LIBERAZIONE del 7 agosto 2008 pubblica un articolo di Francesca Maretta sulla liberazione di 150 detenuti palestinesi.
L'interesse principale di Maretta va alle richieste palestinesi di liberazione di Marwan Barghouti, capo delle sanguinarie milizie Tanzim e attraverso di esse delle Brigate Al Aqsa, condannato per cinque omicidi e di Ahmed Saadat capo del Fronte popolare per la liberazione della Palestina e mandante dell'omicidio di un ministro israeliano Rehavam Zevi.
Maretta non ricorda i trascorsi dei due uomini, ma sostiene che il loro arresto sarebbe stato illegale:
Il primo, catturato a Ramallah nel 2002, in violazione degli accordi di Oslo. Il secondo, preso con un blitz dell'esercito israeliano due anni fa nel carcere di Gerico, dove era detenuto, sotto la supervisione di personale britannico e americano, in base ad accordi internazionali.
Totalmente omessi alcuni fatti decisive: gli accordi di Oslo, al momento della cattura di Barghouti, erano stati seppelliti dalla decisione di Arafat di lanciare la campagna di terrore contro Israele, di proteggere e incoraggiare i capi dei gruppi violenti, l'"Alta Corte di Giustizia palestinese" al momento della cattura di Saadat, ne aveva ordinato la scarcerazione, la supervisione "di personale britannico e americano" era esercitata su "carcerieri", per l'appunto, palestinesi.
Mentre, a giudizio di Maretta, la liberazione di assassini come Saadat e Barghouti sarebbe utile per la pace, l'elezione a premier di Shaul Mofaz, colpevole di aver combattuto il terrorismo sarebbe, come sostiene Abu Mazen "una sciagura per il processo di pace".
Ecco il testo completo:
Al pranzo che hanno consumato insieme ieri a Gerusalemme le due anatre zoppe della politica mediorientale, il premier israeliano Ehud Olmert e il presidente palestinese Mahmoud Abbas, è seguito l'annuncio, da parte del portavoce di Olmert, Mark Regev, della decisione di Israele di liberare centocinquanta prigionieri palestinesi entro fine mese, «come gesto di buona volontá». La notizia è stata confermata dal reponsabile per i negoziati dell'Anp, Saeb Erekat, che ha parlato della richiesta di Abbas di includere nell'elenco detenuti con lunghe condanne, donne, ragazzini e detenuti politici. Quest'ultimo riferimento potrebbe riguardare le indiscrezioni che hanno preceduto l'incontro, relative alla precisa richiesta che Abbas avrebbe fatto a Olmert: liberare il leader di Fatah in Cisgiordania e parlamentare Marwan Barghouti e il leader del Fronte popolare per la liberazione della Palestina, Ahmed Saadat. Sia Barghouti che Sadaat sono stati arrestati illegalmente dal governo israeliano. Il primo, catturato a Ramallah nel 2002, in violazione degli accordi di Oslo. Il secondo, preso con un blitz dell'esercito israeliano due anni fa nel carcere di Gerico, dove era detenuto, sotto la supervisione di personale britannico e americano, in base ad accordi internazionali.
Su queste voci, Mark Regev ha dichiarato che non avrebbe fatto nomi. Non ha tuttavia categoricamente smentito la notizia, che viene da una fonte di un certo rilievo, che di certo conosce le mosse di Abbas, dato che è uno dei suoi consiglieri, Kamal Sharafi. Al telefono da Gerusalemme con Liberazione , Regev ha dichiarato: «non sarei troppo ottimista sul rilascio di Barghouti» - E Sadaat? «non sarei troppo ottimista nemmeno per Sadaat».
La scarcerazione di Marwan Barghouti non è più un tabù in Israele, è anzi invocata da alcune autorevoli parti politiche come una necessitá strategica per fronteggiare la supremazia dimostrata da Hamas nel confronto militare interno palestinese, con tutte le conseguenze del caso per lo Stato Ebraico. Abbinare il rilascio di Barghouti a quello di un altro leader carismatico palestinese laico, aiuterebbe Abbas ad aumentare il peso politico nel paese delle forze che fanno capo all'Olp, di cui Hamas e Jihad Islami non fanno parte.
La diatriba tra Hamas e Fatah è riemersa nei giorni scorsi in tutta la sua violenza, dopo l'attentato con un'autobomba che ha ucciso cinque esponenti di Hamas e una bambina, il 25 luglio scorso a Gaza. La riapertura delle ostilitá tra i due schieramenti ha provocato almeno undici morti, novanta feriti e centinaia di arresti di uomini fedeli a Fatah nella Striscia, mentre una serie di arresti di massa di uomini di Hamas si è consumata in Cisgiordania. In questo contesto, ottantesette uomini di Fatah fuggiti da Gaza sono stati scortati dall'esercito israeliano a Gerico in West Bank. Una «decisione umanitaria» del governo israeliano di fronte alla «violenza perpetrata da Hamas» contro la fazione di Abbas. Il presidente palestinese aveva dapprima intimato ai "suoi" di restare a Gaza per mantenere una presenza nella Striscia. Ha dovuto rapidamente cambiare idea dopo l'arresto da parte di Hamas da parte di un primo gruppo rispedito a Gaza, certamente torturati nelle prigioni di Hamas, come del resto avviene in quelle della West Bank per quelli di Hamas. Abu Mazen ha poi deciso di scarcerare duecento appatenenti ad Hamas aprendo una debole fase distensione che ha avuto come immediata conseguenza il rilascio del leader di Fatah a Gaza, Zakaria al-Agha. Per la prima volta dalla presa del potere da parte di Hamas a Gaza dopo il violento confronto sul campo con gli uomini di Fatah nel giugno del 2007, Abbas ha parlato di dialogo per la riconciliazione con Hamas, in occasione dell'incontro con il Presidente egiziano Mubarak al Cairo domenica scorsa. Un segnale che potrebbe essere stato dettato anche dalla conclamata debolezza delle forze in campo appartententi a Fatah.
La richiesta di Abbas a Olmert per la scarcerazione di Barghouti è motivata anche dal fatto che l'eventuale rilascio del leader di Fatah in cambio del soldato israeliano rapito e nascosto a Gaza, Gilad Shalit, indebolirebbe ulteriormente la sua parte politica rispetto ad Hamas.
Il padre di Shalit ha pubblicato martedì un articolo sul quotidiano arabo di Gerusalemme al-Quds, in cui scrive è suo figlio a tenere in ostaggio centinaia di migliaia di palestinesi di Gaza che vivono sotto assedio, non il contrario, perchè il sequestro di Gilad è la causa dell'assedio che provoca «l'insopportabile sofferenza dei palestinesi». Secondo Noam Shalit «Non c'è un accordo tra Israele e Hamas per uno scambio di prigionieri», non solo perchè israele rifiuta di rilasciare prigionieri «con le mani sporche di sangue», ma anche perchè Hamas non ha una leadership in grado di prendere decisioni, conclude l'articolo.
Il presidente palestinese ha infine reso noto ieri che se Shaul Mofaz, attuale ministro dei Trasporti e vicepremier israliano, assumesse la leadership del partito alle primarie di Kadima, sarebbe una sciagura per il processo di pace. L'ex ministro della Difesa israeliano candidatosi a guidare Kadima, vanta nel curriculum l'assedio ad Arafat rinchiuso alla Muqata e quello di Jenin nel 2002.
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