I quotidiani italiani scoprono le foto truccate
ma la minaccia iraniana è reale
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Data: 11/07/2008
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Autore: Marco Ansaldo - Renzo Guolo - Guido Olimpio
Titolo: Iran, ritoccata la foto dei missili - I muscoli gonfiati dei pasdaran - La Rice avverte Teheran, ma i test missilistici sono un mezzo bluff

I media italiani scoprono i fontomontaggi e i ritocchi digitali delle immagini L'occasione è la "correzione" delle fotografie dei lanci di razzi da parte dell'Iran.
Le conclusioni e l'evidenza data alla vicenda sono decisamente eccessive.


Per Marco Ansaldo di REPUBBLICA, che mette la notizia del ritocco in prima pagina saremmo di fronte a una

"semplice escalation di parole e di immagini, che non sembra per ora essere il tanto temuto rafforzamento delle capacità militari iraniane"

Ecco il testo completo:

GERUSALEMME - «Il nostro dito è sempre sul grilletto. E i nostri missili sempre pronti al lancio». Il generale iraniano compare alla tv di Stato commentando soddisfatto l´ennesimo test missilistico compiuto dalla forze aeree della Guardie della rivoluzione. Eppure né la baldanza dell´ufficiale di Teheran, né le immagini registrate sull´evento convincono appieno gli esperti americani e israeliani.
La foto diramata l´altro giorno dall´agenzia militare iraniana sul secondo lancio, quello che ha provocato una notevole preoccupazione nei circoli internazionali, ha infatti incontrato i dubbi di diversi osservatori negli Stati Uniti. L´immagine appare alterata rispetto a una fotografia pubblicata invece dall´Associated Press: i missili sembrano addirittura quattro invece che tre, e il fumo provocato da uno di essi parte una semplice replica di quello a fianco. L´agenzia France Presse ha giudicato la foto come «digitalmente alterata». Insomma, una bravata degli iraniani.
Non è finita qui. Altre immagini del nuovo missile Shahab-3 sono state attentamente visionate anche in Israele, dove una nuova fotografia dell´esperimento appare invece sul quotidiano Haaretz. Impietoso il giudizio degli esperti. «Da quel che si vede - commenta Uzi Rubin, direttore del programma di un sistema anti-missile - questa è una vecchia versione dello Shahab-3. E, contrariamente ai loro proclami, questo vettore non è in grado di raggiungere i 2.000 chilometri dichiarati, ma solo 1.300».
E allora, si chiedono gli osservatori, il mondo ha ragione di temere una semplice escalation di parole e di immagini, che non sembra per ora essere il tanto temuto rafforzamento delle capacità militari iraniane? I test rivelerebbero in realtà che sia gli Usa sia Israele potrebbero già contrastare la minaccia missilistica di Teheran, presentata invece come un´arma del tutto nuova.
Così a Gerusalemme il ministro della Difesa, Ehud Barak, ha detto che Israele è comunque pronta ad attaccare in modo preventivo. «Abbiamo dimostrato in passato - ha spiegato - di non avere esitazioni ad agire quando sono in gioco interessi vitali di sicurezza. Siamo il paese più forte della regione. Quella dell´Iran è una sfida a tutto il mondo».
È stato subito presentato l´Eitam, un aereo spia dotato di sofisticati sistemi di raccolta di immagini e dati, in grado di raggiungere anche l´Iran: una risposta immediata ai test missilistici condotti da Teheran.
L´Iran tuttavia, malgrado gli avvertimenti occidentali, ha fatto ieri nuovi test nel Golfo (due secondo Teheran, uno solo per il Pentagono). La televisione satellitare Press Tv e la Radio di stato hanno riferito che i vettori lanciati sono del tipo «terra-mare, terra-terra e mare-terra». Tra questi, anche una versione aggiornata del missile balistico Shahab-3. Molta preoccupazione è stata espressa dalla Francia, presidente di turno dell´Unione europea.

Ansaldo cita l'esperto israeliano Rubin, interpellato da Ha'aretz. Ma non cita , sempre da Ha'aretzun altro esperto israeliano,

il Dott. Nathan Farber del Technion di Haifa dice che gli iraniani stanno sviluppando una versione più avanzata dello Shahab, conosciuta come Ashura, con una gittata di 2.000 chilometri (fonte tocqueville.it)


Renzo Guolo scrive di "inganno" come "deterrenza dei peggio armati":

