Nel 1979 il "polacco" Papa  Giovanni Paolo II visitò Auschwitz, dove disse: "Sei milioni di polacchi  hanno perso la vita durante la seconda guerra mondiale, un quinto della  nazione". Questo era uno dei modi per evitare di toccare certe verità  imbarazzanti.. Tre milioni di polacchi furono assassinati dai tedeschi,  il dieci percento del popolo polacco. I tedeschi vedevano i polacchi  come un popolo inferiore. Tre milioni di ebrei polacchi furono uccisi  per antisemitismo sterminatore, oltre il 90% degli ebrei polacchi. I  tedeschi consideravano gli ebrei come sub-umani e parassiti.   La questione di un monumento per le vittime polacche a Berlino sembrava  finora in gran parte di interesse burocratico.  Eppure, improvvisamente,  durante la sua recente visita in Polonia, alcune settimane fa, tra  luglio e agosto di quest'anno, il ministro degli Esteri tedesco Heiko  Maas si è espresso a favore di un memoriale tedesco per le vittime  polacche del regime nazista. Ha affermato: "Un simile memoriale non è  solo un gesto di riconciliazione, sarebbe importante anche per noi  tedeschi".   Se il monumento per le vittime polacche verrà costruito a Berlino, gli  ebrei e Israele devono assicurarsi con largo anticipo che non compaiano  aspetti che distorcono la storia. 
Manfred  Gerstenfeld è stato insignito del “Lifetime Achievement Award” dal  Journal for the Study of Antisemitism, e dall’ International Leadership  Award dal Simon Wiesenthal Center. Ha diretto per 12 anni il Jerusalem  Center for Public Affairs.
Le sue analisi escono in italiano in esclusiva su IC