Dopo le bombe, gli scontri in piazza
continua la destabilizzazione del Libano
Testata: Corriere della Sera
Data: 28/01/2008
Pagina: 1
Autore: Antonio Ferrari
Titolo: Il rischio di una nuova guerra civile
Dal CORRIERE della SERA del 28 gennaio 2008:

Come se non bastasse il tributo di sangue che periodicamente il Libano dove pagare ai pianificatori degli attentati, che negano al Paese il diritto di decidere il proprio destino (l'ultima strage è di venerdì), sono arrivate le prime violente manifestazioni di piazza.
Domenica di paura e di morte, con migliaia di persone furibonde, nella periferia sud di Beirut a maggioranza sciita.
Una protesta contro la mancanza di elettricità, che viene erogata a rate, in tutto il Paese, dai giorni della guerra dell'estate 2006. Sono scesi in strada per protestare, bloccare il vialone che conduce all'aeroporto internazionale, ma soprattutto reagire con violenza nei confronti dell'esercito, che da due mesi deve garantire la sicurezza libanese, dopo l'uscita di scena del presidente Emile Lahud e la mancata nomina del suo successore. Esercito che ieri ha cercato di disperdere i dimostranti.
Ma sbaglierebbe chi pensasse ad una normale seppur durissima manifestazione sindacale per rivendicare un diritto. Tanto più, come ci racconta il deputato della maggioranza Misbah Adhab, che «la società elettrica statale ha dichiarato, pronta ad esibire le prove tecniche, che nel quartiere della protesta ieri la corrente non era stata interrotta ». E' probabile quindi che i tumulti, con scontri armati fra dimo-stranti e soldati, siano stati un pretesto con lo scopo di ottenere, dalla piazza, la spallata decisiva per far cadere il governo moderato di Fuad Sinora, e accrescere il potere del più grande partito di opposizione, quell'Hezbollah filo-siriano e finanziato dall'Iran, che pretende d'essere l'unico rappresentante della componente maggioritaria della società libanese, cioè gli sciiti.
Formalmente, la protesta è stata avviata dal movimento moderato Amal, che ha la sua figura più rappresentativa nel presidente del parlamento Nabih Berri, ma in realtà la vera regia per far degenerare la protesta è stata dei più potenti Hezbollah. Che sicuramente non scendevano in piazza quando ministro dell'energia, prima dell'uscita dal governo, era un loro rappresentante.
Non occorre essere indovini per comprendere che quanto non sono riusciti a ottenere gli attentatori, stanno cercando di raggiungere gli agitatori di piazza.
Proprio nel giorno in cui i ministri degli Esteri della Lega Araba si riunivano al Cairo per discutere il pericoloso vuoto creato dalla mancata elezione del presidente libanese. Quanto è accaduto ieri rischia di essere quasi la temuta prova di una nuova «guerra civile».

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