Un appello che disinforma
sulla barriera difensiva israeliana
Testata:
Data: 01/10/2007
Pagina: 1
Autore: Amnesty International
Titolo: Cisgiordania: negato ai contadini l’accesso alle terre

Pubblichiamo di seguito un appello di Amnesty International, seguito da una lettera inviata di Davide Santoro, redattore del sito ebraismoedintorni:

Cisgiordania: negato ai contadini l’accesso alle terre

Data di pubblicazione dell'appello: 26.09.2007
Status dell'appello: attivo

Alla fine di giugno 2007 l’esercito israeliano ha annullato a Sharif Omar e a 30 palestinesi del villaggio di Jayyous (nord est della Cisgiordania) i permessi che consentivano loro di accedere alle terre di loro proprietà situate al di la della recinzione/muro di 700 km, che Israele sta costruendo su terre palestinesi all’interno della Cisgiordania.

Sharif Omar, agricoltore di 65 anni e promotore, nel villaggio di Jayyous, dell’opposizione alla recinzione/muro, è uno dei contadini a cui è stato recentemente negato il rinnovo del permesso di accesso alle sue terre. Come più della metà dei contadini di Jayyous, la sua famiglia fa affidamento sul lavoro agricolo per mantenersi. Adesso è loro negato il mezzo di sostentamento.

Quando la recinzione/muro è stata completata attorno al villaggio, ai suoi figli sono stati negati i permessi per accedere alle terre di famiglia, lasciando così Sharif Omar e sua moglie di 60 anni, “senz’altra scelta che lavorare tutto il giorno” per occuparsi dei loro 3600 alberi di olivo, limone e albicocche – su cui si mantiene la famiglia.

Il 23 giugno Sharif Omar è stato informato che il suo permesso non sarebbe più stato rinnovato. Adesso sua moglie è l’unico membro della famiglia ad avere il permesso di entrare nelle loro terre.

Le ragioni addotte dall’esercito israeliano per il rifiuto di rinnovare i permessi ai 30 contadini palestinesi, incluso Sharif Omar, riguardano “questioni di sicurezza”, una dizione molto vaga utilizzata per negare i permessi ai palestinesi di svolgere ogni attività. L’esercito non fornisce giustificazioni o prove di alcun tipo per questi rifiuti.

L’instancabile attività di Sharif Omar contro la recinzione/muro, condotta spesso in collaborazione con attivisti israeliani e internazionali, ha contribuito a far conoscere all’opinione pubblica internazionale l’impatto della costruzione della recinzione/muro sul villaggio di Jayyous.

Si teme, tuttavia, che negare i permessi sia solo parte degli sforzi israeliani di appropriarsi il più possibile delle terre palestinesi che sono rimaste tagliate fuori dal resto della Cisgiordania a causa della recinzione/muro.

Rifiutarsi di permettere a una parte sostanziale di contadini dell’area di guadagnarsi da vivere è un fatto grave, soprattutto se si considera la disastrosa condizione economica dei Territori occupati da quando, nel settembre 200, ha avuto inizio l’intifada (sollevazione). I più recenti dati forniti dalle Nazioni Unite indicano che il 56% dei residenti della Cisgiordania vive sotto la soglia di povertà e che il 26 % vive in condizione di estrema povertà.

La recinzione/muro attorno a Jayyous è stata completata nel 2003 e penetra profondamente all’interno del territorio palestinese, sottraendo ampi appezzamenti di terreni agricoli palestinesi, con l’intento di annettere de facto a Israele un insediamento israeliano illegale. Circa due terzi delle terre agricole di Jayyous (circa 1270 ettari), incluse decine di serre e i sei principali pozzi agricoli, sono adesso tagliati fuori da Jayyous dalla e sono quindi inaccessibili ai legittimi proprietari palestinesi, a meno che essi ottengano dall’esercito israeliano uno specifico permesso, che nella maggior parte dei casi viene negato.

Le autorità israeliane sostengono che la recinzione/muro sia “una misura difensiva, progettata per fermare il passaggio di terroristi, armi ed esplosivi all’interno dello Stato di Israele…” Tuttavia la maggior parte di questa struttura non corre lungo la Linea verde (la linea di armistizio del 1949 che separa lo Stato di Israele dalla Cisgiordania occupata). Circa l’80% di essa è stata costruita su territorio palestinese all’interno della Cisgiordania, isolando paesi, villaggi, comunità e famiglie gli uni dagli altri, separando gli agricoltori dalla loro terra, negando agli abitanti l’accesso all’istruzione, ai servizi sanitari e agli altri servizi essenziali e tagliando fuori le comunità palestinesi da riserve e sorgenti di acqua potabile.

