Hamas è cattiva perché vuole rovesciare Abu Mazen
ma non per la "resistenza armata" contro Israele
Testata:
Data: 08/10/2008
Pagina: 12
Autore: Umberto de Giovannangeli
Titolo: Dopo-Abu Mazen, piano di Hamas per conquistare la Muqata

Umberto De Giovannangeli sull'UNITA' dell'8 ottobre 2008 scrive di un piano di golpe di Hamas contro Abu Mazen e l'Autorità palestinese, basandosi su una fonte del gruppo terroristico.

Nel testo, per definire la violenza contro i civili israeliani si usa la parola "terrorismo" con le virgolette, l'espressione "resistenza armata" senza.
Le campagne stragiste di Hamas sono paragonate alla "crescente violenza" dei cooloni israeliani: in realtà gli episodi di questa violenza sono pochi, sono repressi dallo Stato di Israele, e spesso sono inventati.
Ecco il testo completo:


Ramallah 9 gennaio. Assalto alla Muqata. A condurlo sono le milizie di Hamas. Ramallah, il giorno prima. Scade il mandato presidenziale di Mahmud Abbas (Abu Mazen). Pressato dai maggiorenti del suo partito, Al Fatah, il rais decide di appigliarsi a un cavillo procedurale per prolungare di un anno il suo incarico. Per Hamas è un golpe istituzionale. La risposta è lasciata alle armi. La Cisgiordania si trasforma in un campo di battaglia. È guerra civile. Non è la trama di un thriller di fantapolitica. È lo scenario, realistico, di ciò che accadrà quel 9 gennaio 2009 se nel frattempo tra Hamas e Al Fatah non sarà raggiunto un compromesso. Ad armare le milizie di Hamas sono i «fratelli» libanesi di Hezbollah. I piani sono pronti, rivela a l'Unità una fonte di Gaza vicina alle Brigate Ezzedin al Qassam, il braccio armato del movimento islamico palestinese. «Il mandato del presidente Abu Mazen si conclude l'8 gennaio e di conseguenza egli non potrà più restare al suo posto un solo minuto in più dopo tale data», dice a l'Unità Ahmad Bahar, vicepresidente del Consiglio legislativo palestinese (Clp, il Parlamento dei Territori), al termine di una riunione dei deputati di Hamas. «Ciò che chiediamo al presidente Abbas - aggiunge l'esponente di Hamas - è di convocare entro i tre mesi dalla scadenza del suo mandato le elezioni». Il clima che si respira in questi giorni nei Territori, è quello dei tempi peggiori. Un tentativo da parte di Abu Mazen di provocare una scissione fra i quadri di Hamas e Gaza e quelli in Cisgiordania viene denunciato da un dirigente del movimento islamico, Fawzi Barhum. «Non c?è dubbio comunque che il tentativo fallirà», prevede. Alla base della denuncia di Hamas ci sarebbe una manovra «divisoria» preventivata dai collaboratori del presidente dell'Anp, il quale avrebbe espresso la disponibilità a cedere le proprie funzioni, nel gennaio 2009, al presidente del Consiglio legislativo palestinese Abdel Aziz Dweik, un dirigente di Hamas in Cisgiordania che da due anni si trova in carcere in Israele. E ciò a scapito dell?attuale facente funzione di presidente del Parlamento, Ahmed Bahar, che è un dirigente di Hamas a Gaza. «L'Anp comunque non riuscirà a seminare discordia in seno a Hamas», assicura Barhum. Le fazioni affilano le armi. Non è una metafora. Il quotidiano panarabo ha affermato che le forze di sicurezza palestinesi «non hanno imparato la lezione ricevuta lo scorso anno da Hamas» e, pertanto, non si rendono pienamente conto del pericolo che minaccia l?Anp. In Cisgiordania aumenta la pressione delle forze di sicurezza fedeli al rais sugli attivisti di Hamas. «L'oppressione di cui siamo vittime da parte delle forze di sicurezza non durerà a lungo», avverte uno dei comandanti di Ezzedin al Qassam. Evidentemente, aggiunge minaccioso, le forze fedeli ad Abu Mazen «non hanno imparato la lezione da quanto accaduto a Gaza». Quella in atto è una corsa contro il tempo. Per evitare un bagno di sangue tra palestinesi. Una delegazione di alti esponenti di Hamas è arrivata ieri al Cairo per colloqui con funzionari egiziani sulla riconciliazione con Fatah. Ne fanno parte il vice capo dell?ufficio politico, Abu Marzuk, ed esponenti di Gaza come gli ex ministri degli Esteri e gli Interni Mahmoud Zahar e Said Siyam. La delegazione, la prima di così alto livello negli ultimi mesi, giunge dopo una serie di contatti fra l?Egitto e le altre fazioni palestinesi. Secondo gli analisti, se i colloqui con Hamas avranno successo è possibile la convocazione di un incontro con tutte le fazioni per i primi di novembre al Cairo. Al centro dei colloqui con i gruppi palestinesi, gestiti dal capo dell?intelligence egiziana Omar Suleiman, vi è una proposta in 14 punti per costituire un governo palestinese composto da personalità indipendenti che conduca a nuove elezioni parlamentari e presidenziali, la ristrutturazione delle forze di sicurezza e la fine del controllo di Hamas sulla Striscia di Gaza. Nel frattempo, il movimento islamico palestinese ha ufficialmente respinto un appello del Quartetto internazionale (Stati Uniti, Unione Europea, Russia e Onu) affinché «si compia ogni sforzo possibile» per raggiungere entro il 2008 un accordo tra Israele e palestinesi. In un comunicato diffuso ieri a Gaza dalla direzione politica di Hamas e pubblicato sul proprio sito, i palestinesi della Striscia, che già hanno più volte respinto l?ipotesi di una soluzione negoziale sino a che non cambierà il quadro politico, hanno ribadito che l'appello del Quartetto «riflette una posizione preconcetta contro i diritti del popolo palestinese e a favore dell'occupante israeliano». Inoltre, Hamas respinge il termine «terrorismo» usato dal Quartetto per definire la resistenza armata contro Israele, «perfettamente legittima» per Hamas. L?altro ieri durante i lavori dell?Assemblea generale delle Nazioni Unite, nel rivolgere l?appello per la pacificazione del Medio Oriente il Quartetto ha denunciato sia le azioni terroristiche contro Israele, sia le crescenti violenze dei coloni ebrei nei Territori contro la popolazione palestinese. Richiamo, quest?ultimo, che però Hamas ha giudicato «insufficiente»

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