Allarme antisemitismo
un editoriale e un appello di Magdi Allam, la prostesta di Ugo Volli e Daniela Santus, l'incontro tra l'ambasciatore d'Israele e il sindaco di Torino
Testata:
Data: 21/02/2008
Pagina: 0
Autore: Magdi Allam - Luciano Borghesan e Giovanna Favro
Titolo: Appello all’Onu: “Negare Israele è un crimine contro l’umanità” - L'antiebraismo dei buoni - Israele a Librolandia Arriva l'ambasciatore

Sul suo sito, Magdi Allam promuove un appello all'Onu:  “Negare Israele è un crimine contro l’umanità”.
Invitiamo i lettori di Informazione Corretta ad aderirivi compilando il modulo a questo link
http://www.magdiallam.it/aderiscoperisraele

Ecco il testo:

A 60 anni dalla nascita dello Stato ebraico il 14 maggio 1948 sulla base della risoluzione 181 delle Nazioni Unite, oggi Israele è l’unico Stato al mondo la cui legittimità viene messa in discussione dalla maggioranza dei Paesi arabi e musulmani. Questi, pur essendo membri dell’Onu e pur avendo il dovere di attenersi alla sua Carta, continuano a negare il diritto all’esistenza di uno Stato anch’esso membro dell’Onu e pienamente legittimato dal diritto e dalla comunità internazionale. Ancor più preoccupante è il fatto che alcuni di questi Paesi, con in testa il regime nazi-islamico iraniano di Khamenei e di Ahmadinejad, perseguono deliberatamente e pubblicamente l’obiettivo della distruzione di Israele anche con la minaccia della bomba atomica che mirano ad ottenere in flagrante violazione delle risoluzioni dell’Onu, nonché tramite il sostegno ai gruppi terroristici dell’Hezbollah, di Hamas e di altre sigle palestinesi, arabe ed islamiche che hanno fatto dell’eliminazione fisica di Israele la loro stessa ragion d’essere ricorrendo all’arma disumana e abietta del terrorismo suicida.

Il nostro auspicio è che nel sessantesimo della nascita di Israele si sradichi definitivamente l’ideologia di odio, violenza e morte generata dal rifiuto pregiudiziale di Israele ma che infierisce contro tutti coloro che non si sottomettono all’arbitrio del terrorismo islamico globalizzato, il quale costituisce la principale minaccia all’insieme dell’umanità. Affinché ciò si realizzi lanciamo un appello al Segretario Generale delle Nazioni Unite, ai capi di Stato dei 5 Paesi membri permanenti del Consiglio di sicurezza, a tutti gli Stati membri dell’Onu e a tutti gli uomini di buona volontà nel mondo, affinché si prodighino per promuovere l’approvazione da parte dell’Assemblea Generale dell’Onu di due risoluzioni concernenti la tutela del diritto di Israele all’esistenza e la denuncia del terrorismo islamico globalizzato, specie la sua aberrante degenerazione suicida-omicida che si alimenta dell’odio di Israele.

Nella prima risoluzione si considera “la negazione del diritto di Israele all’esistenza e il perseguimento dell’obiettivo della sua distruzione come un crimine contro l’umanità”.

Nella seconda risoluzione si considera “il terrorismo islamico globalizzato, specie nella sua degenerazione nichilista del suicidio-omicidio, che si alimenta dell’odio, della violenza e della morte nei confronti di Israele, un crimine contro l’umanità”.

Al tempo stesso noi prendiamo atto dell’esecrabile fatto che Israele resta l’imputato per antonomasia presso buona parte dell’opinione pubblica occidentale e internazionale, che trincerandosi dietro al paravento della denuncia del sionismo (fino al punto da equipararlo in sede Onu a una forma di razzismo) o reiterando la critica aprioristica e permanente della politica dei governi israeliani, ha di fatto assunto un pregiudizio ideologico nei confronti di Israele che si traduce nella riesumazione dell’antisemitismo che evidentemente non è mai stato estirpato a dispetto della tragedia storica dell’Olocausto.

