Che cosa significa il sostegno di Donald Trump a Giuseppe Conte
Analisi di Antonio Donno

Giuseppe Conte, Donald Trump 
La  telefonata di sostegno di Trump a Conte ha un significato ben preciso.  Molti osservatori dello scenario internazionale affermano da tempo che  siamo di fronte ad una seconda guerra fredda, molto diversa da quella  precedente, perché si tratta di una cyber-guerra. Sebbene l’uso  dell’espressione “guerra fredda” richiami inopportunamente quella del  secondo dopoguerra tra Stati Uniti e Unione Sovietica, non v’è dubbio  che gli attori attuali siano gli stessi, con l’aggiunta, tuttavia, di un  terzo, assai potente e pericoloso: la Cina. Per questo motivo, la  prossima Assemblea Generale della NATO di dicembre ha, per gli Stati  Uniti, un’importanza molto grande.       Benché Trump, nel passato, abbia criticato l’inerzia della NATO,  oggi intende riprendere in mano – così pare –il posto centrale che  Washington aveva ricoperto nell’organizzazione negli anni del secondo  dopoguerra. E l’Italia, per il presidente americano, ha un ruolo da  svolgere nuovamente nella regione mediterranea, insieme a Grecia e  Turchia, proprio come durante la guerra fredda. 

 
Due  sono i fattori internazionali al centro dell’attenzione  dell’Amministrazione americana: la presenza della Russia nel Medio  Oriente e la longa manus della Cina nei più svariati punti strategici  dello scenario internazionale, compreso lo stesso Medio Oriente. Le  strategie di Russia e Cina divergono profondamente, ma sono intese a  raggiungere lo stesso scopo: un ruolo sempre più centrale nelle  relazioni internazionali a scapito dell’Occidente e degli Stati Uniti,  in particolare.       La potenza economica della Russia non può essere paragonata a  quella della Cina: da qui l’avvicinamento di Putin al leader cinese al  fine di ottenere il sostegno economico di cui Mosca ha bisogno nel  momento attuale. Ma occorrerà vedere che cosa Pechino vorrà in cambio.  In sostanza, le posizioni di Russia e Cina sono sbilanciate a favore di  quest’ultima, mentre il calo di popolarità di Putin è un dato politico  stridente nelle relazioni tra i due grandi paesi asiatici.       Il Medio Oriente, come sempre, gioca un ruolo centrale nelle  relazioni internazionali. Per questo motivo, il gesto di Trump nei  confronti di Roma ha un significato che richiama da vicino le strategie  americane del secondo dopoguerra nel Mediterraneo. In quegli anni, il  cordone mediterraneo composto da Italia, Grecia e Turchia ebbe una  funzione determinante nel contenere l’Unione Sovietica sul lato  meridionale dell’Alleanza Atlantica. 
Oggi,  nello scenario presente, si aggiunge Israele, cui Washington  assegnerebbe un ruolo centrale nel contenimento di Russia e Iran nella  parte interna mediorientale del bacino mediterraneo. La questione  spinosa è la situazione politica della Turchia. La sua alleanza con  Russia e Iran in funzione anti-curda pone in seria difficoltà la  strategia di Trump. Nello stesso tempo, l’intesa tra Ankara e  Gerusalemme non è particolarmente felice.      Erdoğan non partecipa alla penetrazione di Iran e Russia in Medio  Oriente perché ha esclusivamente bisogno dei due partner per eliminare  definitivamente il pericolo curdo. Finché l’obiettivo turco non sarà  raggiunto, sarà impossibile che Erdoğan si sganci dal sostegno  russo-iraniano. Eppure, la Turchia è decisiva nella strategia americana  di contenimento della Russia, ma, in prospettiva, anche della Cina, il  cui desiderio di avere sbocchi nel Mediterraneo è parte fondamentale  della sua strategia planetaria. La guerra dei dazi tra Washington e  Pechino rappresenta il cuore politico-economico del conflitto  internazionale tra i due paesi; e il Medio Oriente è uno dei punti  strategici decisivi. L’abbandono del ruolo strategico globale degli  Stati Uniti operato da Obama si sta rivelando assai pesante per la  strategia degli Stati Uniti di Trump, soprattutto se si tien contro  della totale inerzia europea nello scenario internazionale. Gli Stati  Uniti, di conseguenza, sono soli nella difesa dell’Occidente.  L’espressione “difesa dell’Occidente” era tipica degli anni della guerra  fredda, ma allora l’Europa occidentale aveva un ruolo fondamentale  accanto agli Stati Uniti. Oggi, “difesa dell’Occidente”, in questo nuovo  scenario comprendente anche la Cina, si colora di incognite molto  pesanti. 

Antonio Donno