Per Arafat c'è anche un mausoleo di falsità storiche
l'elogio di Abu Mazen ripreso acriticamente da Umberto De Giovannangeli
Testata:
Data: 12/11/2007
Pagina: 13
Autore: Umberto De Giovannangeli
Titolo: Abu Mazen ricorda Arafat davanti al memoriale
Abu Mazen "prova a ridare corpo al sogno a cui «Mr.Palestine» aveva dedicato la sua vita" scrive Umberto De Giovannangeli sull'UNITA' del 12 novembre 2007.
Il sogno, irrealizzato, è "la nascita dello Stato di Palestina" e "Mr.Palestine", naturalmente, è Arafat, il cui memoriale da 1 milione e mezzo di dollari, l'attuale presidente palestinese ha inaugurato con un discorso celebrativo che ha dimenticato completamente il fatto che la mancata nascita dello Stato palestinese derivò dalla scelta, compiuta nel 2000 proprio da Arafat, di rifiutare le offerte israeliane a Camp David e a Taba, abbandonando il negoziato e riprendendo la via della violenza terorrista.
Anche u.d.g sembra aver dimenticato questi fatti, che non ricorda al lettore. In un articolo composto in gran parte di citazioni del discorso di Abu Mazen che tutte insieme compongono un elogio sperticato del capo terrorista.
U.d.g. dimentica anche crisi economiche e difficoltà dei palestinesi, abitualmente sotto i riflettori sul suo giornale: la spesa folle per la celebrazione di un capo politico fallimentare e criminale non suscita nessun suo commento, nessun dubbio che il milione e mezzo di dollari investito nella conservazione della memoria del raìs potesse essere speso meglio dai dirigenti palestinesi, a favore del loro popolo.
Ecco il testo completo:
PARLA SOTTO un gigantesco affresco del suo predecessore morto tre anni fa. E anche nel nome di Yasser Arafat, «Mahmud il moderato» prova a ridare corpo al
sogno a cui «Mr.Palestine» aveva dedicato la sua vita. Un sogno irrealizzato: la nascita dello Stato di Palestina. Abu Mazen approfitta della commemorazione di Yasser Arafat, nel terzo anniversario della sua morte, per rimarcare l'importanza della Conferenza internazionale di Annapolis (in programma a fine mese) e per condannare il cruento golpe di Hamas nella Striscia di Gaza, chiedendo ai leader del movimento islamico di «riconoscere i loro errori» prima che possa aprirsi qualunque dialogo tra fazioni palestinesi rivali. «Sono quelli che hanno accoltellato la nostra democrazia e preferito il colpo di stato militare al percorso del dialogo nazionale», scandisce Abu Mazen. «Devono ritirarsi dal putsch violento (compiuto a Gaza a giugno, ndr) prima che sia possibile la ripresa di un dialogo qualsiasi fra le fazioni palestinesi», insiste il rais, ma Hamas «non può cancellare le conquiste di Arafat». Abu Mazen trova un filo conduttore fra la biografia di Arafat e questioni di attualità. Ricorda le peregrinazioni, la battaglia di Beirut, il suo costante obiettivo di entrare un giorno a Gerusalemme. «Annapolis - osserva Abu Mazen, riferendosi alla Conferenza in fase avanzata di organizzazione negli Usa - rappresenta un'occasione storica per l'apertura di una nuova pagina nella storia del Medio Oriente». Rappresenta un'occasione per realizzare il progetto politico di Arafat «di creare uno Stato palestinese indipendente, con Gerusalemme per capitale».
Abu Mazen censura ancora una volta il comportamento di Hamas. Mentre Arafat era il simbolo dell'unità nazionale, «Hamas lavora per la separazione della Striscia di Gaza dalla Cisgiordania», lasciando dunque intendere che in questo tradisce il testamento politico di Arafat. Ad ascoltarlo sono decine di migliaia di palestinesi, giunti a bordo di torpedoni dai quattro angoli della Cisgiordania, stipati nel cortile della Muqata di Ramallah con l'apertura al pubblico del nuovo mausoleo. «Una patria unita per un popolo libero» è lo slogan scelto dagli organizzatori per questa occasione. Il Mausoleo di Arafat, costato circa 1,5 milioni di dollari, comprende oltre alla tomba anche una moschea con un minareto ed un museo, circondati da vasche ornamentali e giardini fioriti. Abu Mazen non lesina anche critiche a Israele, la cui barriera di separazione in Cisgiordania è definita «il brutto muro di separazione dell'apartheid». I palestinesi, aggiunge il rais, restano impegnati per la rimozione di tutti gli insediamenti e i check -point israeliani in Cisgiordania.
Abu Mazen ha però promesso di portare avanti i negoziati di pace con lo Stato ebraico, una politica duramente condannata da Hamas. «Pace e sicurezza non possono essere ottenute con azioni aggressive e la nostra scelta strategica è la pace, basata sulla piena adesione ai nostri diritti nazionali» afferma tra gli applausi di migliaia di sostenitori. Nelle strade di Ramallah la nostalgia per Abu Ammar era ieri tangibile: «Arafat è stato per noi un padre, un fratello, un maestro oltre che il Presidente», dice commossa Salim Soleiman, 22 anni, di Ramallah. «Abbiamo nostalgia del leader coraggioso che ha sempre agito nell'interesse supremo del popolo palestinese». «Adesso le fazioni palestinesi si combattono. Abbiamo dimenticato Gerusalemme, abbiamo dimenticato la Palestina», è l'amara considerazione di Riham Ahmed, 33 anni, impiegata statale.
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