Pubblichiamo di seguito un appello di Amnesty International, seguito da una lettera inviata di Davide Santoro, redattore del sito ebraismoedintorni:
Cisgiordania: negato ai contadini l’accesso alle terre
Data di pubblicazione dell'appello: 26.09.2007
Status dell'appello: attivo
Alla fine di giugno 2007 l’esercito israeliano ha annullato a Sharif Omar e a 30 palestinesi del villaggio di Jayyous (nord est della Cisgiordania) i permessi che consentivano loro di accedere alle terre di loro proprietà situate al di la della recinzione/muro di 700 km, che Israele sta costruendo su terre palestinesi all’interno della Cisgiordania.
Sharif Omar, agricoltore di 65 anni e promotore, nel villaggio di Jayyous, dell’opposizione alla recinzione/muro, è uno dei contadini a cui è stato recentemente negato il rinnovo del permesso di accesso alle sue terre. Come più della metà dei contadini di Jayyous, la sua famiglia fa affidamento sul lavoro agricolo per mantenersi. Adesso è loro negato il mezzo di sostentamento.
Quando la recinzione/muro è stata completata attorno al villaggio, ai suoi figli sono stati negati i permessi per accedere alle terre di famiglia, lasciando così Sharif Omar e sua moglie di 60 anni, “senz’altra scelta che lavorare tutto il giorno” per occuparsi dei loro 3600 alberi di olivo, limone e albicocche – su cui si mantiene la famiglia.
Il 23 giugno Sharif Omar è stato informato che il suo permesso non sarebbe più stato rinnovato. Adesso sua moglie è l’unico membro della famiglia ad avere il permesso di entrare nelle loro terre.
Le ragioni addotte dall’esercito israeliano per il rifiuto di rinnovare i permessi ai 30 contadini palestinesi, incluso Sharif Omar, riguardano “questioni di sicurezza”, una dizione molto vaga utilizzata per negare i permessi ai palestinesi di svolgere ogni attività. L’esercito non fornisce giustificazioni o prove di alcun tipo per questi rifiuti.
L’instancabile attività di Sharif Omar contro la recinzione/muro, condotta spesso in collaborazione con attivisti israeliani e internazionali, ha contribuito a far conoscere all’opinione pubblica internazionale l’impatto della costruzione della recinzione/muro sul villaggio di Jayyous.
Si teme, tuttavia, che negare i permessi sia solo parte degli sforzi israeliani di appropriarsi il più possibile delle terre palestinesi che sono rimaste tagliate fuori dal resto della Cisgiordania a causa della recinzione/muro.
Rifiutarsi di permettere a una parte sostanziale di contadini dell’area di guadagnarsi da vivere è un fatto grave, soprattutto se si considera la disastrosa condizione economica dei Territori occupati da quando, nel settembre 200, ha avuto inizio l’intifada (sollevazione). I più recenti dati forniti dalle Nazioni Unite indicano che il 56% dei residenti della Cisgiordania vive sotto la soglia di povertà e che il 26 % vive in condizione di estrema povertà.
La recinzione/muro attorno a Jayyous è stata completata nel 2003 e penetra profondamente all’interno del territorio palestinese, sottraendo ampi appezzamenti di terreni agricoli palestinesi, con l’intento di annettere de facto a Israele un insediamento israeliano illegale. Circa due terzi delle terre agricole di Jayyous (circa 1270 ettari), incluse decine di serre e i sei principali pozzi agricoli, sono adesso tagliati fuori da Jayyous dalla e sono quindi inaccessibili ai legittimi proprietari palestinesi, a meno che essi ottengano dall’esercito israeliano uno specifico permesso, che nella maggior parte dei casi viene negato.
Le autorità israeliane sostengono che la recinzione/muro sia “una misura difensiva, progettata per fermare il passaggio di terroristi, armi ed esplosivi all’interno dello Stato di Israele…” Tuttavia la maggior parte di questa struttura non corre lungo la Linea verde (la linea di armistizio del 1949 che separa lo Stato di Israele dalla Cisgiordania occupata). Circa l’80% di essa è stata costruita su territorio palestinese all’interno della Cisgiordania, isolando paesi, villaggi, comunità e famiglie gli uni dagli altri, separando gli agricoltori dalla loro terra, negando agli abitanti l’accesso all’istruzione, ai servizi sanitari e agli altri servizi essenziali e tagliando fuori le comunità palestinesi da riserve e sorgenti di acqua potabile.
Poiché buona parte della recinzione/muro si snoda all’interno della Cisgiordania, ampie aree di terreni agricoli fertili sono rimasti intrappolati tra la struttura e la Linea verde, in enclave chiuse. Quando il tracciato sarà stato completato, circa il 10,2% del territorio della Cisgiordania (inclusa Gerusalemme est) rimarrà rinchiusa tra la Linea verde e la recinzione/muro.
E’ possibile consultare il rapporto di Amnesty International “Enduring occupation Palestinians under siege in the West Bank”, all’indirizzo:
http://web.amnesty.org/library/Index/ENGMDE150332007?open&of=ENG-ISR
Guarda il video: http://www.youtube.com/watch?v=FGVTOoc1B-0
Testo dell'appello
Egregio ___________,
Sono un sostenitore di Amnesty International, l’organizzazione non governativa che lavora in maniera imparziale in difesa dei diritti umani dal 1961, e le scrivo in merito al caso di Sharif Omar e dei 30 agricoltori di Jayyous, ai quali sono stati recentemente revocati i permessi peri recarsi alle loro terre situate a ovest della recinzione/muro.
A Jayyous la recinzione/muro ha tagliato fuori il villaggio dai due terzi dei suoi terreni agricoli, una risorsa fondamentale di sopravvivenza per il villaggio e analogamente a decine di migliaia di palestinesi di molte comunità della Cisgiordania è stato negato il permesso di accedere ai terreni dal tracciato della recinzione/muro che è costruita per buona parte (l’80%) su territorio palestinese all’interno della Cisgiordania occupata – in violazione del diritto internazionale - e non lungo la Linea Verde tra Israele e la Cisgiordania.
Chiedo al suo governo di conformarsi agli obblighi che gli derivano dal diritto internazionale e di rinnovare con urgenza i permessi di Sharif Omar e degli altri agricoltori e di permettere l’accesso alle loro terre alle centinaia di altri abitanti di Jayyous a cui è stato negato durante gli ultimi tre anni.
Chiedo inoltre di permettere a tutti i palestinesi della Cisgiordania occupata di accedere alle loro terre che si trovano nella zona chiusa tra la recinzione/muro e la Linea Verde.
Rinnovo, infine, la richiesta di Amnesty International di porre fine alla costruzione della recinzione/muro all’interno della Cisgiordania e di Gerusalemme est, che comporta un numero di restrizioni illegali alla libertà di movimento dei palestinesi, la distruzione e la confisca arbitrarie delle loro case e proprietà; che mina altri loro diritti, tra i quali il diritto ad una abitazione adeguata, al lavoro, ad un adeguato standard di vita e al rispetto per la vita familiare. Le sezioni della recinzione/muro già costruite che violano tali diritti devono essere rimosse. Lo stato israeliano ha il diritto di costruire una barriera solamente lungo la Linea Verde, tra Israele e la Cisgiordania.
Ecco la lettera: