L'UNITA' del 5 luglio 2008 annuncia che l'Iran "ha risposto" alla proposta dei «5+1» sulla questione nucleare, ma non specifica che cosa abbia risposto.
Perché della risposta iraniana "fino a tada ora" non erano noti i contenuti. Si sa, però che "Teheran ha definito la propria risposta «costruttiva e creativa»" e che "Cristina Gallach, portavoce di Solana, si è limitata a dire che dovrà essere «studiata e analizzata»".
Certo, se l'Iran avesse acconsentito alle proposte della comunità internazionale, ci sarebbe poco da studiare e analizzare. Accettare di sospendere l'arricchimento dell'uranio, e i controlli che verifichino il rispetto dell'impegno: questo il mondo chiede a Teheran. Quanto tempo ci vorebbe a capire un "sì" a queste richieste ?
Purtroppo, anche al di là del velo delle reticenze diplomatiche, il modo nel quale viene presentato il supposto nuovo corso negoziale del regime degli ayatollah non fa ben sperare. Tuttavia, soltanto alla fine dell'articolo si fa menzioni dei ragionevoli dubbi da più parti avanzati sulle vere intenzioni i Teheran:
alcuni osservatori temono che ancora una volta Teheran cerchi solamente di prendere tempo, lasciando balenare una vaga disponibilità a venire incontro alla richieste internazionali, al solo scopo di trascinare avanti per mesi i colloqui ed evitare o ritardare altre sanzioni
Ecco l'articolo completo:
L’IRAN ha risposto ieri sera alla proposta dei «5+1» (Usa, Russia, Cina, Francia, Gran Bretagna, Germania) sulla questione nucleare. Il documento è stato conse-
gnato al responsabile della politica estera europea Javier Solana, e sino a tarda ora non ne erano noti i contenuti. Teheran ha definito la propria risposta «costruttiva e creativa». Cristina Gallach, portavoce di Solana, si è limitata a dire che dovrà essere «studiata e analizzata». Probabilmente entro le prossime due settimane i rappresentanti delle due parti si incontreranno per discuterne.
Il documento porta la firma del ministro degli Esteri Mottaki anziché del capo-negoziatore Jalili, il ché potrebbe significare da parte iraniana la volontà di attribuirvi una particolare autorevolezza. Jalili e Solana si erano sentiti telefonicamente in mattinata. Il colloquio era stato definito dalla Gallach «positivo e costruttivo». Segnali apparentemente positivi dunque. Ma sarebbe prematuro lasciarsi andare a previsioni ottimistiche, dal momento che altre volte in passato si sono verificate situazioni analoghe, senza che poi siano seguiti sviluppi concreti.
Gli analisti considerano importante un testo diffuso sei giorni fa da Ali Akbar Velayati, consigliere della Guida suprema Ali Khamenei, che auspicava una soluzione di «compromesso» fra la Repubblica islamica e gli altri Paesi. Il linguaggio era decisamente diverso da quello abitualmente usato dal capo di Stato Ahmadinejad, al quale gran parte della dirigenza iraniana rimprovera di avere condotto le trattative sul nucleare in maniera sbagliata, contribuendo ad isolare il Paese nel mondo.
L’offerta dei «5+1» è imperniata sugli incentivi economici che verrebbero offerti a Teheran in cambio della sua rinuncia ad arricchire l’uranio nei propri impianti nucleari. Benché l’Iran assicuri che il proprio programma atomico abbia finalità puramente civili, la comunità internazionale sospetta che il vero disegno sia quello di costruire ordigni, dal momento che l’arricchimento dell’uranio è un’operazione che può servire a quello scopo. Pur di indurre Teheran a fermare quel tipo di attività, i «5+1» sono disposti ad assisterla nel perseguire il suo programma nucleare utilizzando tecnologie diverse.