E’ in questo contesto terrificante, da un lato, per l’ideologia di odio, violenza e morte che dilaga nel mondo arabo ed islamico e, dall’altro, per il pregiudizio diffuso nel mondo che si ammanta del perbenismo formale per mettere in discussione il diritto alla vita di Israele, che noi siamo sinceramente e massimamente inquieti per quanto sta accadendo in Italia. Prima c’è stato l’annullamento della visita dell’imam della Grande Moschea di Roma, Alaa Eldin Mohamed Ismail Al Ghobashy, alla Sinagoga di Roma, di fatto sottomettendosi ad una fatwa, un responso giuridico islamico, emanata il 21 gennaio dallo sheikh Abdel Fattah Allam, il braccio destro del Grande imam di Al Azhar, lo sheikh Mohammed Sayed Tantawi, in cui ha sentenziato: “Il dialogo tra islam e ebraismo non è contemplato finché non saranno restituiti i propri diritti a chi ne è titolare”. Che sostanzialmente significa che non ci potrà essere dialogo tra i musulmani e gli ebrei in Italia fino a quando i palestinesi non saranno riusciti a eliminare Israele. Poi c’è stata l’iniziativa dell’Unione degli scrittori arabi di annunciare il boicottaggio della Fiera del Libro di Torino, in programma dall’8 al 12 maggio, sostenuto da un’altra sconcertante fatwa emessa il primo febbraio da Tariq Ramadan, l’ideologo di maggior prestigio e visibilità mediatica dei Fratelli Musulmani in Europa, in cui ha sentenziato: “Dobbiamo affermare in modo chiaro che non si può approvare nulla che provenga da Israele (…) A partire da ora non possiamo riconoscere la legittimità di celebrare uno Stato nel momento che si tratta di Israele, il quale lascia una scia di morte e di desolazione”. Quindi l’8 febbraio è stata resa pubblica una lista di proscrizione dei docenti universitari ebrei e simpatizzanti di Israele, in prevalenza della Sapienza di Roma, in cui si denuncia la presenza di una “di una lobby ebraica negli atenei della Sapienza”, con un “cognome ebraico” e che “sostiene pubblicamente e politicamente Israele”. La si definisce “una minoranza etnica ideologizzata culturalmente e politicamente solidale ad una entità politica extranazionale quale Israele rappresenta”.

Al tempo stesso non possiamo che esprimere la nostra seria preoccupazione per la partecipazione di frange legate alla sinistra estrema e di altre forze radicali al movimento di condanna permanente di Israele. Anche perché siamo consapevoli che se è vero che è solo una piccola minoranza quella che brucia le bandiere di Israele e inalbera gli slogan dei terroristi palestinesi, c’è purtroppo una maggioranza fin troppo silenziosa che non soltanto non reagisce ma periodicamente sottoscrive appelli che s’ispirano al medesimo pregiudizio nei confronti dello Stato ebraico. Più in generale siamo allarmati dal fatto che nelle università, nei centri culturali e perfino nelle sedi istituzionali si ospitino volentieri degli apologeti del terrorismo islamico, quale Tariq Ramadan e Youssef Qaradawi, mentre si contestano gli ambasciatori e gli intellettuali israeliani. In particolare consideriamo un grave errore l’aver incluso il presidente dell’Ucoii (Unione delle comunità e organizzazioni islamiche in Italia), Mohamed Nour Dachan, in seno alla “Consulta per l’islam d’Italia” istituita presso il Ministero dell’Interno sin dal 2005, i cui lavori sono stati recentemente sospesi dal ministro dell’Interno Giuliano Amato proprio per le sue aberranti farneticazioni in cui ha equiparato Israele al nazismo e per il suo esplicito sostegno al gruppo terroristico palestinese di Hamas, costatogli il rinvio a giudizio per istigazione all’odio razziale. Eppure Dachan continua a ricoprire formalmente l’incarico di consulente del ministro dell’Interno.

Ecco perché, nel sessantesimo della nascita di Israele, noi lanciamo un accorato e vibrante appello a tutti gli uomini di buona volontà ovunque nel mondo, affinché si dica basta alla negazione del suo diritto all’esistenza. Noi siamo consapevoli che oggi più che mai Israele è il paradigma della vita perché nel momento in cui non lo si è voluto accettare il 14 maggio 1948, si è messo in moto un deleterio processo ideologico di odio, violenza e morte che si è ritorto contro gli stessi che l’hanno promosso, tanto è vero che oggi i carnefici sono musulmani ma anche la gran parte delle vittime del terrorismo islamico sono anch’esse musulmane. Noi oggi vogliamo elevare in modo chiaro e forte il nostro augurio di lunga vita a Israele nella certezza che esso coincida con l’inno alla vita di tutti, a partire dagli arabi palestinesi che ci auguriamo possano al più presto avere uno Stato indipendente che coesista pacificamente al fianco di Israele.

