Il compromesso "necessario" regala il Libano a Hezbollah
ma i fautori del dialogo a tutti i costi rifiutano ancora di aprire gli occhi
Testata:
Data: 03/08/2008
Pagina: 10
Autore: Davide Vannucci
Titolo: Libano, accolte le richieste di Hezbollah
L' UNITA' del 3 agosto 2008 pubblica un articolodi Davide Vannucci intitolato "Libano, accolte le richieste di Hezbollah".

Vannucci ammette come vero il falso della propaganda di Hezbollah per il quale vi sarebbero ancora territori "libanesi" occupati da Israele. La stessa Onu ha smentito questa menzogna. Inoltre, gli stessi portavoce di Hezbollah hanno chiaramente affermato la natura pretestuosa delle loro rivendicazioni territoriali: il loro obiettivo è la distruzione di Israele.

A parte questi elementi di disinformazione, l'articolo si segnala come un'esemplare illustrazione di come funzionino i meccanismo di autoaccecamento ideologico.
 
Nelle prime righe il giornalista ammette che l'accordo raggiunto in Libano, che riconosce a Hezbollah il diritto alla "resistenza" (cioé al terrorismo) contro Israele è " nella sostanza"
una vittoria del  gruppo terroristico.

Ma la semplicità di questo fatto non resta a lungo nell'orizzonte di Vannucci, sostituito ben presto dai dogmi.
Il suo credo, morale e politico, è quello della necessità del "compromesso", sempre e comunque, e con chiunque. Una "fede" che non arretra di fronte a nulla, nemmeno di fronte all'assurdo.

" In sostanza" scrive, "il documento afferma esplicitamente una cosa (il diritto alla Resistenza) e implicitamente il suo contrario (il disarmo del movimento sciita)."

Invece di concludere che un testo simile è carta straccia, e che o nasconde un accordo di fatto già raggiunto sottobanco o verrà "interpretato"  e attuato dai fucili di Hezbollah nel modo più conveniente al gruppo terroristico, Vannucci argomenta che, se pure evidentemente  incomprensibile, il "compromesso" tra un'affermazione e il suo contrario è nondimeno "necessario" in un "Paese così composito" come il Libano.

La storia del Libano prova per altro  il contrario: i compromessi dello Stato con il potere delle "milizie", del terrore e delle capitali straniere sono stati la rovina di quel paese. E, molto probabilmente, continueranno ad esserlo in futuro.

Ecco il testo:

Del resto, il compromesso è una necessità in un Paese così composito
NEL PAESE DEI COMPROMESSI il programma di governo non può che essere un «canovaccio ibrido e confuso», come lo definisce il quotidiano francofono
«L’Orient-Le Jour». Ma, nella sostanza, l’accordo firmato ieri dai membri del Comitato ministeriale libanese non è altro che una vittoria di Hezbollah. Recita il documento sottoscritto da tutti i ministri, quelli della coalizione anti-siriana 14 marzo e quelli del movimento sciita filo-Damasco: «Il Comitato riconosce il diritto al popolo, all’esercito e alla Resistenza libanese di completare la liberazione del territorio attraverso tutti i mezzi legittimi e possibili». Il testo si riferisce alle fattorie di Sheeba e alle colline Kafar Chouba, due aree del Libano ancora occupate da Israele. Secondo il documento, una sorta di accordo programmatico sulle linee del prossimo governo, il diritto di recuperare i territori perduti apparterrebbe non solo all’esercito e al popolo (un soggetto piuttosto informe, nel Libano delle tante etnie e confessioni), ma anche alla Resistenza.
Ebbene, la Resistenza è il nome col quale si autodefinisce Hezbollah, che ha sempre difeso il proprio diritto a detenere delle milizie. Resta da vedere come il diritto alla resistenza anti-israeliana di Hezbollah possa conciliarsi con la risoluzione 1701 dell’Onu che pose fine alla guerra israelo-libanese dell’estate 2006. La risoluzione, infatti, prevedeva il disarmo del movimento sciita, pur senza citarlo esplicitamente. Il documento approvato ieri afferma che il governo «aderisce alla risoluzione 1701 e a tutte le sue richieste» e stabilisce che verrà presto concordata una «strategia di difesa nazionale per proteggere e difendere il Libano». Tradotto dal burocratese, le milizie di Hezbollah verrebbero integrate nell’esercito del Paese.
In sostanza, il documento afferma esplicitamente una cosa (il diritto alla Resistenza) e implicitamente il suo contrario (il disarmo del movimento sciita). Del resto, il compromesso è una necessità in un Paese così composito, rimasto per sei mesi senza presidente della Repubblica perché le parti non trovavano un accordo. Poi, a maggio, alla presidenza è stato eletto il generale Michel Suleiman e, grazie al compromesso mediato a Doha, si è formato un governo di unità nazionale, 30 membri, in cui Hezbollah ha il potere di veto. Adesso, dopo 3 settimane, il comitato ha trovato un accordo sul programma. Il documento verrà ratificato domani.

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