Da SHALOM ottobre 2008, a pag.22, pubblichiamo l'articolo di Angelo Pezzana dal titolo "NON turisti, ma pellegrini".
C’è un problema, diciamo pure chiaramente, delicato, del quale molto si discute privatamente, ma che non riesce a trasformarsi in dibattito pubblico. Poichè ritengo immotivata tanta prudenza, lo affronterò per i lettori di Shalom. Chiamiamolo con il suo nome, il famoso < viaggio in Terrasanta > che le istutuzioni cattoliche organizzano, sostituendo la parola viaggio con < pellegrinaggio>. Fin qui niente di male, anzi. Mi pare più che logico che un viaggio, incentrato sulla figura di Gesù, visiti quei luoghi nei quali è vissuto, ne ripercorra il cammino e la storia, visiti i luoghi santi. Il problema nasce quando si guarda a come questi pellegrinaggi sono organizzati. Non voglio puntare il dito contro nessuno, mi baso sulla mia esperienza personale, su quella di molti amici che ne hanno vissuto di simili, sui racconti di guide israeliane di origine italiana che da molti anni sono testimoni attendibili di quanto avviene. Qui sta il problema, questi < pellegrini > non si rendono conto che stanno partendo per Israele, certo, sanno che l’aeroporto che li accoglierà all’arrivo si chiama Ben Gurion, è scritto nel programma di viaggio, ma la maggior parte ignora completamente la storia di Israele, per cui quel nome equivale ad un altro. Nella preparazione del viaggio non viene raccontato nulla del paese nel quale arriveranno, in più saranno ospitati in strutture turistiche religiose, nelle quali sarà loro ben difficile rendersi conto che sono arrivati nello Stato ebraico. Giunti all’aeroporto, mentre fanno la fila agli sportelli passaporti, l’accompagnatore si affannerà a ricordare a voce alta, che non devono “ farsi mettere il timbro”. Un amico che, fingendosi curioso, ne ha chiesto al vicino di fila il motivo, si è sentito rispondere “ altrimenti non siamo più liberi di andare in altri posti “. Come non indignarsi di fronte ad una risposta simile, quando sono gli “altri stati” ad impedire l’ingresso se sul passaporto c’è il timbro di Israele, operando così una odiosa discriminazione. No, si cita solo Israele, attribuendogli cosi la responsabilità di una decisione presa invece da altri. Ho guardato più volte, chiacchierando in aereo con i
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