Sinora la Repubblica islamica ha respinto ogni invito ad abbandonare l’arricchimento dell’uranio, ed è proprio su questo scoglio che si sono infranti tutti i precedenti tentativi di dialogo. Il riferimento di Velayati alla necessità di un «compromesso» potrebbe alludere ad un cambio sostanziale di atteggiamento proprio rispetto a quello che a lungo è stato un tabù. Ma alcuni osservatori temono che ancora una volta Teheran cerchi solamente di prendere tempo, lasciando balenare una vaga disponibilità a venire incontro alla richieste internazionali, al solo scopo di trascinare avanti per mesi i colloqui ed evitare o ritardare altre sanzioni.
AVVENIRE presenta la notizia con un titolo simile a quello dell'UNITA', ma con un articolo più corretto e informato. Segnaliamo, in particolare, le dichiarazioni dell'ammiraglio americano James Winnefeld sulla probabilità di un attacco iraniano a Israele:
l contatto fra negoziatori europei e governo iraniano c’è stato, la risposta iraniana alla proposta del gruppo “5 +1” è stata consegnata. Ma il suo contenuto rimaneva un mistero fino alla tarda serata di ieri, facendo aumentare i timori di un imminente scontro fra Iran e Israele. Di certo, per ora, c’è una telefonata fra l’Alto rappresentante per la politica estera e la sicurezza dell’Ue, Javier Solana, e il capo negoziatore iraniano per la questione nucleare, Saeed Jalili. Una «conversazione positiva» stando alla portavoce di Solana, Christina Gallach: «Hanno avuto una discussione positiva e costruttiva» ha detto ieri. La proposta è quella che lo stesso Solana ha consegnato il mese scorso alle autorità iraniane a nome di Usa, Russia, Francia, Cina, Gran Bretagna e Germania: ulteriori incentivi economici e sviluppo tecnologico in cambio dell’abbandono del programma di arricchimento dell’uranio iraniano. Ma Gallach ha affermato che Jalili ha promesso «molto presto» a Solana «elementi più concreti » sulla risposta iraniana all’offerta europea. E in effetti poco più tardi lo stesso Solana ha confermato di aver ricevuto dall’ambasciatore iraniano a Bruxelles una lettera firmata dal ministro degli Esteri iraniano, Manoucher Mottaki che spiega la posizione iraniana. Di certo ora occorre tempo per Solana e le diplomazie occidentali per studiare e concordare una reazione comune coerente. Da due anni i cinque membri del Consiglio di sicurezza più la Germania offrono pacchetti di incentivi all’Iran, nel tentativo di tenere aperto il negoziato sul suo programma atomico, che la comunità internazionale teme sia destinato alla fabbricazione di armi nucleari. Ma finora l’Iran ha rifiutato platealmente la premessa di ogni compromesso: rinunciare all’arricchimento dell’uranio. Nel contempo la repubblica islamica ha alzato i toni della sua retorica bellicosa, minacciando di sterminare Israele e di impor- re la sua egemonia sul Medio Oriente. Ieri stesso, mentre la diplomazia continuava a cercare una soluzione pacifica alla crisi, c’era chi temeva che il regime di Mohammad Ahmadinejad stesse solo prendendo tempo mentre sta preparando un attacco missilistico contro lo Stato ebraico. Ne è convinto l’ammiraglio statunitense James Winnefeld, comandante della sesta flotta Usa nel Mediterraneo. Winnefeld, in un articolo intitolato «Maritime strategy in an age of blood and belief », pubblicato nel mensile dell’Istituto navale americano, ha descritto la possibilità di un’offensiva missilistica dell’Iran contro Israele come «estremamente plausibile». Secondo l’ammiraglio, gli Stati Uniti e la Nato devono dunque tenersi pronti ad intercettare eventuali missili Shahab-3 lanciati da Teheran. L’Iran è «un avversario imprevedibile che potrebbe sentirsi provocato da un evento irrilevante ». E quasi a dare ragione ai timori di Winnefeld, ieri il generale iraniano Mohammad Ali Jafari, comandante delle Guardie rivoluzionarie, ha fatto sapere che Teheran considererà ogni attacco contro le installazioni nucleari come «l’inizio di una guerra».
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