Iraniani e terroristi ? "Per Washington sono la stessa cosa". La bomba sporca ? "Un ordigno che per ora esiste solo nella fantasia dei servizi americani".
Solo paranoie quelle americane sull'uranio di Saddam e sulla minaccia iraniana, secondo Roberto Rezzo, che scrive su L' UNITA'
Prima dell'11 settembre, osserviamo, un attentato suicida condotto con arei di linea contro il World Trade Center e il Pentagono non era parte, purtroppo della "fantasia dei servizi americani". Ma dei progetti dei terroristi si.
Partendo dall'uranio di Saddam, Rezzo coglie l'occasione per un riassunto di svariati luoghi comuni della propaganda contro la "guerra al terrorismo" condotta dall'amministrazione Bush"
Sul tema "armi di distruzione di massa", si veda questo link aun articolo sui piani del regime di Saddam
http://www.informazionecorretta.com/main.php?mediaId=21&sez=120&id=22651
Sul caso Valerie Plame si veda il post nadagate sul blog di Christian Rocca:
http://www.camilloblog.it/archivio/2007/03/01/archivio-blog-marzo-2007/Ecco il testo:Strani movimenti. Gli Stati Uniti hanno trasportato una partita di uranio dall’Iraq al Canada. Un’operazione «segreta» di cui da notizia l’Associated Press alla vigilia del G8 in Giappone. E mentre la comunità internazionale valuta la risposta di Teheran su un altro contenzioso atomico. Si tratta dei rimasugli del vecchio programma atomico di Saddam Hussein, un’ambizione cavalcata alla fine degli anni 80 e mai approdata da nessuna parte. La logistica del trasferimento sembra aver occupato un anno intero di trattative diplomatiche e militari tra iracheni e americani. Dominate dallo spettro di un attentato terroristico. L’idea di imbarcare le 550 tonnellate metriche di uranio dal porto del Kuwait è stata accantonata per l’obbligatorio passaggio su strada in una regione controlla dalle fazioni sciite. Senza contare che quella rotta marittima passa per lo stretto di Hormuz, dove c’è una costante presenza della marina iraniana. Alla fine risulta che dal complesso di Tuwaitha 3.500 barili di uranio sono stati trasportati in camion per una ventina di chilometri sino a Baghdad. Quindi caricati su un totale di 37 voli militari con destino l’atollo Diego Garcia nell’Oceano indiano. E trasferiti su una nave con bandiera Usa per le 8.500 miglia sino al porto di Montreal. Poteva trasformarsi in una catastrofe ecologica. «È motivo di grande soddisfazione aver tolto di mezzo l’uranio dall’Iraq», è il commento di anonime fonti dell’amministrazione Bush. Si sottolinea il pericolo che potesse finire nelle mani dei terroristi o degli iraniani. Che per Washington sono la stessa cosa. Si agita ancora lo spettro della «bomba sporca», un ordigno che per ora esiste solo nella fantasia dei servizi americani. L’ossido di uranio, chiamato in gergo «torta gialla», è un materiale grezzo che deve essere «arricchito» tramite diffusione gassosa o centrifugazione per essere utilizzato per la produzione di energia elettrica. Un procedimento che diventa molto più complesso se l’obiettivo è quello di armare testate nucleari. Tra l’ossido di uranio e una bomba atomica c’è la stessa differenza che corre tra i cristalli di silicio e un personal computer. L’ossido di uranio - assicurano gli esperti - non presenta gravi rischi, se conservato e sigillato correttamente. L’esposizione diretta provoca tuttavia danni agli organi interni, simili a quelli causati da altri metalli pesanti. «Il vero problema è l’inalazione delle polveri», spiega Dough Brugge, docente alla Tutfts University School of Medicine.
Il governo iracheno ha venduto - su richiesta degli americani - l’intera partita a un produttore canadese di uranio, Cameco Corporation, per una cifra indicata nell’ordine delle «decine di milioni di dollari». Un portavoce della società fa sapere che l’uranio sarà processato negli impianti dell’Ontario per essere utilizzato in reattori civili. «Siamo lieti di averlo portato da una regione volatile a uno stabile per la produzione di energia elettrica». La «torta gialla» evoca un’altra torbida vicenda: le accuse dell’intelligence taroccata di Washington - con sospette complicità italiane - secondo cui Saddam avrebbe cercato di procurarsi altro uranio dall’Africa, per l’esattezza in Niger. Ipotesi smontata dall’ambasciatore Joseph Wilson con grande disappunto di chi fremeva per invadere l’Iraq. L’amministrazione Bush per vendetta svela che la moglie dell’ambasciatore, Valerie Plame, è un agente della Cia bruciandone la copertura. Alla fine Scooter Libby, il braccio destro del vice presidente Dick Cheney, fa da capro espiatorio mettendo la Casa Bianca al riparo dello scandalo.
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