Dal FOGLIO di oggi, 08/12/2007, a pag.2, con il titolo
Dopo l'articolo di Giulio Meotti, riportiamo il programma del convegno.
Roma. Una corte islamica mondiale per giudicare “i crimini occidentali contro i musulmani”. A proporla è il presidente iraniano Mahmoud Ahmadinejad. Sorride il dissidente Alireza Jafarzadeh, fra i leader del Consiglio nazionale della resistenza iraniana, ricorda un giovane Ahmadinejad che nelle segrete degli ayatollah interrogava, torchiava e torturava i ribelli del regime khomeinista. Lo racconta in un bellissimo libro, “L’atomica di Teheran. Ahmadinejad la terza guerra mondiale” (Guerini). Jafarzadeh ripercorre la genesi del “falco uscito dal buio”, il “figlio della rivoluzione”. Il pamphlet fa il paio con lo strepitoso reportage di Mark Bowden, “Teheran 1979” (Rizzoli), sulla presa dell’ambasciata americana cui Ahmadinejad fu protagonista. “La sua storia personale comincia in un piccolo angolo di deserto” racconta Jafarzadeh. Figlio di commercianti, Ahmadinejad doveva chiamarsi Saborjhian, dal farsi “sabor” (colui che tinge il filo). Quando il padre si trasferì in città, decise di cambiare nome. Ahmad ampliò il suo, che significa “virtuoso”, aggiungendovi nejad stirpe), così da formare Ahmadinejad, stirpe virtuosa” o “stirpe di Maometto”. La famiglia Ahmadinejad ebbe sette figli, tutti cresciuti in un ambiente domestico devo-to, dove la madre, i cui parenti e amici chiamavano Seyed Khanom, “discendente dal Profeta”. Il suo zelo religioso lo portò a scalare il movimento di Khomeini. Durante l’occupazione dell’ambasciata, Ahmadinejad interrogava gli ostaggi americani. Ahmadinejad poi “sviluppò la fama di famigerato interrogatore nella prigione di Evin dove, negli anni Ottanta, migliaia di prigionieri politici furono torturati e giustiziati”. Jafarzadeh ha incontrato i prigionieri politici che riuscirono a sopravvivere a quel periodo, compreso uno che ricordò interrogatori effettuati da Ahmadinejad, noto nellasezione 4 del carcere di Evin con l’appellativo di “Golpa”. Gli interrogatori a Evin e altre prigioni iraniane nascondevano la loro identità, usando pseudonimi e indossando in testa cappucci simili a quelli del Klux Klan. Tuttavia, in certe occasioni, toglievano la maschera. “Nella sezione 4, Ahmadinejad era incaricato di eseguire gli intensi interrogatori destinati ai prigionieri politici arrestati prima del giungo 1981”, disse un ex prigioniero che trascorse sei anni nel carcere di Evin. Da Evin è passato il dissidente Amir Fakhrawar, lunedì a Roma prenderà parte convegno sulla democrazia nel mondo islamico organizzato dalle Fondazioni Magna Carta, Craxi, Associazione Appuntamento a Gerusalemme e l’israeliano Adelson Institute. Nel febbraio del 1982, quel prigioniero fu trasferito a Evin per ulteriori interrogatori. “Dopo qualche giorno mi portarono nella sezione 4 e fu allora che fui personalmente torturato da ‘Fakoor’, il capo del reparto, e da ‘Golpa’, Ahmadinejad. Vedevo la faccia, insieme a quella degli altri torturatori, ogni volta che la benda cadeva a terra dopo essere stato frustato con un cavo elettrico, ogni volta la stringevano ancora di e continuavano a frustare”. Poco dopo fu trasferito nella sezione di isolamento, il famigeratofamigerato braccio 209 di Evin, in cui, disse, ebbe modo di vedere più volte la faccia di Ahmadinejad e di fissare nella mente il suo volto. “Ahmadinejad e Lajervadi, il terribile guardiano della prigione soprannominato ‘il macellaio di Evin’, venivano nella mia cella due o tre volte alla settimana senza maschere o cappucci”. Alcuni dissidenti chiamano Ahmadinejad “terminator” per il vezzo di infliggere il colpo di grazia. Laïa Roshan fu arrestato nel 1982 in quanto oppositore. Fu condannato a 500 colpi di frusta nella prigione di Evin. Lì ha visto Ahmadinejad, si faceva chiamare “medico Mirzaï”. “Il suo viso crudele mi è rimasto vivamente in memoria”. Ahmadinejad spiegava ai suoi subordinati come torturare i prigionieri già feriti affinché non morissero. Dice di averlo visto occuparsi personalmente di un detenuto. “Ha preso la sua mano e lo ha trascinato per terra verso la camera di tortura. Due ore più tardi, è ritornato con i denti rotti, le labbra strappate e il viso blu”. Anche quando Ahmadinejad divenne un alto ufficiale della Brigata speciale dei Guardiani della rivoluzione, con base al presidio di Ramazan, nell’ovest del paese, “il suo compito prevedeva l’eliminazione dei dissidenti in Iran e all’estero”.
