Le polemiche di cortile...
e i problemi irrisolti della politca estera italiana
Testata:
Data: 06/09/2007
Pagina: 1
Autore: Umberto De Giovannangeli
Titolo: Addio polemiche da cortile

Finiscono finalmante le "polemiche da cortile" sulla politica estera italiana, utilizzate a fini di politica interna da chi vuole far cadere il governo Prodi.
Grazie alle dichiarazioni di Peres sulla stagione di ottimi rapporti tra Italia e Israele e quelle di Tzpi Livni su D'Alema  buon amico di Israele, che dovrebbero zittire i critici.

Ma vale la pena di ricordare alcuni fatti: D'Alema ha dichiarato che con Hamas è necessario trattare per evitare che si adotti l'estremismo di Al Qaeda Peres ha risposto, intervistato dal Corriere della Sera, che non vede differenze tra Hamas e Al Qaeda.
Prodi ha dichiarato che Iran e Siria sono indispensabili per la pace. Israele avverte il mondo della necessità di fermare il progetto nucleare di Teheran, chiede alla Siria di sospendere il suo sostegno al terrorismo di Hezbollah e Hamas.
D'Alema chiede che anche la Siria partecipi alla conferenza di novembre.
Tzipi Livni non risponde. E' significativo che non abbia detto di no, commenta allora il nostro ministro degli Esteri.
E' significativo anche che non abbia detto di si. E, intanto, una risposta arriva da Peres, che accusa la Siria di essere in realtà interessata solo al confronto bilaterale con gli Stati Uniti, non a una trattativa di pace con Israele.

Dunque, al di là del clima positivo, delle attestazioni di stima e della fiducia nell'amicizia per Israele dei nostri governanti, tutti fatti di cui ci rallegriamo, qualche  seria  questione politica sula quale discutere c'é.

Ecco il testo dell'articolo di u.d.g.

La politica estera è materia troppodelicata e seriaper essere piegata a polemiche da cortile. O almeno dovrebbe esserlo. Ma purtroppo in Italianon è così. Un esempio? Il Medio Oriente. Scenario complesso, dalle mille sfaccettature e implicazioni, che di per sé consiglierebbe un approccio meditato. Cosìnonè.Almenoin Italia.Almeno per quei politici, opinionisti, (pseudo) esperti che hanno riempito questa calda estate con raffiche di bordate polemiche contro Romano Prodi e MassimoD’Alema. Accusati, nelmigliore dei casi di irresponsabilità, nel peggiore, di connivenza con il peggio del peggio che quella tormentata regione ha prodotto.D’Alema amico di Hamas, sdoganatore del regime negazionista iraniano. Prodi che lo segue a ruota su questo crinale di antiamericanismo, antisionismo, antisemitismo, e chi più «anti» ne ha, ne metta... Dichiarazioni, articoli e titoli che trasudavano indignazione, sconcerto, allarme. Con un proposito che nulla aveva a che vedere con la pace in Medio Oriente, la sicurezza di Israele, la nascita di uno Stato palestinese, la sconfitta dell’integralismo jihadista. Un proposito tutto nostrano, assolutamente legittimo a patto di non chiamare in causa i grandi principi di politica estera: il proposito di far cadere il governo di centrosinistra. D’Alema flirta con Hamas e Hezbollah. Prodi intende sdoganare quel criminaloide di Ahmadinejad e il suo degno compare Bashar Assad. Questo e di peggio ci ha lasciato in eredità l’estate 2007 sul fronte delle polemiche mediorientali imbastite sulle prime pagine di grandi giornali, supportate da improbabili analisti. Passi che coloro (i sodali del Cavaliere) che oggi si ergono a paladini del moderato Abu Mazen, quando erano a Palazzo Chigi e alla Farnesina, avevano sbarrato le porte all’uomo (sempre lo stesso, Abu Mazen) tacciato di essere nient’altro che un burocrate cresciuto all’ombra del capo terrorista Yasser Arafat. Passi che per l’ex premier Silvio Berlusconi, e i suoi approssimativi consiglieri, tra Fatah e Hamas non c’era sostanziale differenza, perché palestinese uguale islamico, e islamico eguale terrorista. Passi che per i sostenitori della Guerra senza se e senza ma all’infido musulmano, è pura eresia, e connivenza con il Nemico, parlare di un Islam moderato... Passi tutto questo. Ma ora anche gli israeliani corronno in soccorso a «D’Alemah»... Questo, per gli esternatori di casa nostra, è davvero un colpo basso. Ma cosa diavolo passa per la testa alla «nuova GoldaMeir» israeliana, la combattiva ministra degli Esteri Tzipi Livni, per affermare: «D’Alema capisce meglio di altri la complessa situazione in Medio Oriente». MaquelD’Alema non è lo stesso sponsor di Hamas, amico di Hezbollah, sbattuto in prima pagina per aver osato sostenere che la pace in Medio Oriente passa anche per una riconciliazione, nella legalità, tra palestinesi? Già questa affermazione della Livni, agli «altri» di casa nostra produce conati di bile. Ma poi, ecco il colpo da k.o.: «Massimo D’Alemaè unottimo amico di Israele ». Un amico che non fa venirmeno le critiche, comefanno gli amici veri,mache poi si assume, come gli amici veri, le sue responsabilità, per conto del governo iatlaino, schierando tremila soldati nell’esplosivo Sud Libano anche per garantire la sicurezza dei civili israeliani dell’Alta Galilea. Un impegno riconosciuto esplicitamente da un padre nobile di Israele: Shimon Peres. «Tra Roma e Gerusalemme stiamo vivendo la stagione migliore», afferma il presidente israeliano al termine dell’incontro con uno dei politici che prima e meglio di tanti «amici» dell’ultimora di Israele, ha difeso le ragioni dello Stato ebraico e la valenza progressiva del sionismo: Giorgio Napolitano. Un concetto che Peres ribadirà in serata dopo l’incontro con Romano Prodi: «Tra Italia ed Israele è vera amicizia: con il Governo Prodi è la stagione migliore mai vista nelle relazioni tra Italia ed Israele e vorremmo estendere questa stagione di pace a tutto il mondo». «Shimon il sognatore» ha imparato nella sua lunga vita politica che ciò che conta davvero sono gli impegni assunti e non le parole perse nel vento. Per questo non fa fatica ad ammettere che «grazie agli italiani la situazione in Libano è migliore ». E per questo non ha paura di essere tirato dentro alle miserie delle polemiche nostrane, nel ricordare che grazie all’impegno del sindaco Veltroni Roma è stata città del dialogo tra israeliani e palestinesi. Così è la politica estera: una cosa seria, terribilmente, nobilmente seria. Soprattutto quando ha a che fare con i timori e le speranze di popoli interi. Come in Terrasanta. Per questo gli attestati di fiducia di Shimon Peres e Tzipi Livni hanno un grande valore politico. Perché significa che la strada imboccata dall’Italia in Medio Oriente, è quella giusta.

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