Poiché buona parte della recinzione/muro si snoda all’interno della Cisgiordania, ampie aree di terreni agricoli fertili sono rimasti intrappolati tra la struttura e la Linea verde, in enclave chiuse. Quando il tracciato sarà stato completato, circa il 10,2% del territorio della Cisgiordania (inclusa Gerusalemme est) rimarrà rinchiusa tra la Linea verde e la recinzione/muro.

E’ possibile consultare il rapporto di Amnesty International “Enduring occupation Palestinians under siege in the West Bank”, all’indirizzo:
http://web.amnesty.org/library/Index/ENGMDE150332007?open&of=ENG-ISR  
Guarda il video: http://www.youtube.com/watch?v=FGVTOoc1B-0  

Testo dell'appello
Egregio ___________,

Sono un sostenitore di Amnesty International, l’organizzazione non governativa che lavora in maniera imparziale in difesa dei diritti umani dal 1961, e le scrivo in merito al caso di Sharif Omar e dei 30 agricoltori di Jayyous, ai quali sono stati recentemente revocati i permessi peri recarsi alle loro terre situate a ovest della recinzione/muro.

A Jayyous la recinzione/muro ha tagliato fuori il villaggio dai due terzi dei suoi terreni agricoli, una risorsa fondamentale di sopravvivenza per il villaggio e analogamente a decine di migliaia di palestinesi di molte comunità della Cisgiordania è stato negato il permesso di accedere ai terreni dal tracciato della recinzione/muro che è costruita per buona parte (l’80%) su territorio palestinese all’interno della Cisgiordania occupata – in violazione del diritto internazionale - e non lungo la Linea Verde tra Israele e la Cisgiordania.

Chiedo al suo governo di conformarsi agli obblighi che gli derivano dal diritto internazionale e di rinnovare con urgenza i permessi di Sharif Omar e degli altri agricoltori e di permettere l’accesso alle loro terre alle centinaia di altri abitanti di Jayyous a cui è stato negato durante gli ultimi tre anni.

Chiedo inoltre di permettere a tutti i palestinesi della Cisgiordania occupata di accedere alle loro terre che si trovano nella zona chiusa tra la recinzione/muro e la Linea Verde.

Rinnovo, infine, la richiesta di Amnesty International di porre fine alla costruzione della recinzione/muro all’interno della Cisgiordania e di Gerusalemme est, che comporta un numero di restrizioni illegali alla libertà di movimento dei palestinesi, la distruzione e la confisca arbitrarie delle loro case e proprietà; che mina altri loro diritti, tra i quali il diritto ad una abitazione adeguata, al lavoro, ad un adeguato standard di vita e al rispetto per la vita familiare. Le sezioni della recinzione/muro già costruite che violano tali diritti devono essere rimosse. Lo stato israeliano ha il diritto di costruire una barriera solamente lungo la Linea Verde, tra Israele e la Cisgiordania.

Ecco la lettera:

