Una non-notizia: Teheran "risponde"
ma non è dato sapere cosa: quotidiani a confronto
Testata:
Data: 05/07/2008
Pagina: 12
Autore: Gabriel Bertinetto - Elena Molinari
Titolo: Nucleare, Teheran risponde all’offerta del «5+1» - Nucleare, Teheran ha risposto ai «5+1»

L'UNITA' del 5 luglio 2008 annuncia che l'Iran "ha risposto" alla proposta dei «5+1» sulla questione nucleare, ma non specifica che cosa abbia risposto.
Perché della risposta iraniana "fino a tada ora" non erano noti i contenuti. Si sa, però che "Teheran ha definito la propria risposta «costruttiva e creativa»" e che  "Cristina Gallach, portavoce di Solana, si è limitata a dire che dovrà essere «studiata e analizzata»".

Certo, se l'Iran avesse acconsentito alle proposte della comunità internazionale, ci sarebbe poco da studiare e analizzare. Accettare di sospendere l'arricchimento dell'uranio, e i controlli che verifichino il rispetto dell'impegno: questo il mondo chiede a Teheran. Quanto tempo ci vorebbe a capire un "sì" a queste richieste ?
Purtroppo, anche al di là del velo delle reticenze diplomatiche, il modo nel quale viene presentato il supposto nuovo corso negoziale del regime degli ayatollah non fa ben sperare. Tuttavia, soltanto alla fine dell'articolo si fa menzioni dei ragionevoli dubbi da più parti avanzati sulle vere intenzioni i Teheran:

alcuni osservatori temono che ancora una volta Teheran cerchi solamente di prendere tempo, lasciando balenare una vaga disponibilità a venire incontro alla richieste internazionali, al solo scopo di trascinare avanti per mesi i colloqui ed evitare o ritardare altre sanzioni

Ecco l'articolo completo:

L’IRAN ha risposto ieri sera alla proposta dei «5+1» (Usa, Russia, Cina, Francia, Gran Bretagna, Germania) sulla questione nucleare. Il documento è stato conse-
gnato al responsabile della politica estera europea Javier Solana, e sino a tarda ora non ne erano noti i contenuti. Teheran ha definito la propria risposta «costruttiva e creativa». Cristina Gallach, portavoce di Solana, si è limitata a dire che dovrà essere «studiata e analizzata». Probabilmente entro le prossime due settimane i rappresentanti delle due parti si incontreranno per discuterne.
Il documento porta la firma del ministro degli Esteri Mottaki anziché del capo-negoziatore Jalili, il ché potrebbe significare da parte iraniana la volontà di attribuirvi una particolare autorevolezza. Jalili e Solana si erano sentiti telefonicamente in mattinata. Il colloquio era stato definito dalla Gallach «positivo e costruttivo». Segnali apparentemente positivi dunque. Ma sarebbe prematuro lasciarsi andare a previsioni ottimistiche, dal momento che altre volte in passato si sono verificate situazioni analoghe, senza che poi siano seguiti sviluppi concreti.
Gli analisti considerano importante un testo diffuso sei giorni fa da Ali Akbar Velayati, consigliere della Guida suprema Ali Khamenei, che auspicava una soluzione di «compromesso» fra la Repubblica islamica e gli altri Paesi. Il linguaggio era decisamente diverso da quello abitualmente usato dal capo di Stato Ahmadinejad, al quale gran parte della dirigenza iraniana rimprovera di avere condotto le trattative sul nucleare in maniera sbagliata, contribuendo ad isolare il Paese nel mondo.
L’offerta dei «5+1» è imperniata sugli incentivi economici che verrebbero offerti a Teheran in cambio della sua rinuncia ad arricchire l’uranio nei propri impianti nucleari. Benché l’Iran assicuri che il proprio programma atomico abbia finalità puramente civili, la comunità internazionale sospetta che il vero disegno sia quello di costruire ordigni, dal momento che l’arricchimento dell’uranio è un’operazione che può servire a quello scopo. Pur di indurre Teheran a fermare quel tipo di attività, i «5+1» sono disposti ad assisterla nel perseguire il suo programma nucleare utilizzando tecnologie diverse.
Sinora la Repubblica islamica ha respinto ogni invito ad abbandonare l’arricchimento dell’uranio, ed è proprio su questo scoglio che si sono infranti tutti i precedenti tentativi di dialogo. Il riferimento di Velayati alla necessità di un «compromesso» potrebbe alludere ad un cambio sostanziale di atteggiamento proprio rispetto a quello che a lungo è stato un tabù. Ma alcuni osservatori temono che ancora una volta Teheran cerchi solamente di prendere tempo, lasciando balenare una vaga disponibilità a venire incontro alla richieste internazionali, al solo scopo di trascinare avanti per mesi i colloqui ed evitare o ritardare altre sanzioni. 

