Segnaliamo l'intervista, pubblicata sabato 30 agosto 2008, all'imam di Viale Jenner presente alla pagina:
http://aljihadalakbar.splinder.com/post/18217664/Intervista%20all'imam%20del%20Centro
In particolare, segnaliamo la risposta all'ultima domanda. L'imam dichiara: C'è una questione che abbiamo lasciato in sospeso, e che - pur dedicandosi contemporaneamente a riflessioni d'altro genere, altrettanto importanti - non possiamo assolutamente permetterci di accantonare. Non foss'altro che perchè stanno per farci una legge ad hoc. D. Quali sono le cause di questo problema, ed in generale delle vicende sorte intorno a questo Centro? D. In che senso? D. E perché secondo lei tutto questo? Tutte queste inchieste e pressioni? R. Alcuni Paesi arabi - soprattutto dopo alcune nostre dichiarazioni sulle ingiustizie e sull’oppressione perpetrate da alcuni regimi su quelle popolazioni, come in Algeria ed in Egitto - incominciarono a far pressioni a Roma affinché fossero effettuare indagini e perquisizioni a nostro carico. Tutto questo, naturalmente, è stato poi intensificato dall’ 11 Settembre 2001. R. Certo, è già capitato: qui sono tutti benvenuti.
D. Un ultima domanda sul Medio Oriente.
La pace si avrà quando l’ establishment israeliana cambierà il suo modo di vedere la situazione. Finché penseranno di essere gli eletti presso Dio e che sia un loro diritto costruire uno stato esclusivamente ebraico in Palestina, è difficile che la situazione possa pacificarsi
Per l'imam, dunque, la "pace" in Medio Oriente è resa impossibile dalla semplice esistenza di Israele, e dell'ebraismo (del quale travisa la nozione di "popolo eletto").
Ecco il testo completo:
Il fratello 'Omar Abdel Aziz ha intervistato shaykh Abu Imad, controverso imam del Centro Islamico di Viale Jenner. La voce di un protagonista, per la comprensione di una vicenda.
D. Shaykh Abu Imad, lei che idea si è fatto sul problema del Venerdi e sullo spostamento del Centro di Viale Jenner?
R. E’ tutto un gioco politico. Partiti come
Noi è da quattro anni che cerchiamo soluzioni alternative in vari immobili, pagando anche caparre di migliaia di euro ma poi saltano sempre fuori dei problemi. O è il Comune che dice che il posto da noi scelto non è idoneo, o èsono
R. Questo problema si ricollega comunque alle vicende che purtroppo hanno toccato la moschea. Il Venerdi in strada è riconducibile al fatto che il numero dei fedeli è aumentato nel corso degli anni, e noi non siamo riusciti a contrattare con il Comune un posto idoneo per contenere tutti i credenti.
Comunque l’ attuale situazione è legata anche alla paura che questo Centro suscita, e questo senza motivo.
R. Questa moschea è sempre stata attiva da due punti di vista: all’ interno della Comunità, da un lato, e con la società italiana, fin dalla sua nascita, dall'altro. Grazie anche all’apporto che shaykh Said Abu Ziad (che Iddio abbia Misericordia di lui) diede, c’è sempre stato un intenso lavoro sociale, che però gradualmente negli anni è stato infangato dalle inchieste giudiziarie.
Già la situazione afghana e l’ invasione sovietica provarono molto il Centro: soffrivamo per i fratelli e cercavamo di aiutarli con pacchi umanitari ed altre forme di aiuti. Gli anni
Proprio in questi anni incominciarono i problemi. Nel
Quante volte gli agenti sono venuti qui a perquisire il Centro! Dicevano che avevamo armi, progetti, che volevamo creare un stato islamico in Italia.. In realtà non hanno mai trovato nulla. Che dire? Dovranno pur lavorare anche loro! Operazioni del genere possono essere molto utili per far carriera nelle forze dell’ordine.
Comunque sono tutte parole. Tutta l'architettura accusatoria faceva riferimento alla testimonianza di un macellaio egiziano, un bugiardo che affermava di essere stato con noi mentre parlavamo di progetti ed altro; ma sono solo parole, senza alcuna prova reale e non suffragate da fatti concreti.
Dopo l'arresto fummo sottoposti al 416bis, come i mafiosi. Poco tempo dopo ci tolsero il regime duro. Nel 1999
Ritornando alle attività del Centro, a fine anni Novanta iniziarono ad esserci pressioni dai governi arabi per limitare le nostre attività, come ad esempio la scuola per bambini e ragazzi. Il Consolato Egiziano iniziò ad esortare gli egiziani di Milano a portar i loro figli a scuola da loro, diffamando il Centro ed affermando che qui i bambini sarebbero stati indottrinati. In verità, la stessa scuola del Consolato Egiziano era nata anche per evitare che i bambini egiziani venissero a studiare qui da noi.
D. Come possono i giovani aiutare il Centro Islamico di viale Jenner, e in generale
R. l vostro ruolo è fondamentale. Essendo cittadini italiani, avete un vantaggio in più: in quanto stranieri, benché abbiamo certe garanzie, noi potremmo facilmente essere perseguiti e rimpatriati per i motivi più diversi. Voi invece siete nati qui, vi impegnate per il Paese e contribuite allo sviluppo dell'Italia: voi avete il compito di portare avanti quel lavoro che altri hanno iniziato, facendo conoscere l'Islam meglio di quanto sia conosciuto oggi. Questo è un dovere, per voi.
D. In che modo i giovani possono cercare di contrastare il pregiudizio e la cattiva immagine che si addebitano ai musulmani in Italia?
R. Questo si può fare con un continuo dialogo con la cittadinanza, tramite la comunicazione. Ci sono diversi modi, per comunicare: pubblicate lavori sull'Islam, libri e cassette, cimentatevi nei campi che più v'interessano, impegnatevi a scrivere sui giornali più diffusi. Queste potrebbero essere delle soluzioni per comunicare positivamente con la cittadinanza e con la società italiana.
D. E aprire le moschee, per visite ed incontri?
E' possibile una pace in quelle zone? Se sì, come?
R. La pace si avrà quando l’ establishment israeliana cambierà il suo modo di vedere la situazione. Finché penseranno di essere gli eletti presso Dio e che sia un loro diritto costruire uno stato esclusivamente ebraico in Palestina, è difficile che la situazione possa pacificarsi.
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