Al quotidiano di Rifondazione comunista piace il "dialogo nazionale"
che consegna il Libano a Hezbollah
Testata:
Data: 16/09/2008
Pagina: 9
Autore: la redazione
Titolo: Libano, parte il dialogo nazionale
LIBERAZIONE del 16 settembre 2008 loda il "dialogo nazionale" libanese e presenta le posizioni di Hezbollah sul diritto alla "resistenza" (cioè al terrorismo) come quelle di un qualsiasi partito politico.

Un altro articolo del quotidiano comunista è intitolato "Messico, ex agenti
del Mossad e della Cia come guardie private". L'assunzione di guardie private da parte di imprenditori messicani è dovuta all'aumento di sequestri e atti di criminalità anche molto brutali. Tra gli agenti assunti vi sono anche russi e francesi. Il quotidiano comunista si concentra però su israeliani e americani, senza chiarire il contesto.

Ecco il testo del primo articolo:

Sei ordigni sono esplosi ieri - causando solo danni materiali - in un quartiere sunnita di Beirut, proprio mentre si attende l'avvio del dialogo nazionale per la riconciliazione, in programma per oggi (la data era stata scelta dal presidente Michel Suleiman) nella capitale libanese. Rappresentanti della fazione filosiriana guidata da Hezbollah ed esponenti della maggioranza parlamentare antisiriana dovranno avviare il primo round di dialogo. Tra gli argomenti in agenda, la questione delle armi di Hezbollah, che la milizia sciita ha già escluso di poter consegnare.
Un «ampio gap» divide i leader politici libanesi rivali. Il presidente Michel Suleiman presiederà la prima sessione dei colloqui, in cui il leader di Hezbollah, che è nel mirino di Israele, sarà rappresentato per «motivi di sicurezza» dal capo del suo gruppo parlamentare, Mohammed Raad. La coalizione antisiriana "14 Marzo"chiede che i guerriglieri Hezbollah, che hanno il sostegno di Siria e Iran, siano integrati gradualmente nell'esercito regolare. Il movimento sciita è però pronto a discutere solo un «coordinamento» tra le sue attività militari e quelle dell'esercito e afferma che le armi gli sono necessarie per «difendere se stesso e il Libano da Israele». Il quotidiano an Nahar scriveva ieri che il gap tra le due alleanze rivali rimane «ampio» sulla questione delle armi di Hezbollah. Citato dallo stesso giornale, Raad ha detto che «in teoria possiamo discutere del diritto di difenderci, ma la risposta è chiara e già decisa». Il leader druso Walid Jumblatt ha replicato affermando che «decidere in anticipo il risultato del dialogo renderà i colloqui una mera opportunità di foto».
Il leader della Lega Araba Amr Mussa sarà presente alla prima sessione di colloqui, che non dovrebbero proseguire fino a quando il presidente Suleiman non sarà tornato da una visita ufficiale negli Usa, alla fine di settembre. «Il ruolo della Lega Araba - ha spiegato Mussa - è quello di «ridurre la distanza che separa le diverse fazioni libanesi. Il dialogo rappresenta un ulteriore importante passo della marcia in direzione di un accordo duraturo in Libano. Ci sono difficoltà e questo è solo l'inizio della discussione su tutte le questioni».
Intanto i miliziani di Fatah e del gruppo integralista islamico Jund al-Sham (Combattenti del Levante) si sono scontrati ieri nel campo profughi palestinese di Ayn al-Hilwe, nei pressi di Sidone, 40 chilometri a sud di Beirut. Appena pochi giorni fa il quotidiano al Hayat lanciava l'allarme per il campo profughi palestinese di Ayn al-Hilwe, denunciando una campagna di reclutamento che sarebbe stata avviata da al Qaeda tra i miliziani delle fazioni radicali palestinesi presenti nella struttura di Sidone. Ayn al-Hilwe, dove vivono ammassate circa 80mila persone, è il campo profughi palestinese più affollato e turbolento del Libano.

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