Nell'articolo sull'assenso di Abu Mazen alla conferenza di novembre a Washington, Umberto De Giovannangeli appare certo che le annunciate misure israeliane per colpire il dominio di Hamas a Gaza e per rispondere ai lanci di razzi kassam siano un ostacolo alla riuscita dell'incontro e alla pace.
In realtà, gli ostacoli alla pace sono proprio il terrorismo di Hamas e la sua linea politica oltranzista ,
LA CONFERENZA della speranza si terrà. A Washington,a metà novembre. L’annuncio ufficiale viene da Ramallah, dopo un lungo incontro tra il presidente palestinese Mahmoud Abbas (Abu Mazen) e la segretaria di Stato Usa Condoleezza Rice. «Ho
discusso numerose questioni con Rice, in particolare del processo di pace e del fatto che sia necessario preparare bene l’incontro internazionale che dovrebbe svolgersi a metà novembre affinché abbia successo», afferma Abu Mazen in una conferenza stampa congiunta con il capo della diplomazia Usa. «Condi l’indomabile» ha ottenuto ciò che voleva: il via libera di un perplesso Abu Mazen alla Conferenza. Un appuntamento, sottolinea Rice, che sarà «decisivo» per la formazione di uno Stato palestinese.
Al rais, la segretaria di Stato Usa ha garantito che l’incontro internazionale affronterà «questioni di sostanza» concernenti una soluzione di pace del conflitto israelo-palestinese. «Abbiamo bisogno di un incontro che porti avanti la causa della creazione di uno Stato palestinese: questa è la sola ragione per tenere l’incontro" assicura Rice, «il presidente Usa non ha alcuna intenzione di invitare la comunità internazionale, gli israeliani e i palestinesi a un meeting senza fondamento», sottolinea la responsabile della diplomazia americana, ringraziando Abu Mazen per l’impegno in vista della conferenza. Rice si dice convinta che sarà necessario «lavorare duro per la conferenza» poiché i punti che debbono essere risolti sono ancora molti, ma si è detta certa che «con il lavoro di Abu Mazen e del (premier israeliano) Olmert» si troverà «una piattaforma comune per arrivare alla creazione di uno Stato palestinese. «L’agenda è chiara» ribadisce ancora la responsabile della diplomazia americana rispondendo alle domande dei giornalisti, «la conferenza porterà alla creazione di uno Stato palestinese e io lavorerò sodo per questo obiettivo».
Il leader dell’Anp riferisce che nel colloquio con la segretaria di Stato Usa sono state sollevate questioni concernenti il processo di pace. «Abbiamo espresso - scandisce Abu Mazen - la serietà del nostro impegno per arrivare ad un quadro di accordo con Israele sulle questioni concernenti lo status finale: i confini, Gerusalemme, i profughi, gli insediamenti e l’acqua».
Abu Mazen ha aggiunto che è stato formato il gruppo di personalità palestinesi che dovranno negoziare con Israele il quadro dell’accordo. «È giunta l’ora di creare uno Stato palestinese indipendente con capitale Gerusalemme, che viva in pace e sicurezza al fianco di Israele», ribadisce Abu Mazen. La delegazione palestinese - rivela a l’Unità uno stretto collaboratore del rais - comprende l’ex premier Abu Ala, l’ex ministro e membro del Comitato esecutivo dell’Olp Yasser Abed Rabbo e il negoziatore capo dell’Anp Saeb Erekat.
Abu Mazen - che incontrerà la prossima settimana a New York Bush in occasione dell’apertura della 62ma sessione dell’Assemblea generale Onu - ha poi condannato la decisione di Israele di considerare la Striscia di Gaza territorio nemico, definendola «un passo che avrà gravi ripercussioni politiche». «Tutte queste misure rischiano di minare gli sforzi per imporre le leggi e l’ordine nelle città palestinesi», ha concluso.
E la decisione assunta l’altro ieri dal Consiglio di difesa israeliano rappresenta indubbiamente un serio ostacolo sulla strada della Conferenza. Una decisione contestata dal segretario generale dell’Onu, Ban Ki-moon, e ieri dall’Unione Europea. L’Ue auspica che Israele non metta in atto le sanzioni economiche minacciate nei confronti di Gaza. La commissione Ue, attraverso la portavoce del commissario alle relazioni esterne Ferrero Waldner, «spera che Israele non ritenga necessario adottare le misure» minacciate. Mentre l’alto rappresentante Ue per la politica estera e di sicurezza Javier Solana sollecita Israele a rivedere la sua decisione. «Siamo preoccupati per questa decisione del governo israeliano. I bisogni di base della popolazione palestinese non possono essere dimenticati. Abbiamo sempre detto che non avremmo mai abbandonato i palestinesi e che avremmo fatto in modo che le loro condizioni di vita non peggiorassero», spiega Cristina Gallach».
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