Ma in una Italia in cui si da’ legittimita’ai terroristi, dove gli stessi sono chiamati eufemisticamente “resistenti”, e dove negli atenei si vieta al Pontefice la parola ma la si concede agli antisemiti e ai fondamentalisti, in una Italia che retrocede sprofondando nelle tenebre e negli abissi dell’oscurantismo tutto e’ possibile ....
Ma, che ne e’ della “cultura” di Sergio Romano se ignora questa fondamentale differenza sematica tra i due termini?
I padri fondatori di stati democratici da Thomas Jefferson al nostro Camillo Cavour, fino ai padri sionisti fondatori dello Stato d’Israele, Teodor Herzl e Golda Meir... erano uomini e donne di grande statura intellettuale e morale, i cui scritti e le cui parole infiammarono gli animi e si trasformarono in pragmatismo, perche’edificarono i loro stati sulle fondamenta della democrazia, dello stato di diritto, e della certezza della legge: furono dei grandi patrioti e amarono il loro paesi.
Come grandi patrioti sono quei soldati israeliani che muoiono e combattono in una guerra di difesa per il loro paese, con le unghie e con i denti, contro coloro che vogliono incenerirlo, contro i totalitarismi e gli integralismi degli stati canaglia, quelli sono i nostri eroi e vogliamo gridarlo in mezzo all’ignavia e le falsita’dei media. Chi oggi in Italia parli di “ patria” rischia d’essere contestato, offeso o deriso se non duramente attaccato verbalmente o fisicamente .Per le generazioni che non hanno visto le devastazioni delle guerre e’ facile dire che la loro bandiera e’ quella multiculturale e pacifista. Ma per noi che abbiamo visto con gli occhi di bambini le macerie delle citta’ bombardate e gli sfollati che lasciavano in fuga atterriti le loro case per mettersi in salvo, per noi che negli anni postbellici della ricostruzione andavamo a scuola quasi ignudi e scalzi, in locali diroccati e improvvisati ancora nello scenario di palazzi sventrati, con le nostre poche povere cose, un semplice sillabario e un quaderno dalla carta ingiallita con la copertina nera, e avevamo fame e freddo da battere i denti nella nostra scuola, in mezzo ad infestazioni di pulci e pidocchi: per noi la parola “patria” aveva un significato preciso legato a come il nostro paese era stato ridotto e ferito da chi non lo amava e non l’aveva difeso dalla follia guerrafondaia di Hitler, anzi gli si era pure alleato scendendo a patti mefistofelici con lui e condannando a morte una parte della popolazione italiana, che fu rastrellata, deportata e uccisa nei campi di sterminio.. La patria e’ un grande bene e lo si apprezza di piu’ quando lo si e’ perduto. Il nostroUgo Foscolo lo sapeva e lo sperimento’ sulla propria pelle, quando Napoleone nella sua spartizione d’Europa cedette Venezia e Zacinto, dove il poeta era nato, all’Austria. Il poeta amava con tenerezza la sua isola dove il suo “corpo fanciulletto giacque”’ e, quando seppe del tradimento e del voltafaccia di Napoleone, con amarezza e disinganno prese la via dell’esilio.
Tutta la nostra cultura e tutta la nostra storia ci offrono miriadi di esempi di patriottismo, come si fa ad ignorarli?
I grandi manipolatori nella loro incultura revisionista e negazionista, ci stanno togliendo tutto, infettano le parole e i loro significati in una marcescenza morale; e distruggono tutto: cultura, storia, poesia, musica .....
E sarebbero costoro pure degli intellettuali?
Piera Prister Bracaglia Morante
Per noi gia’ il parlarne, parlare di patriottismo e’ importante, e’ una necessita’ soprattutto perche’ in Italia non se ne parla piu’da quasi mezzo secolo, da quando il nazionalismo nazifascista ha usato e abusato di questo termine fino alla degenerazione; e sin da quando per una reazione uguale e contraria si e’ successivamente affossato il patriottismo nell’Internazionalismo’ e nel Comunismo.
Ma la cosa piu’ importante per noi Italiani, oltre agli aiuti americani del piano Marshall, fu l’Assemblea Costituente presieduta da Umberto Terracini che ebbe l’incarico di dare all’Italia una costituzione liberale e democratica sulla scia delle altre Costituzioni figlie dell’Illumismo e del Romanticismo.
“ O mia patria si’ bella e perduta... ... “ cosi’ canta il coro del Nabucco di Verdi, il coro del popolo ebraico in esilio, lontano dalla sua patria, la terra d’Israele. Esso e’ il simbolo di tutti i popoli oppressi com’era quello italiano del nostro Risorgimento e dell’Italia di Camillo Cavour, Giuseppe Mazzini e Massimo D’Azeglio.