Sulla vicenda, già ampiamente strumentalizzata dalla disinformazione, di un musicista palestinese cui è stato impedito l'ingresso a Gaza Il RIFORMISTA del 20 dicembre 2007 pubblica un editoriale intessuto di riferimenti al nazismo che hanno lo scopo evidente di indicare un inaccettabile parallelo con Israele.
Ecco il testo:
Furtwaengler, che col nazismo si era compromesso eccome, lo definì «un fenomeno». Ma l'allievo, Daniel Barenboim sta dimostrando di avere non soltanto genio musicale: la sua carriera è la dimostrazione che l'uomo e l'artista sono imprescindibili. Che il suo maestro aveva torto. Che la tesi di molti artisti tedeschi che dichiararono alla fine della guerra di aver solo fatto il loro mestiere, dunque di non essersi compromessi col regime nazista, è insostenibile (basti ricordare in proposito anche il bellissimo romanzo di Klaus Mann, Mephisto ). L'impegno del direttore d'orchestra ebreo nel dialogo tra culture ma anche nell'"educazione" alla buona musica, non conosce soste. L'episodio più famoso è quando ruppe con la consuetidine israeliana di non rappresentare Wagner. Poi, immerso in una realtà dolorosa come il conflitto israelo-palestinese, ha fondato assieme ad Edward Said la West-Eastern Divan Orchestra che riunisce giovani musicisti israeliani e arabi. Quest'estate, durante il Maggio fiorentino, spiegò che «La musica ti fa dimenticare il mondo quando sei stanco e preoccupato, ma la musica ti dà soprattutto la possibilità di capire il mondo. Suonare in orchestra, ad esempio, è una grande lezione di democrazia. Forma l'abitudine ad ascoltare gli altri. Così i modi di fare musica possono, devono essere modelli per l'esperienza umana. E la missione della musica in questo millennio è quella di lottare contro chi la vuole staccata dalla vita. Anche nell'educazione. Fin dall'inizio. Perché non possa ripetersi che un mostro come Hitler, che ideava la "soluzione finale" per 6 milioni di persone, fosse poi un uomo buono nel mondo dei suoni, si commovesse quando ascoltava musica». Nei giorni scorsi, la sua orchestra è stata bloccata dall'esercito isrealiano mentre si dirigeva a Gaza per suonare nell'unica chiesa cattolica della Striscia. Il motivo: uno dei violisti è palestinese ed è cresciuto nel campo di Al Amari, vicino a Ramallah. A dimostrazione di quanto la musica possa fare paura. E di quanto sia ipocrita chi la separa dalla vita.
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