AVVENIRE presenta la notizia con un titolo simile a quello dell'UNITA', ma con un articolo più corretto e informato. Segnaliamo, in particolare, le dichiarazioni dell'ammiraglio americano James Winnefeld sulla probabilità di un attacco iraniano a Israele:

l contatto fra negoziatori europei e go­verno iraniano c’è stato, la risposta ira­niana alla proposta del gruppo “5 +1” è stata consegnata. Ma il suo contenuto rima­neva un mistero fino alla tarda serata di ieri, facendo aumentare i timori di un imminen­te scontro fra Iran e Israele. Di certo, per ora, c’è una telefonata fra l’Alto rappresentante per la politica estera e la si­curezza dell’Ue, Javier Solana, e il capo ne­goziatore iraniano per la questione nuclea­re, Saeed Jalili. Una «conversazione positiva» stando alla portavoce di Solana, Christina Gallach: «Hanno avuto una discussione po­sitiva e costruttiva» ha detto ieri. La proposta è quella che lo stesso So­lana ha con­segnato il mese scorso alle autorità iraniane a nome di U­sa, Russia, Francia, Ci­na, Gran Bretagna e Germania: ulteriori in­centivi economici e sviluppo tecnologico in cambio dell’abbandono del programma di arricchimento dell’uranio iraniano. Ma Gal­lach ha affermato che Jalili ha promesso «molto presto» a Solana «elementi più con­creti » sulla risposta iraniana all’offerta euro­pea. E in effetti poco più tardi lo stesso Sola­na ha confermato di aver ricevuto dall’am­basciatore iraniano a Bruxelles una lettera firmata dal ministro degli Esteri iraniano, Ma­noucher Mottaki che spiega la posizione ira­niana. Di certo ora occorre tempo per Sola­na e le diplomazie occidentali per studiare e concordare una reazione comune coerente. Da due anni i cinque membri del Consiglio di sicurezza più la Germania offrono pac­chetti di incentivi all’Iran, nel tentativo di te­nere aperto il negoziato sul suo programma atomico, che la comunità internazionale te­me sia destinato alla fabbricazione di armi nucleari. Ma finora l’Iran ha rifiutato pla­tealmente la premessa di ogni compromes­so: rinunciare all’arricchimento dell’uranio. Nel contempo la repubblica islamica ha al­zato i toni della sua retorica bellicosa, mi­nacciando di sterminare Israele e di impor- re la sua egemonia sul Medio Oriente. Ieri stesso, mentre la diplomazia continuava a cercare una soluzione pacifica alla crisi, c’e­ra chi temeva che il regime di Mohammad Ahmadinejad stesse solo prendendo tempo mentre sta preparando un attacco missilisti­co contro lo Stato ebraico. Ne è convinto l’am­miraglio statunitense James Winnefeld, co­mandante della sesta flotta Usa nel Mediter­raneo. Winnefeld, in un articolo intitolato «Maritime strategy in an age of blood and be­lief », pubblicato nel mensile dell’Istituto na­vale americano, ha descritto la possibilità di un’offensiva missilistica dell’Iran contro I­sraele come «estremamente plausibile». Se­condo l’ammiraglio, gli Stati Uniti e la Nato devono dunque tenersi pronti ad intercetta­re eventuali missili Shahab-3 lanciati da Tehe­ran. L’Iran è «un avversario imprevedibile che potrebbe sentirsi provocato da un evento ir­rilevante ». E quasi a dare ragione ai timori di Winnefeld, ieri il generale iraniano Mohammad Ali Jafa­ri, comandante delle Guardie rivoluzionarie, ha fatto sapere che Teheran considererà o­gni attacco contro le installazioni nucleari come «l’inizio di una guerra».

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