Su L'UNITA' del 18 aprile 2007, Umberto De Giovannangeli intervista il ministro dell'Istruzione palestinese, membro di Hamas.
Vale la pena di ricordare che l'istruzione palestinese è uno degli anelli fondamentali della cultura di odio e di violenza che produce il terrorismo e blocca la pace. Se il ministro Al Shaer vede nel terrorismo suicida (che per altro si è molto ridotto a causa della barriera difensiva: forse sarebbe più interessante sapere che cosa pensa Al Shaer dei razzi kassam) un danno per l'interesse nazionale palestinese, la prima cosa che dovrebbe fare è cambiare i programmi delle scuole palestinesi. Non rilasciare un'intervista, assolutamente non impegnativa, a un giornale amico che si sta spendendo in una vera e propria campagna per lo sblocco dei fondi all'Autorità palestinese,
Attualmente, è proprio il ministero dell'Istruzione che fa insegnare ai bambini palestinesi a desiderare il "martirio", cioè il suicidio, e a odiare gli ebrei.
Ci si aspetterebbe, da parte dell'intervistatore una domanda su questo fatto ben noto. Ci si aspeterebbe che venisse chiesto al ministro, almeno, se le cose cambieranno per quanto riguarda l'incitamento dell'infanzia palestinese.
Al- Shaer viene invece presentato da u.d.g come un moderato. Nella formulazione delle domande si cerca più volte di attribuirgli una disponibilità al riconoscimento di Israele e alla pace che le sue parole non implicano affatto.
Per rendersene conto basta ricordare che Hamas persegue la creazione di uno Stato palestinese come tappa intermedia in vista della distruzione di Israele, ed 'è disposta ad accettare una tregua, non la pace, per prepararsi a una nuova guerra di annientamento, intesa come dovere religioso. Rispetto a questo schema, ovviamente dissimulato il più possibile quando gli islamisti si rivolgono a un pubblico occidentale, le parole di Al Shaer non portano nessuna novità.
Segnaliamo inoltre che per Umberto De Giovannangeli, gli attentati suicidi sono una manifestazione del "diritto di resistenza" e le stragi contro i civili israeliani sono "l’Intifada dei kamikaze".
L'adesione sostanziale all'ideologia dell'interlocutore fondamentalista e terrorista non potrebbe essere espressa meglio.
Ecco il testo:
DI HAMAS rappresenta l’anima pragmatica, sociale. È stato tra i più decisi sostenitori della necessità di una svolta politica nei Territori, favorendo la costituzione del nuovo governo di unità nazionale palestinese. Già vice premier nel precedente esecutivo, Nasser
al-Shaer è oggi ministro dell’Istruzione nel governo Haniyeh. Al-Shaer è stato più volte incarcerato da Israele, anche quando ricopriva la carica di vice premier. Anche per questo le sue affermazioni acquistano un valore particolare e indicano una discontinuità importante con il passato e segnalano aperture importanti per il futuro. Al-Shaer affronta di petto una questione cruciale, e nel farlo rompe un tabù consolidato: l’esaltazione degli «shahid», i martiri-kamikaze. Riflettendo sul passato, il ministro di Hamas afferma: «Gli attacchi suicidi hanno precluso la possibilità di avanzare nel processo di pace. Ora dobbiamo voltar pagina e puntare decisamente ad un accordo con Israele».
Lei in passato ha anticipato svolte politiche importanti in Hamas. Uno dei temi più scottanti riguarda il diritto di resistenza, il che comporta anche un giudizio sul passato e sugli attacchi suicidi contro Israele.
«La società palestinese non è certo popolata da belve umane, assetate di sangue, dedite al martirio. Coloro che hanno sacrificato la loro vita in azioni di martirio lo hanno fatto perché convinti di servire la causa palestinese, come forma estrema di lotta contro l’oppressione israeliana, per questo sono ricordati da tutto il popolo palestinese, tuttavia... ».
Tuttavia?
«Oggi avverto la necessità di riflettere complessivamente su questa pratica e riconoscere che gli attacchi suicidi hanno impedito lo sviluppo di un processo negoziale... ».
Ciò significa che Hamas è pronto a porre fine all’Intifada dei kamikaze?
«Di certo questo è un impegno assunto dal governo di cui faccio parte: il diritto di resistenza alle forze di occupazione è sancito anche dalla Convenzione di Ginevra, ma questo diritto non va identificato necessariamente con le azione di martirio».
Hamas ha ribadito la sua determinazione a proseguire la lotta armata...
«La risposta che le ho dato in precedenza non voleva essere reticente. Ma voglio essere ancora più chiaro: Hamas è parte, una parte importante, della società palestinese, è andato al governo grazie a libere elezioni e oggi guida con un suo esponente il governo di unità nazionale palestinese. Non tutte le posizioni di questo governo coincidono con quelle di Hamas, ma lo stesso si può dire per il governo israeliano del quale fa parte un esponente dell’estrema destra (Avigdor Lieberman, ndr) che ha apertamente teorizzato la deportazione forzata della gente palestinese dalla Cisgiordania. In Hamas è aperto da tempo un confronto sull’uso della forza, ma ciò che conta è che Hamas si è impegnato a rispettare il programma del governo di cui fa parte. E questo programma è molto chiaro sia sul diritto di resistenza che sull’obiettivo strategico da perseguire... ».
Quale sarebbe questo obiettivo?
«La creazione di uno Stato indipendente di Palestina sui territori occupati nel 1967; uno Stato con Al Quds (Gerusalemme Est, ndr) come sua capitale. Niente di più, niente di meno... ».
Il che significa accettare un accordo fondato sul principio di due Stati. È una strada praticabile ?
«Ogni atto compiuto da Israele, dalla colonizzazione dei Territori alla confisca di terre palestinesi, alla pratica delle eliminazioni mirate, sta a dimostrare che è Israele a lavorare contro questa prospettiva. Per quanto ci riguarda, la mia risposta è sì, dobbiamo praticare questa soluzione (dei due Stati, ndr), anche se resto convinto che senza una forte pressione da parte degli Stati Uniti, Israele non imboccherà mai questa strada. Mi lasci aggiungere che la sicurezza di Israele non può essere la pregiudiziale per un accordo di pace ma parte di esso, al pari del diritto del popolo palestinese a uno Stato indipendente».
Hamas non esclude il riconoscimento d’Israele?
«La posizione del governo di cui Hamas fa parte si rispecchia in quella assunta dalla Lega Araba nel recente vertice di Riad: Pace in cambio dei Territori. Pace in cambio di un riconoscimento reciproco».
(ha collaborato Osama Hamlan)
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