L´inganno è, da sempre, la deterrenza dei peggio armati. Le immagini del lancio, da parte iraniana, dei Sahab-3, nella versione di più lunga gittata che ha un potenziale raggio di oltre 2000 km e tanto inquietano Stati Uniti, Israele e i loro alleati, sono "taroccate". Il numero dei missili sarebbe, in realtà minore di quelli che appaiono. Particolare che certo non può essere sfuggito al sofisticato apparato satellitare Usa. Del resto, i pasdaran sono recidivi. Già pochi mesi fa avevano annunciato il lancio di un missile in grado di mettere in orbita un satellite. Prospettiva che, se fosse stata confermata, avrebbe aperto scenari impensati nell´era della guerra tecnologica.
Dopo aver analizzato le immagini esperti americani avevano, però, concluso che il vettore non aveva simili capacità. Un tentativo, quello attuale di Teheran, di mostrare i rischi che, in caso di un attacco, si assumerebbero gli aggressori. Il clima attorno all´Iran si sta, infatti, rapidamente riscaldando.
Le recenti manovre aeree israeliane sull´Egeo e le freschissime dichiarazioni del ministro della Difesa Barak, secondo il quale Israele è pronto ad attaccare l´Iran se questo continuerà a sfidarlo sul piano della sicurezza, espressione che indica la propensione a sciogliere gordianamente il nodo del nucleare iraniano attraverso un´operazione militare qualora le opzioni diplomatiche, che Gerusalemme ritiene ormai esaurite, non raggiungessero lo stesso obiettivo, rivelano una temperatura incandescente.
Se ad attaccare non sarà un crepuscolare Bush a fine mandato, ma deciso a passare comunque alla storia con un successo militare che oscuri i fallimenti iracheno e afghano, è possibile che lo faccia Israele, convinto che la corsa al nucleare di Teheran debba essere fermata entro poco più di un anno o la bomba degli ayatollah non sarà più solo un´ipotesi. Così i pasdaran mostrano i muscoli; gonfiandoli un po´ troppo, ma comunque esibendoli. Nella speranza che Israele e Stati Uniti siano fermati in tempo dai loro alleati e da quanti non hanno alcun interesse a scatenare un conflitto che destabilizzerebbe non solo il Medioriente ma un intero pianeta a caccia disperata di energia.
Qualunque sia il potenziale di lancio e il numero dei Sahab – 3, costruiti autarchicamente con la tecnologia fornita dagli ex-cattivi della Corea del Nord e forse dalla Libia, il "contro-war game" inscenato dalle Guardie della Rivoluzione non tranquillizza nessuno. Certo gli Usa e Israele non sono le "tigri di carta" dipinte dal messianico e sempre più debole Ahmadinejad ma, a sua volta, l´Iran non è l´Iraq dello scalcinato Saddam. In quel caso la tardiva ma efficace e ripetuta ostilità occidentale e la dissoluzione dell´Urss avevano messo fuori gioco gli armamenti del Rais, i vantati carri sepolti nella sabbia erano solo vecchi rottami, i comandanti della mitica Guardia Repubblicana avevano già contrattato la propria sopravvivenza personale abbandonando le truppe a sé stesse.
I pasdaran non sono della stessa pasta; inoltre, nonostante i morsi dell´embargo, sono sempre riusciti a acquistare, nel pozzo senza fondo del mercato nero del Golfo e in quello più occulto degli antichi compagni dell´"Asse del Male", tecnologia sofisticata. Un attacco alle installazioni nucleari iraniane, disperse in tutto il paese, avrebbe come risposta immediata il blocco dello stretto di Hormuz e l´attacco ai paesi sunniti che vi si affacciano, oltre che allo stesso Israele. L´attuale, vertiginoso, prezzo del petrolio parrebbe allora solo un piacevole ricordo. In un conflitto che nelle intenzioni degli attaccanti dovrebbe riportare il loro paese indietro di trent´anni, gli iraniani non si farebbero certo scrupoli ad allargare il teatro di guerra.
Nei paesi occidentali attraverso operazioni di terrorismo; in Iraq e Afghanistan, dove l´Iran è un potente "agente d´influenza"; nel Golfo, dove possono contare sul sostegno delle frustrate comunità sciite. In fin dei conti, l´Iran ha avuto cinque anni per prepararsi. Al di là di trucchi e tarocchi, la situazione è, dunque, molto seria. E, senza qualche colpo di scena, come un decisivo mutamento negli equilibri politici dei paesi potenzialmente coinvolti nel conflitto, lo show down potrebbe essere molto più vicino di quanto si pensi

Anche il CORRIERE mette la notizia del ritocco delle fotografie in prima paginaA pagina 14 il titolo annuncia che "i test missilistici sono un mezzo bluff.

In realtà, il fatto che un missile non sia riuscito a partire durante una dimostrazione  o che per ora i missili iraniani non superino una certa gittata non prova affatto (e Guido Olimpio lo riconosce nel suo articolo) che la minaccia iraniana non sia reale.

Potrebbe semmai provare che è il caso di agire in fretta, prima che l'Iran riesca a dotarsi delle testate nucleari e dei missili che sta cercando di assicurarsi.

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