Ecco la fatwa contro Magdi Allam
e la contro-smentita di Brunello Mantelli: ora che ha letto l'appello, lo firma
Testata: Reset
Data: 25/07/2007
Pagina: 10
Autore: appello firmato da 200 aderenti
Titolo: No al giornalismo tifoso

Da RESET del luglio 2007, riprendiamo il testo della fatwa contro Magdi Allam, con un'introduzione della rivista

Nel suo recente libro Viva Israele (Mondadori) Magdi Allam accusa lo studioso Massimo Campanini di antisemitismo e di fingere di ignorare il pericolo islamista. Campanini, di cui sono molto conosciuti e apprezzati i saggi che ha pubblicato sul mondo islamico, la filosofia, la cultura e la storia dei paesi arabi, è anche un prezioso collaboratore di questa rivista. Magdi Allam scrive tra l'altro che "il caso del professore Campanini non è l'unico. L'Università italiana pullula di professori cresciuti all'ombra delle moschee dell'Ucoii, simpatizzanti coi Fratelli Musulmani, inconsapevolmente o irresponsabilmente collusi con la loro ideologia di morte".
Abbiamo chiesto a Campanini di replicare personalmente e liberamente a queste accuse di Magdi Allam. E nel frattempo nel mondo universitario è circolato un breve documento di solidarietà per i bersagli delle accuse contenute nel libro e di critica per l'autore. Lo hanno sottoscritto docenti, ricercatori, giornalisti, scrittori ed esponenti a vario titolo del mondo culturale.
Ecco il testo del documento e le adesioni.

Senza entrare nel merito delle accuse specifiche rivolte nell'ultimo libro di Magdi Allam a singoli colleghi noti a chiunque si interessi di questioni realtive al Medio Oriente e all'islam non solo come ricercatori seri e qualificati, ma persino come persone coinvolte in svariate forme di impegno civile, intendiamo protestare fermamenete davanti alla sfrontatezza di chi afferma che università italiane "pullulano" di docenti "collusi con un'ideologia di morte profondamente ostile ai valori e ai principi della civiltà occidentale e all'essenza stessa della nostra umanità"
Ci pare davvero eccessivo che quanti, in sede di dibattito scientifico e civico, esprimano posizioni differenti da una pretesa unica "verità interpretativa" divenagno automaticamente  estranei a valori di cviltà o, addirittura, alieni dalla comune umanità. Una tale impostazione non  solo è lontanissima dallo spirito e dai valori di una democrazia costituzionale - e molto più in linea con ideologie totalitarie - ma si pone anche a siderale distanza dal senso critico che sta alla base della ricerca storica e scientifica e della stessa, difficile ma essenziale, missione dell'informazione giornalistica in una società plurale.
Tutto ciò rischia di contribuire, purtroppo, al preoccupanre imbarbarimento dell'informazione in un paese come il nostro che già si trova a pagare un prezzo troppo alto alle varie forme di partigianeria che lo travagliano. Già abbiamo visto sentenze discutibili coinvolgere colleghi noti per la loro serietà ed equilibrio nell'affrontare il tema dell'islam, con addirittura condanne penali che prevedono la pena detentiva. Il giornalismo rischia di cadere in una logica di tipo calcistico piuttosto che analitica e razionale, soprattutto quando si toccano temi delicati e sensibili come quelli religiosi e, in particolare, relativi all'islam e alle questioni legate all'area medio-orentale. La libertà di ricerca ne paga il prezzo, schiacciata tra opposti estremismi interpretativi, e non solo. Ci auguriamo che tali tendenze trovino presto voci più equlibrate e meno partigiane a contrastarle, e che queste trovino a loro volta ascolto nel mondo dell'informazione, in quello politico, in quello culturale e in quello religioso

Riceviamo e pubblichiamo questa lettera di Brunello Mantelli al Direttore di "Reset", Giancarlo Bosetti. Mantelli aveva smentito la sua adesione all'appello.
Ora dopo averlo letto, e avere dato "un'occhiata al volume di Allam", ha deciso di firmarlo.


Caro Direttore,

attraverso ripetuti colloqui telefonici con uno dei promotori del documento di critica ad alcune affermazioni contenute nell'ultimo libro di Madgi Allam ho potuto chiarire l'equivoco verificatosi, che trae la sua origine dall'essere stato io contattato, all'inizio di giugno, da questo collega il quale mi informò delle oggettivamente gravi accuse formulate contro tre studiosi dell'Islam contemporaneo da parte dell'autore di Viva Israele. Egli mi chiese se fossi disponibile a sottoscrivere eventualmente una petizione in difesa dell'onorabilità personale e scientifica degli accusati. Conoscendoli, quanto meno per fama e letture, mi dichiarai in linea di massima d'accordo.
Non avendo più ricevuto  nulla, ed essendo stato informato per via telematica del dibattito giornalistico scatenatosi in Italia in seguito alla pubblicazione del dossier di "Reset", mi stupii di trovare il mio nome in calce all'appello in esso contenuto, a cui veniva fatto riferimento senza però che il testo del documento fosse mai citato.
Nel frattempo, oltre ad aver ricostruito i fatti, ho ricevuto via e-mail l'appello in questione, che - avendone accuratamente esaminato il testo - mi pare improntato a toni ragionevoli e per nulla aggressivi, proponendosi semmai l'obiettivo contrario: abbassare i toni della polemica. Ho avuto anche l'occasione, grazie all'efficienza delle biblioteche berlinesi, di dare un'occhiata al volume di Allam, dove effettivamente - al di là delle tesi di fondo che l'autore sostiene, sono contenute accuse assai pesanti (e ciò che più conta poco o punto dimostrate!) verso i tre colleghi già ricordati.
Di conseguenza, al di là dell'equivoco poc'anzi richiamato, cagione della smentita di ieri, ritengo ragionevole mantenere la mia firma in calce all'appello, a questo punto apposta con piena cognizione di causa.
Resta tuttavia inalterato il disagio che ieri esprimevo, e che ho espresso anche direttamente, tra ieri sera e stamattina, ad alcuni tra i promotori dell'appello, derivante dal fatto che tra i firmatari accanto ad una vasta platea di persone assai stimabili scientificamente ed umanamente compaiano personaggi, sia pure in numero ristretto, di cui sono note posizioni come minimo ricche di ambiguità, come massimo apertamente antisemite. Continuo a pensare che in casi come questo un maggior filtro sia necessario, non foss'altro per non far danni alla causa per cui ci si batte.

Scusandomi ancora per il disguido,, di cui mi assumo ogni responsabilità, di ieri, La prego di voler gradire i miei migliori saluti,

Brunello Mantelli

professore associato di Storia dell'Europa
Facoltà di Lettere e Filosofia
Università di Torino

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