Dal CORRIERE della SERA del 16 aprile 2007, la cronaca di Davide Frattini:
GERUSALEMME — La Torcia della memoria è stata accesa nella piazza dedicata al ghetto di Varsavia. Seduto a pochi metri di distanza, monsignor Antonio Franco spegneva la crisi diplomatica con Yad Vashem e Israele. Il nunzio apostolico ha deciso di partecipare alla cerimonia per ricordare i sei milioni di ebrei uccisi nell'Olocausto. Due settimane fa aveva annunciato di volerla boicottare, in segno di protesta contro una foto di Pio XII, esposta nel museo con una didascalia che l'inviato del Vaticano considera offensiva. «Il mio obiettivo era richiamare l'attenzione — spiega monsignor Franco all'Ansa — sulla necessità di riconsiderare il modo in cui il Pontefice viene presentato. Ottenuto questo scopo, non ho motivo di tenere aperta la questione».
«Scegliendo di presenziare ha fatto la cosa giusta», commenta Iris Rosenberg, portavoce di Yad Vashem. In una lettera inviata ieri al nunzio, Avner Shalev, presidente del museo, cita le parole di Giovanni Paolo II, durante la visita nel marzo del 2000: «Più di mezzo secolo è passato, ma i ricordi permangono. Noi vogliamo ricordare». Ripete di «essere stato amareggiato dal tentativo di legare la commemorazione dell'Olocausto a un dibattito storico» e offre la disponibilità degli studiosi del centro a «esaminare ogni nuovo documento che dovesse venire alla luce su Pio XII»: «La valutazione del ruolo del Pontefice pone una sfida a chiunque voglia studiarlo seriamente. È una questione complessa e noi continueremo a fare in modo di essere ancorati alla verità storica più aggiornata».
La foto di Pio XII è esposta nel nuovo museo a Yad Vashem, inaugurato nel 2005. Una decina di righe racconta che «eletto nel 1939, il Papa mise da parte una lettera contro l'antisemitismo e il razzismo preparata dal suo predecessore. Anche quando i resoconti sulle stragi degli ebrei raggiunsero il Vaticano, non reagì con proteste scritte o verbali. Nel 1942, non si associò alla condanna espressa dagli Alleati per l'uccisione degli ebrei. Quando vennero deportati da Roma ad Auschwitz, Pio XII non intervenne». Gli studiosi del memoriale concludono: «Il suo silenzio e l'assenza di direttive costrinsero i sacerdoti in Europa a decidere personalmente come reagire».
Monsignor Franco aveva commentato che, nel contesto in cui è stata messa, «la foto offende la Chiesa cattolica, con tutto quello che è stato fatto per gli ebrei. Lo Yad Vashem sostiene che non si può cambiare la verità storica. Ma ai fatti viene data un'interpretazione contraria a molte altre verità storiche».
La cerimonia al museo dell'Olocausto a Gerusalemme apre il Giorno della Shoah (stamattina alle 10 le sirene risuoneranno e il Paese si fermerà in silenzio per due minuti). Ogni anno vi partecipano le autorità israeliane e i rappresentanti diplomatici di tutte le nazioni.
Nel suo discorso, Dalia Itzik, presidente del Parlamento e capo di Stato ad interim dopo l'autosospensione di Moshe Katsav, ha dichiarato che «l'Olocausto non è solo una macchia sulla storia della Germania o dell'Europa, è un marchio di Caino su tutta l'umanità» e ha affrontato il dramma dei sopravvissuti costretti alla povertà in Israele: «Non possiamo accettare una realtà in cui anche uno solo di loro debba vivere senza dignità».
Il premier Ehud Olmert ha ricordato il 59˚anniversario della fondazione dello Stato, settimana prossima: «La rinascita del popolo ebraico dalle ceneri dell'Olocausto è l'apice della sua vittoria».
E quella di Luigi Accattoli:
CITTÀ DEL VATICANO — Il nodo è stato sciolto nella mattinata di ieri, la soluzione è stata trovata a Gerusalemme e non a Roma, decisivo è stato il contributo di mediazione — o sollecitazione — della comunità cattolica di Terra Santa. Le indiscrezioni dicono che il buon risultato di quella mediazione è restato in forse fino all'ultimo.
