Franco Cardini arriva in aiuto di Claudio Moffa
insieme sono una coppia perfetta
Testata:
Data: 16/05/2007
Pagina: 1
Autore: Paolo Soldini
Titolo: Dove finisce la «libbertà» di insultare gli ebrei negando l’Olocausto
Un articolo pubblicato dal RIFORMISTA del 16 maggio 2007.
Riguarda un appello in favore
  dell’invito al negazionista Robert Faurisson all'Università di Teramo, da parte di Claudio Moffa.
Tra i firmatari dell'appello 
"dispiace e non stupisce", scrive l'autore del pezzo Paolo Soldini, trovare il medievalista Franco Cardini. Noto per le tesi complottiste sull'11 settembre, gli attacchi alla congiura neocon  e la difesa di un libro scientificamente screditato come Pasque di sangue di Ariel Toaff, che rimette in circolazione l'antica e funesta calunnia degli omicidi rituali ebraici.

L'articolo si segnala per una tesi netta sulla "libertà di opinione" dei negazionisti.
Essi, argomenta Soldini, non esprimono opinioni, ma  falsificano la verità storica. Alimentando con le loro menzogne un odio che già ha portato, e ancora può portare, a terribili crimini.

Ecco il testo:   


Claudio Moffa, docente di Diritto e Storia dell’Africa e dell’Asia all’Università di Teramo, protestando per l’articolo che ieri abbiamo dedicato all’appello di 400 studiosi contro l’invito al negazionista Robert Faurisson, ci chiede di dare notizia anche dell’appello promosso da lui stesso in favore dell’iniziativa. Lo facciamo volentieri. Eccolo. Il titolo è «Viva la libertà!» (o meglio «Viva la libbertà!» nel sito che propaganda l’iniziativa) e il testo recita:«Apprendiamo che il prof. Robert Faurisson è stato invitato a svolgere una conferenza all’Università di Teramo. Senza entrare nel merito dell’analisi dei fatti proposti dallo studioso francese,crediamo che i princìpi di libertà di opinione, libertà accademica, libertà di ricerca storica garantiti dalla Costituzione italiana, dal Trattato costituzionale europeo e dalla Dichiarazione universale dei diritti dell’uomo, rendano pienamente legittima questa iniziativa didattica». Seguono 310 firme.29 sono di persone che hanno a che vedere con qualche università; le altre 281 sono di avvocati, tra cui Nino Marazzita, studenti, liberi professionisti non meglio specificati, aderenti a circoli di varia natura, giornalisti,operai,pensionati,«un compagno di Teramo», «una madre di Teramo», un tenore, un’arredatrice,un regista teatrale,un bancario e via a navigare per qualifiche e professioni evitando accuratamente quelle che riguardano lo studio della storia.A dare qualche lustro all’elenco ci sono poi i nomi dell’archeologo Paolo Matthiae e dell’ambasciatore Mario Scialoja, cosa che stupisce e dispiace, del medievalista Franco Cardini, cosa che dispiace e non stupisce, e di Hamza Roberto Piccardo,cosa che non dispiace e non stupisce.Ognuno è libero di lanciare appelli e farseli firmare da chicchessia.Anche chi, in nome della «libbertà» d’opinione li colloca in un sito web infarcito di insulti per gli avversari, di aperta apologia dell’antisemitismo e di negazionismo duro e puro. Quello, per intenderci,di chi scrive la parola Olocausto sempre fra virgolette, denuncia «l’abitudine a falsificare prove e documenti di certi pasdaran dell’Olocausto» e ritiene che la Shoah sia stata il frutto di «una campagna di disinformazione» orchestrata «a fini sia economici (i risarcimenti), sia politico-diplomatici (la fondazione di Israele)». Quello che non si può fare, invece, è pretendere di far salire sulla cattedra di una università un signore il quale sostiene tesi che di accademico, e di scientifico,non hanno nulla;suonano soltanto come un insulto alla comunità ebraica mondiale e feriscono in modo insopportabile la sensibilità dei sopravvissuti ai Lager, che l’infondatezza delle tesi dei negazionisti la portano ancora sulla pelle e nell’anima. Non è questione di «libbertà ». Invitare un negazionista a parlare in una sede scientifica è come invitare un tolomaico a un convegno di astronomi. È scritto nell’appello contro l’invito a Faurisson firmato dagli storici (quelli veri). Ma noi aggiungiamo ancora qualcosa. Moffa si legga le motivazioni con cui un tribunale francese ha condannato lo studioso americano del Medio Oriente Bernard Lewis perché, per negare la fondatezza storica del genocidio degli armeni, aveva ignorato colpevolmente l’esistenza di «prove serie» del genocidio stesso. Questo è il punto.A noi non piace l’idea che qualcuno debba essere punito perché sostiene un’opinione, anche la meno sostenibile.Non è accettabile,però,che trattando di storia si pretenda di mettere sullo stesso piano chi considera i fatti,i documenti,le testimonianze (e ci verrebbe da aggiungere: le sofferenze) e chi ignora volutamente gli uni e le altre. Chi lo fa, può, e in qualche caso deve, essere punito. Il «Protocollo dei Savi di Sion», il “documento” della polizia segreta zarista sulla base del quale furono organizzati i pogrom contro gli ebrei e che fu poi “adottato”da fascisti e nazisti,ha dimostrato quanto male può fare una bugìa.E la storia della persecuzione degli ebrei fino ad Auschwitz è piena di bugìe,proprio come una bugìa è il negazionismo.Proprio come una bugìa è il «complotto sionista» che Moffa denunciò, nel 2001, dietro l’attentato alle Torri Gemelle.Le bugìe uccidono.

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