A poche settimane dal primo turno delle elezioni presidenziali
francesi, previsto per il prossimo 22 aprile, i media transalpini,
gli uomini politici e gli stessi ebrei s’interrogano sull’esistenza
di “un voto ebraico”. Ufficialmente, la questione non può nemmeno
essere posta. In Francia tutto ciò che riguarda le “comunità” o la
religione è “politicamente scorretto”.
Malgrado le difficoltà per misurare le preferenze elettorali della
comunità ebraica, negli ultimi anni si è fatta largo l’idea che essa
sostenga, nella sua grande maggioranza il candidato di destra e
attuale ministro degli Interni Nicolas Sarkozy. Questa tesi ha
trovato una conferma nei sondaggi realizzati da due istituti francesi
i cui risultati sono stati rapportati dal settimanale parigino
Marianne. Il potenziale elettorale di Sarkozy, che misura la
probabilità dei voti al suo favore, sarebbe del 65 per cento tra le
persone interrogate che si dichiarano ebrei contro il 47 per cento
della totalità del campione. Il potenziale della candidata socialista
sarebbe invece del 26 per cento tra gli ebrei contro il 45 per cento
del campione generale.
Questi dati farebbero dell’elettorato ebraico “l’elettorato
confessionale più a destra” secondo alcuni analisti francesi. Tra i
rappresentanti della comunità c’è chi spiega questa preferenza - vera
o presunta che sia - degli ebrei francesi per Nicolas Sarkozy con il
fatto che “Sarkozy non è soltanto un uomo politico, ma è qualcuno che
sente le cose come noi”.
Il diffondersi dell’idea che la comunità ebraica sarebbe in
maggioranza favorevole al candidato dell’Ump, il partito di Nicolas
Sarkozy, ha spinto un gruppo di intellettuali ebrei francesi a
lanciare un appello per smentire l’abile propaganda che fa credere
che gli ebrei francesi avrebbero scelto “all’unanimità Sarkozy come
unico candidato”. Nella loro petizione, gli “ebrei di sinistra”,
intellettuali, politici e responsabili religiosi denunciano “la presa
in ostaggio della comunità ebraica” e mettono in causa proprio
Sarkozy che “preferisce indirizzarsi successivamente e con un
riguardo speciale agli ebrei, ai musulmani e ai cristiani al posto
di parlare simultaneamente ai cittadini eguali tra di loro nei loro
doveri e nei loro diritti”. Nell’appello c’è la rivendicazione del
principio della libertà di voto e del suo esercizio individuale e non
collettivo.
La preoccupazione per il cosiddetto “comunitarismo”, cioè la
possibilità che gli ebrei francesi - o almeno quella parte che si
sente legata alla comunità, che è membro o partecipa alle sue
istituzioni - ceda alla tentazione di rinchiudersi in se stessa e
scelga il presidente soltanto in funzione di due interessi: la lotta
all’antisemitismo e la posizione dei candidati nei riguardi del
conflitto mediorientale, è condivisa da molti intellettuali e da
uomini politici di destra e di sinistra.
“Bisogna uscire dalla logica della lobby all’americana. Se si va
verso uno scontro di lobby contro lobby, quella ebraica ne uscirà
perdente” ha dichiarato recentemente Julien Dray, deputato ebreo
socialista, vicino alla candidata socialista Ségolène Royal, di cui è
portavoce nell’attuale campagna elettorale.
“Per me non c’è un ‘voto ebraico’. I cittadini determinano le loro
scelte in funzione della propria idea della società, dell’economia e
così via. Tuttavia riconosco che esistono interessi speciali che
possono avere una grande importanza al momento del voto”, ha detto il
senatore ebreo socialista David Assouline in una serata organizzata
dalla radio ebraica RCJ in vista delle prossime elezioni. Dello
stesso avviso erano gli altri partecipanti, tra cui il filosofo Alain
Finkielkraut e il deputato ebreo di destra, vicino a Nicolas Sarkozy,
Pierre Lelouch.
È probabile che, come hanno sottolineato uomini politici e
intellettuali, il “voto ebraico” non esiste.
In tutti i casi non si dovrebbe unificare i 600mila ebrei francesi in
una sola e unica scelta sia perché questo non riflette la complessità
della comunità, sia perché può essere controproducente e negativo per
gli stesi ebrei.
Tuttavia, se gli applausi e le grida di sostegno possono fungere come
un criterio - non scientifico - delle scelte di una parte della
comunità ebraica, quella che ha partecipato alla serata della radio
RCJ, non lascia dubbi: Nicolas Sarkozy è il loro candidato preferito.
Cliccare sul link sottostante per inviare una e.mail alla redazione del Bollettino della Comunità ebraica di Milano bollettino@tin.it