Posso rassicurarvi di essere riuscito a fare quasi tutto come meglio ho potuto, trovando la più che amichevole collaborazione sia della popolazione che del personale addetto alle varie istituzioni, laico e religioso, cristiano e musulmano.
Suor Donatella e consorelle del Baby Hospital in Betlemme, come tutto il personale sanitario, sono state particolarmente riconoscenti a tutti/e a causa della sensibilità e generosità da voi dimostrata, persone così lontane e sconosciute ma attente ai bisogni di questi piccoli nostri figli di Terra Santa. Ho in preparazione un'edizione speciale della newsletter solo per illustrare il fantastico lavoro da loro svolto.
Agli amici e benefattori, che hanno voluto far arrivare lì il loro segno di carità cristiana tramite la nostra umile opera, vanno per ora i più vivi ringraziamenti.
Tutti siete comunque stati presenti nelle meditazioni e preghiere rivolte a Gesù e alla Sacra Famiglia, specie quando sono riuscito a recarmi al Santo Sepolcro in Gerusalemme, alle 4,30-5 di mattina, perchè altrimenti durante la giornata quel luogo santo diventa chiassoso e pullulante di turisti "religiosi" di ogni razza. Tratterò meglio in seguito anche
Poca-nessuna collaborazione invece da parte isreliana, anzi: armi spianate, divieto d'accesso a certe aree, rese zone esclusive giudaiche, interrogatori estenuanti, arroganza e strafottenza da parte di giovanotti e ragazzotte in divisa e kippa, maleducazione fiera ed esasperata, pressante ed esosa richiesta di denaro-offerte da parte di presunti rabbini-barboni nella città santa, sgarberie gratuite di ogni genere. Talvolta, guardando fisso negli occhi alcuni di questi presuntuosetti, vi ho letto la vergogna e l'imbarazzo per un comportamento così incivile e che forse non sarebbe nella loro natura esternare.
Imbarazzati però solo perchè ero un europeo, come loro, e non un arabo, come i palestinesi, nei confronti dei quali discriminazione e disprezzo sono più evidenti e applicati senza vergogna.
E meno male che erano i loro giorni di festa...
Uno spiacevole contrattempo mi ha anche costretto ad abbandonare la Giordania di corsa a bordo di un Taxi, in quanto il mio compagno di viaggio, Padre Mario, frate della Custodia di Terra Santa, 83 anni, fu colto da una improvvisa e aggressiva forma di infezione bronchiale, con febbre altissima che faceva presagire il peggio. Lasciato il gruppo di amici ad Amman ci siamo dovuti dirigere a Gerusalemme, dove egli fu ricoverato all'ospedale St. Joseph, gestito dai cattolici. In quelli a gestione israelita non sarebbero state certe le stesse cure e attenzioni...anzi...tra i religiosi e addetti ai lavori si dava per certa in quel caso una lunga degenza...
Per Padre Mario, mio sincero amico, si è trattato del "secondo martirio mancato", in quanto del primo ne parlammo già in un articolo da lui redatto nell'ottobre 2006 ed al quale vi rimandiamo, per chi non l'avesse letto, a questo link
"Storia di un martirio mancato". Si tratta della storia di uno spaccato di vita ed educazione francescana dell'inizio del secolo scorso, che dovrebbe essere esempio per i giovani religiosi per i quali è oggi tutto più facile e comodo...Tra qualche giorno vi sottoporremo la lettura della cronaca dell'eroica vocazione di questo frate, che sino all'ultimo, e anche dal letto d'ospedale, non lasciò mai senza guida e attenzioni particolari i pellegrini e le anime a lui affidate dalla Provvidenza. Senso di responsabilità e tempra d'altri tempi...
Comunque, sia per le ottime cure ricevute a Gerusalemme, sia per la scorza dura di questo frate originario del tavoliere delle Puglie, riuscimmo a rientrare a Roma insieme e con le nostre gambe, non senza aver prima svolto il nostro dovere.
L'ho sentito ieri al telefono: mi è sembrato in buona forma e con il morale alto. Alla prossima avventura Padre Mario...
Dei nostri amici di Betlemme, che lavorano e vivono con le loro famiglie, crescendo ed educando i figli in una situazione veramente difficile, manifestando un comportamento responsabile e sereno, nonostante tutto, anche riporteremo abbondantemente.
Così come è intenzione di riportare i ricordi, le confidenze, i crucci dei profughi palestinesi che hanno edificato gran parte della Giordania
Ho memorizzato e fotografato (circa 1200 fotoscatti, 900 miei e 300 dell'amico Vito Antonio Guglielmini, operatore cinematografico e fotografo professionista, che mi ha affiancato per alcuni tratti) momenti e situazioni che comunicherò certamente attraverso la nostra newsletter e su questo sito web.
Datemi solo ancora pochi giorni e tornerò in piena forma al servizio dell'informazione e di tutti voi che amate la Terra Santa e le sue "pietre vive".
Con la Terra Santa nel cuore, un sincero grazie a tutti quegli amici/che che si sono fidati ed hanno creduto nelle mie oneste e determinate intenzioni. Questo nostro pellegrinaggio continua, cari amici/che, e dal virtuale riusciremo ancora a superare questo monitor, per penetrare nel reale e concretizzare il nostro amore e la nostra fede. A Dio piacendo.
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