Noi qui in Italia dobbiamo partire proprio dalle esperienze traumatiche della pubblicazione di una lista di proscrizione di docenti ebrei, dell’annuncio del boicottaggio arabo della Fiera del Libro di Torino, dell’annullamento della visita dell’imam della Grande Moschea di Roma alla Sinagoga, delle manifestazioni in cui si bruciano le bandiere con la Stella di David, dei ripetuti appelli in cui si condanna Israele paragonandolo al nazismo, della collusione ideologica con gli estremisti panarabisti e islamici presente in seno alle università e alle sedi culturali, della pavidità della classe politica che sulla scena internazionale svende i valori in cambio degli affari con i negazionisti di Israele e che sulla scena interna ha permesso che le moschee si trasformassero in centri di indottrinamento all’ideologia islamica radicale, dobbiamo partire da tutto ciò per dire basta con il loro arbitrio, le loro minacce e la loro aggressività e basta con la nostra paura, il nostro disfattismo e sottomissione.

Concretamente noi vogliamo essere in prima fila nel festeggiare i 60 anni di Israele e nell’augurare lunga vita allo Stato ebraico. Vogliamo che d’ora in poi in Italia non si accreditino e non si legittimino più come interlocutori coloro che negano il diritto di Israele all’esistenza e sostengono il terrorismo palestinese. Noi ci auguriamo di cuore che la festa di Israele corrisponda alla festa della Vita, la vita di tutti gli amanti del bene comune e di tutti i protagonisti della comune civiltà dell’uomo.

Cari amici, aderite a “Appello all’Onu: “Negare Israele è un crimine contro l’umanità”. Per aderire cliccate sull’apposito link "Aderisci all'Appello" nella homepage del sito www.magdiallam.it, indicando:

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Magdi Allam

Sul CORRIERE della SERA del 21 febbraio 2008, Magdi Allam pubblica un editoriale sui recenti episodi di antisemitismo in Italia a e sulla pubblica protesta dei docenti dell'Università di Torino Daniela Santus e Ugo Volli:

Se nell'Italia democratica che ha istituzionalizzato il Giorno della Memoria e il cui capo dello Stato, Giorgio Napolitano, si è spinto fino a dire «no all'antisemitismo anche se si traveste da antisionismo », due docenti ebrei dell'Università di Torino hanno deciso di presentarsi oggi in aula avvolti nella bandiera israeliana per denunciare l'intolleranza e l'aggressività di cui sono oggetto per il loro esplicito sostegno a Israele, ebbene dobbiamo prendere atto che c'è un vuoto da colmare tra l'atteggiamento ufficiale e la realtà dei fatti. Se poi consideriamo il contesto che, solo nell'ultimo mese, ha registrato l'annullamento della visita dell'imam della Grande Moschea di Roma alla Sinagoga, il boicottaggio degli scrittori arabi alla Fiera del Libro di Torino per la presenza di Israele quale ospite d'onore e la pubblicazione di una lista di proscrizione di docenti ebrei e amici di Israele, dobbiamo ammettere che l'antiebraismo e l'anti-israelismo sono tratti salienti nella vita religiosa, culturale e accademica del nostro Paese.
La storia di Daniela Santus, docente di Geografia culturale, e di Ugo Volli, Semiotica, coniuga il pregiudizio specifico nei confronti degli ebrei e di Israele con il male ideologico dell'intolleranza e della violenza diffuso nelle nostre università. E di cui si tende ad addossarne la responsabilità principale, se non esclusiva, a una « minoranza ». Come è il caso del sedicente «Collettivo universitario autonomo» che, in un suo comunicato del 9 maggio 2005, diceva: «A Ugo Volli e Daniela Santus: siete degli incompetenti, perché confondete la critica al sionismo con l'antisemitismo. Se non è incompetenza è malafede, perché cerca di farsi vergognosamente scudo di una strumentalizzazione della memoria storica sul genocidio nazista per fomentare il genocidio a danno della popolazione palestinese». Sempre a Israele viene addebitata una «politica di sterminio e di persecuzione razziale», nonché il «terrorismo creato, praticato e organizzato scientificamente dallo stato sionista».
La persecuzione verbale nei confronti della Santus, che ha ricevuto anche una minaccia di morte per le sue simpatie nei confronti di Gianfranco Fini, è riesplosa due giorni fa con la distribuzione all'università di un dossier di una ventina di pagine a cura del «Collettivo universitario autonomo» comprendente, tra l'altro, anche una lettera della Santus al rettore e al preside della Facoltà di Lingue che avrebbe dovuto restare riservata. Di qui la decisione di raccogliere la sfida e uscire allo scoperto denunciando con un gesto simbolico il clima esasperato di intimidazioni.
A questo punto si impongono due domande: com'è possibile che questa «minoranza » aggressiva e violenta, tra cui figurano giovani che nulla hanno a che fare con l'università, disponga di spazi fisici e di risorse operative a Torino (ma è lo stesso anche a Roma e altrove) per perpetuare questo comportamento arbitrario? Com'è possibile che il Rettorato consenta ciò nel nome di un'equivoca interpretazione della libertà che di fatto è una sottomissione ai violenti?
Seconda domanda: siamo proprio certi che si tratti di una «minoranza cattiva» che sta in mezzo a una «maggioranza buona »? Si era detto lo stesso per i 67 docenti e per il centinaio di studenti della Sapienza che sono riusciti ad annullare la visita del Papa. Poi abbiamo scoperto che i 67 sono diventati circa 1500 e che le adesioni al «no al Papa» crescono. Ebbene la verità è che non c'è solo il bianco e il nero, ma c'è una vasta area grigia fatta di collusione ideologica, reticenza e opportunismo. Spiace dirlo, ma se ci fosse una «maggioranza buona» non avrebbe permesso il boicottaggio del Papa e la persecuzione dei docenti ebrei.

