Preoccupiamoci del Pakistan e dimentichiamo l'Iran
la strana logica di El Baradei
Testata:
Data: 08/01/2008
Pagina: 2
Autore: la redazione
Titolo: E se el Baradei avesse ragione?

Che l'arsenale nucleare pakistano sia un potenziale pericolo, è certo.
Ma da questo a trarre la conclusione che non ci si dovrebbe invece preoccupare dei piani nucleari dell'Iran, una nazione governata da forze fondamentaliste che vogliono distruggere Israele ed esportare nel mondo la rivoluzione islamica, il passo è lungo.
Talmente lungo che forse solo Mohammed el Baradei, l'ambiguo direttore dell'AIEA (l'agenzia internazionale per l'energia atomica, che dovrebbe controllare la proliferazione nucleare che negli ultimi anni è invece avanzata in paesi come la Corea del Nord , l'India e, appunto, il Pakistan) e il RIFORMISTA, che lo elogia e lo segue, possono compierlo, con una logica quanto meno incerta.
Troppo incerta per una questione drammaticamente seria come quella del nucleare iraniano.

Ecco il testo:


Altro che Iran, bisogna tenere d'occhio il Pakistan: è questa, in sintesi, l'ultima indicazione del direttore dell'Agenzia internazionale dell'energia atomica, Mohammed el Baradei, l'uomo che di certo ha infestato gli incubi di George W. Bush, bocciando perentoriamente e a più riprese le argomentazioni a stelle e strisce sulla necessità delle campagne di guerra in terra islamica. I fatti, almeno per quanto concerne le armi di distruzione di massa, gli hanno dato ragione. E di certo non sarà un caso se le dichiarazioni del direttore dell'Aiea arrivano a pochi giorni dal tour mediorientale dell'inquilino della Casa Bianca che, siamo altrettanto certi, sempre non a caso per ora non prevede di arrivare sino a Islamabad, riservando energie e risorse ancora una volta al dossier iraniano. Eppure, il ragionamento di el Baradei non sembra privo di buonsenso, e suggerirebbe di concentrarsi più sull'assai destabilizzato Pakistan che sulle dichiarazioni d'intenti, seppur insopportabili, di Teheran. Non foss'altro perché sono rimaste tali e sin qui persino i servizi d'intelligence americani hanno negato qualsiasi evidenza di pericolo a medio termine.
Molto più preoccupante, come suggerisce el Baradei, lo scenario che sembra prefigurarsi in Pakistan dove il preesistente arsenale nucleare è troppo a portata di mano dell'onnipresente al Qaeda. E, suggerisce sempre el Baradei, converrebbe occuparsene con modalità un pochino diverse da quelle utilizzate finora, rinunciando alla logica della guerra, e cercando di capire le ragioni dei paesi musulmani. Oppure, se apparisse davvero così difficile trovare un territorio comune di dialogo con un mondo governato (apparentemente) in nome di un islam troppo lontano dall'universo occidentale, si potrebbe cominciare a smetterla di ignorare i canali di contrabbando del materiale radioattivo. Il direttore dell'Aiea, che in fin dei conti si occupa proprio di questo, ne ha delineato la mappa: Kazakistan, Uzbekistan, Ucraina e anche la Romania formato Europa. Un mondo oramai a noi contiguo e con cui ci relazioniamo ogni giorno. Ecco, per non rischiare di usare due pesi e due misure nel nonsense della guerra per la pace (o quantomeno la stabilità), si potrebbe provare a fare una cosa nuova: prendere in considerazione le parole di el Baradei. E casomai evitare di vederci esplodere, prima o poi, un paio si bombe sporche sotto casa.

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