Buongiorno, ho letto attentamente il vostro appello sulla Cisgiordania presente all'URL: http://www.amnesty.it/appelli/appelli/Cisgiordania e ho ritenuto doveroso scrivervi...
Nell'appello voi dichiarata: "Le ragioni addotte dall'esercito israeliano per il rifiuto di rinnovare i permessi ai 30 contadini palestinesi, incluso Sharif Omar, riguardano "questioni di sicurezza", una dizione molto vaga utilizzata per negare i permessi ai palestinesi di svolgere ogni attività".
Questa è la realtà, lo scopo della barriera difensiva d'Israele è proprio quello di tutelare Israele da infiltrazioni terroristiche.
Inoltre nell'appello dichiarate: "Si teme, tuttavia, che negare i permessi sia solo parte degli sforzi israeliani di appropriarsi il più possibile delle terre palestinesi che sono rimaste tagliate fuori dal resto della Cisgiordania a causa della recinzione/muro".
Questo è completamente errato, poichè come certamente saprete da parte di Israele vi è la più totale volontà alla pace (un esempio classico sono gli Accordi di Oslo, che Israele firmò nonostante fossero particolarmente duri)...
Israele ha sempre cercato di trattare con i leaders palestinesi, ma purtroppo  Yasser Arafat  nato al Cairo in Egitto il 4 Agosto del 1929 non ha mai accettato le seguenti condizioni:
1)La fine del terrorismo palestinese (mentre due mesi dopo è iniziata la Seconda Intifada che ha provocato circa 5000 morti, tra israeliani e palestinesi)
2)Lo scioglimento dei gruppi terroristici palestinesi
Israele si è perfino dichiarata disponibile a cedere la Striscia di Gaza ed il 93% della Cisgiordania al futuro stato palestinese, ma il presidente Arafat rifiutò l'offerta (ufficialmente per il mancato riconoscimento da parte di Israele del diritto al rientro dei profughi palestinesi, ufficiosamente perchè Arafat si è sempre rifiutato di combattere il terrorismo).
Yasser Arafat ha fatto scuola, durante la Seconda Intifada qualcuno in Israele si accorse che Arafat la finanziava e la sosteneva attivamente, anche con gli aiuti internazionali, inoltre si accorse che Arafat predicava la pace in inglese e la guerra santa in arabo...
Dopo questa breve introduzione entriamo nel vivo della discussione:
Israele è l'unico Stato del Medio Oriente dove esiste la più totale libertà di stampa (non a caso esiste un giornale come Ha'aretz, non sempre tenero con alcuni provvedimenti israeliani), è l'unico Stato del Medio Oriente dove si svolgono elezioni veramente democratiche, inoltre è l'unico Stato dove vige la più totale libertà di espressione(basti pensare ai Neturei Karta che vivono in Israele e non possono certo essere accusati di essere sionisti)...
Come sapete in Israele c'è la guerra da 60 anni e questo non gli impedisce di essere l'unico paese democratico dell'area...
A sostegno di questa tesi desidero riportarvi alcune violazioni dei diritti umani presenti in altri due stati del Medio Oriente: l'Iran e l'Arabia Saudita(con accanto il confronto con lo Stato d'Israele ndr).
L'Iran:
1)In Iran si viene impiccati per il reato di omosessualità -Israele si è dichiarato un paese gay friendly, quindi non solo non si viene impiccati se si è omosessuali, ma l'omosessualità non è neanche un reato ed ogni persona è libera di scegliere il partner che desidera.
2)In Iran si viene impiccati o crocifissi per il reato di apostasia(inteso come tradimento dell'Islam ndr) -In Israele non esiste il reato di apostasia, ogni persona è libera di scegliere la propria fede religiosa senza incorrere in sanzioni nè di ordine civile nè tantomeno di ordine penale
3)In Iran si lapidano le adultere, a tal proposito vi consiglio vivamente il sito: http://www.donneiran.org  -In Israele ogni persona è libera, in caso di adulterio esistono ottimi avvocati che possono farti divorziare, ma non esiste la lapidazione
4)In Iran si subisce il taglio delle mani e dei piedi per i recidivi del reato di furto -In Israele i ladri vengono messi in prigione dopo aver subito un regolare processo
L'Arabia Saudita:
1)In Arabia Saudita si viene lapidati per adulterio
2)In Arabia Saudita viene tagliata la testa con una scimitarra a chiunque venga accusato di apostasia
3)In Arabia Saudita vige il taglio delle mani e dei piedi(in caso di recidivi) per il furto
4)In Arabia Saudita vige la ferrea applicazione della Shariah che prevede tra l'altro anche lo stupro di gruppo e lo sfiguramento con l'acido
5)In Arabia Saudita non esiste nessuna libertà di religione nè tantomeno di culto(impossibilità di edificare qualunque luogo di culto non islamico ndr), è vietato portare Bibbie, Stelle di Davide, ed addirittura è vietato portare copie del Corano non pubblicate in Arabia Saudita e/o comunque che non hanno subito controllo saudita ( per ulteriori informazioni a questo proposito vi invito a leggere l'articolo di Daniel Pipes: "Coalizzarsi per escludere la Saudi Arabian Airlines" presente all'URL: http://it.danielpipes.org/article/4864 ) -In Israele vi è la più totale libertà di religione e di culto, è possibile edificare i propri luoghi di culto e professare la propria religione senza incorrere in sanzioni.
In Iran ed in Arabia Saudita vi sono delle leggi che violano i più basilari diritti umani, tuttavia, non mi sembra di aver trovato un vostro appello ai governi di questi due paesi affinchè rivedano la loro legislazione, non mi pare che vi siano appelli che dichiarino se questi due paesi non rivedono la legislazione li facciamo sanzionare dall'ONU(contro Israele di appelli simili se ne registrano centinaia, soprattutto in ambienti arabi).
Mi dispiace se sono stato un po' "lungo", ma credo ne sia valsa la pena.
Nell'augurarvi una buona giornata ed in attesa di una vostra risposta, vi invio i miei più cordiali e distinti saluti
Davide Santoro
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