Sulla vicenda Volli-Santus e sul boicottaggio della Fiera del libro una cronaca di Luciano Borghesan e Giovanna Favro:

Gideon Meir, l’ambasciatore d’Israele, è a Torino. Alle 12,30, a Palazzo Civico, incontrerà il sindaco: una visita fissata da tempo, prima che sorgessero le polemiche sulla Fiera del Libro dedicata agli scrittori israeliani, ma sicuramente il colloquio verterà sul tema. In serata, in una cena di lavoro, avrà modo di parlare con gli organizzatori dell’evento culturale.
Chiamparino ha già conosciuto Meir, nel marzo 2007, pochi mesi dopo che aveva assunto il nuovo incarico a Roma. Sessant’anni, Meir è stato vicedirettore generale del ministero degli Esteri con delega per affari pubblici e media. Per anni è stato la voce del governo di Gerusalemme, sempre il primo a confutare tesi non equilibrate nei confronti di Israele. Un uomo determinato, è rimasta famosa la sua campagna in favore della barriera di sicurezza: per difendere il «muro» davanti alla Corte dell’Aja, suggerì di spedire in Olanda i rottami di un bus distrutto dai terroristi.
Domani, alle 15, Meir aprirà il seminario di Hasbarà organizzato dalla Fondazione Camis De Fonseca e dall’Associazione Italia Israele, in via Pietro Micca. Interverranno Marco Brunazzi, dell’Università di Bergamo, Carlo Panella, giornalista di Mediaset, Ugo Volli, dell’Università di Torino, e Marco Reis, giornalista. Il convegno proseguirà sabato, tutto il giorno, e domenica.
Stamane, intanto, Ugo Volli e Daniela Santus arriveranno a Palazzo Nuovo, dove insegnano, con le bandiere di Israele sulle spalle, e incroceranno nell’atrio non solo il banchetto e gli striscioni del Cua, il Collettivo universitario autonomo che distribuisce volantini contro Israele e per il boicottaggio della Fiera del Libro: il filosofo Gianni Vattimo annuncia che «mi presenterò a far lezione a Palazzo Nuovo con la bandiera palestinese. Non ce l’avevo, ma ho chiesto ad alcuni studenti di prestarmene una». I cattedratici Volli e Santus porteranno invece un cartello «Antisionismo uguale antisemitismo» e distribuiranno volantini a favore della Fiera del Libro: protestano per «il crescente clima di antisemitismo di questi giorni», e chiedono che il rettore «impedisca la diffusione di scritte e volantini antisemiti che negano il diritto all’esistenza stessa di Israele». Per Vattimo, «è assurdo che questi docenti si fingano vittime di discriminazioni. Con gli israeliani e con la Fiera del Libro si sono schierati tutti, dai giornali al presidente della Repubblica: se si deve scegliere da che parte strare, scelgo anchio, e scelgo di stare dalla parte dei palestinesi».
Il Cua dice: «Noi non ci faremo imbavagliare né da questi due docenti né dal rettore, e nemmeno dalla polizia. Nessuno può impedirci di volantinare contro la politica di Israele e di manifestare solidarietà al popolo palestinese»

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