L’incontro di Roma è la continuazione della
conferenza di Praga "Democracy & Security" promossa lo scorso giugno dal Prague Security Studies Institute, dall’Adelson Institute-Shalem Center e dalla FAES Foundation for Social Research and Analysis. Roma come a Praga i protagonisti saranno dissidenti, intellettuali e politici perseguitati nei loro paesi, in prima linea nella battaglia diritti umani, per la libertà e per la democrazia. La conferenza è promossa dalle fondazioni Magna Carta, Farefuturo e Craxi,
dall’Associazione Appuntamento a Gerusalemme dall’Adelson Institute-Shalem Center.
La conferenza metterà a confronto i dissidenti con i leader europei per cercare insieme risposte coraggiose e concrete che questa storica richiede.
Lunedì 10 Dicembre Camera di Commercio di Roma Sala del Consiglio Conferenza Stampa con i rappresentanti delle Fondazioni organizzatrici Stefania Craxi Anita Friedman Vera Golovensky Gaetano Quagliariello Adolfo Urso INTRODUCE Fiamma Nirenstein Saluto Andrea Mondello Presidente della Camera di Commercio Vite straordinarie I dissidenti raccontano ai giornalisti le loro storie personali MODERA Angelo Pezzana Un saluto di Magdi Allam ai dissidenti
09.00 Registrazione dei partecipanti 09.30 Apertura dei lavori INTRODUCE Gaetano Quagliariello Saluto Professor Gherardo Gnoli Presidente IsIAO RELATORE Professor Bernard Lewis L’Islam è compatibile con la Democrazia? 10.15 SESSIONE 1 Democrazia e Islam radicale MODERA Natan Sharansky
Saad Eddin Ibrahim I requisiti necessari per le democrazie islamiche. Il caso dell’Egitto Kassem Jaafar La crisi libanese e le implicazioni regionali Ibrahim Mudawi Adam La via verso la democrazia nei Paesi in via di sviluppo. La tragedia Sudanese Farid Ghadry Siria: dal cambio di regime i benefici per la regione Aydan Kodaloglu Islam e Democrazia attraverso gli occhi di una donna turca laica 11.45 Coffee break Martedì 11 Dicembre SEDE: IsIAO
Istituto Italiano per l’Africa e l’Oriente
12.15 SESSIONE 2 Cambiare i regimi dall’interno MODERA Natan Sharansky
Amir Abbas Fakhravar La scuola pubblica in Iran quale strumento di divulgazione del fondamentalismo islamico Bassem Eid Il fondamentalismo palestinese: un ostacolo alla democrazia e alla pace Mithal Al Alusi Come l’Iran influenza i partiti islamici iracheni Adil Shaheed Al Juboory Il radicamento di Al Qaeda in Iraq 13.30 Colazione a Buffet 14.30 SESSIONE 3 (Prima Parte) La minaccia fondamentalista alla Democrazia e l’Europa MODERA Fiamma Nirenstein RELATORE Bruce Bawer Mentre l’Europa dormiva Come l’Islam radicale sta distruggendo l’Occidente dal suo interno 15.15 SESSIONE 3 (Seconda Parte) Come dovrebbe rispondere l’Europa? MODERA Fiamma Nirenstein
Josè Marìa Aznar Fabrizio Cicchitto Gianfranco Fini Umberto Ranieri Lord David Trimble Segue dibattito con i Dissidenti 17.00 Relazione conclusiva Natan Sharansky