Assad punta alla pace ?
difficile avere delle certezze in merito
Testata:
Data: 17/06/2008
Pagina: 7
Autore: Luigi Spinola
Titolo: Sotto l'Arco di Trionfo Assad stringerà la mano a Olmert?

"Certo anche Assad come Sadat punta alla pace dopo che Israele ha esposto la propria vulnerabilit, " scrive Luigi Spinola sul RIFORMISTA del 17 giugno 2008. Noi non sappiamo quali elementi possano far ritenere "certo" che Assad punti alla pace. Né Spinola lo spiega nel suo articolo.
Se questi elementi non ci sono, si imporrebbe un giudizio più prudente. Se ci sono, dovrebbero essere esposti.

Ecco il testo:

«Se davvero vuole la pace, Assad deve fare come Sadat, ci venga a trovare a Gerusalemme». Il primo informale invito è stato lanciato un paio di settimane fa da Shimon Peres. E l'ipotesi di un incontro tra Assad e Olmert ieri è rimbalzata anche da Ankara dove si svolgono i negoziati indiretti tra Siria e Israele.
La stampa israeliana disegna un quadro meno affascinante dell'Assad gerosolimitano evocato da Peres, ma più nitido. L'incontro tra Bashar al Assad e Ehud Olmert non dovrebbe dar luogo a «un lungo colloquio - sostengono le fonti sentite ad Ankara- ma a una presa di contatto che può servire ad accelerare il processo negoziale». E si svolgerebbe non a Gerusalemme ma a Parigi. Perché a Parigi il 13 Luglio prossimo - in occasione del lancio del progetto Unione Mediterranea caro a Sarkozy - si riunirà un gruppo assai folto di leader delle due sponde del Mediterraneo, molti dei quali si fermeranno anche il 14 per la festa nazionale francese. E tra questi ci sarà anche Assad hanno fatto sapere da Parigi, confermando così lo sdoganamento del regime siriano voluto da Sarkozy. L'invito giunto a Damasco ricompensa il regime per aver favorito una soluzione consensuale in Libano. Ed è funzionale al tentativo francese di smerciare la fin qui poco appetibile Unione Mediterranea. Ma non va percepito come ostile o indifferente agli interessi israeliani. Nel giorno in cui Assad si scrollerà di dosso l'abito della canaglia potrebbe trovare Ehud Olmert sul tapis rouge della tradizionale parata sui Campi Elisi. Che diventerebbe così - per un giorno almeno - una sorta di Camp David parigina.
Per ora è poco più di un miraggio, coltivato dall'Eliseo. «È troppo presto per parlare di un framework preciso per l'accordo di pace» fanno sapere da Ankara. Ma grosso modo la pace possibile gira intorno al baratto tra alture del Golan e normalizzazione, l'ennesima versione di «terra in cambio di pace». Resta da vedere se e quando Israele sarà pronta a un ritiro totale dal Golan, ritornando ai confini pre-67. E se e quando Damasco sarà pronta a sottoscrivere la definizione di pace data dal governo israeliano. Ovvero a recidere sia i legami con Hamas e Hezbollah - quest'ultimo peraltro ieri molto vicino a un accordo con Israele che potrebbe riportare in patria i soldati israeliani rapiti - sia l'alleanza strategica con Teheran.
Gli israeliani vogliono l'incontro diretto per accelerare il negoziato. E Parigi potrebbe anche non bastare. Servirebbe un gesto teatrale - Assad a Gerusalemme appunto - per convincere il fin qui diffidente popolo israeliano ad accettare il pieno ritiro dal Golan. E a fidarsi del siriano. Come Sadat, atterrando all'aeroporto di Ben Gurion in quella indimenticabile giornata autunnale del 1977, fece passare tra gli israeliani l'idea che si potesse anche sacrificare il Sinai in cambio di una pace possibile.
Per i siriani è diverso. Non è nel loro stile. E prima di metterci la faccia di Assad, devono avere in mano qualcosa. Il modello Sadat, se affascina Gerusalemme che attende un nuovo storico discorso alla Knesset, a Damasco fa partire gli scongiuri. Certo anche Assad come Sadat punta alla pace dopo che Israele ha esposto la propria vulnerabilità. La guerra del Kippur aprì la strada all'accordo di Camp David. E la seconda guerra libanese fa traballare lo status quo che tra Siria ed Israele dura appunto dal '73. Un anno e mezzo dopo la storica visita Sadat e Begin si ritrovarono con Carter a Camp David per firmare la pace che aprì la strada al ritorno sotto sovranità egiziana del Sinai. Ma i buoni auspici si fermano qui. Perché Sadat quella pace separata la pagò cara. Prima con la condanna politica all'isolamento da parte dei fratelli arabi che non perdonarono il «tradimento». E quattro anni dopo, con l'esecuzione della condanna a morte pronunciata dai jihadisti. I tempi ovviamente sono cambiati ma se proprio deve parlare con un leader israeliano è probabile che Assad scelga l'Arco di Trionfo piuttosto che il Muro del Pianto.

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