È il secondo «incidente» nei rapporti tra Israele e Santa Sede che si verifica dopo l'elezione di Benedetto XVI: l'altro si sviluppò tra luglio e agosto del 2005, a seguito della mancata menzione — in un «Angelus» papale — di Israele tra i Paesi colpiti da atti terroristici. Vi fu una dura protesta di Israele e un'equivalente risposta vaticana, che portò la tensione alle stelle fino a che non intervennero — a riportare la questione al giusto livello — il cardinale Sodano e il premier Sharon.
Qualcosa di simile è avvenuto stavolta tra la nunziatura e Yad Vashem, con il profilarsi di un'incomprensione che è venuta crescendo per quattro giorni invece che per quattro settimane e che analogamente a quella di due anni addietro è stata superata con un respiro di sollievo da parte del governo israeliano e della Segreteria di Stato vaticana.
Parrebbe che gli «uffici» delle due parti — come si dice nel gergo diplomatico — facciano difficoltà a intendersi nei rapporti ordinari e abbiano bisogno, periodicamente, di spinte conciliative per evitare che si determinino «rotture» che ai livelli responsabili nessuno auspica.
Chi dalle due parti si è adoperato per trovare il compromesso che ha sbloccato il contrasto ha fatto osservare che l'irrigidimento sulle posizioni di partenza avrebbe prodotto un danno di immagine immediato per ambedue gli interlocutori, ma avrebbe potuto anche determinare complicazioni serie — su tempi medio-lunghi — per le relazioni israelo-vaticane.
Tra gli argomenti che hanno indotto la dirigenza di Yad Vashem a dirsi disponibile a «riconsiderare» il modo in cui nel Museo è presentata la figura di Pio XII c'è stato anche questo: dal momento che il Vaticano reputa «offensiva» quella presentazione, se la si considera immodificabile domani potrebbe risultare impossibile una nuova visita di un papa al Memoriale della Shoah, sul tipo di quella compiuta — con reciproca soddisfazione — da Giovanni Paolo II nell'anno Duemila.
Verso le autorità vaticane il ragionamento proposto dagli esponenti della comunità cattolica di Terra Santa è stato questo: se non ci si accontenta della disponibilità israeliana a «riconsiderare» la questione e non si partecipa ora alla commemorazione della Shoah, si provocherà una «reazione emozionale grave» che avrà un'influenza negativa nei rapporti bilaterali, a danno dei cattolici che vivono in Israele. Perché è verissimo che questo incidente non aveva nulla a che fare con la recente mancata riunione della commissione bilaterale sullo status delle strutture cattoliche operanti laggiù, ma se non veniva superato quella regolamentazione certo non se ne avvantaggiava.
Di seguito, altre lettere giunte in redazione sul caso.
La prima in merito alla nostra risposta a una lettera precedente che riportiamo ancora:
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Senza andare troppo a ritroso nei secoli (bui per tutti), lontani anni luce, tornando alla nostra epoca vedrà che i malintesi tra la Chiesa catolica e quella ebraica, se ho ben capito, sarebbero stati risolti (Reuters 15.03.07 ore 03:57) e la presenza del nunzio Vaticano oggi è allo Yad Vashem. Questione di tempismo! Non so fino a qual punto il direttore Avner Shalev abbia consultato i documenti messi a disposizione in questi giorni dal Vaticano, dopo 50 anni . Contrariamente all'opinione fin'ora circolante ( e voi comprendete a chi voglio alludere e perchè) l'azione di Pio XII per salvare gli ebrei fu energica: questo è quanto gli esperti che hanno consultato i documenti ci riferiscono e questo hanno pubblicato dal titolo, "Il tempo è galantuomo" a mia firma E-Polis di Firenze a p.11 del 30.03.07 e Il Giornale del 3.04.07.
Cordialmente,
Dr. Francesco Pugliarello Spett. Direzione,
voglio dire che sono molto in sintonia con quanto scritto dal sig. Lello Abbina e una tirata di orecchie al Nunzio apostolico Franco non sarebbe poi così male. In più voglio dire che la didascalia posta sotto l’effige del cardinal Pacelli nel Museo storico della Shoà in Israele non solo rispecchia la realtà storica ma è stata fin troppo “ cristiana”.
Alcuni esempi. Il cardinal Pacelli viene inviato al soglio pontificio nel marzo 1939 e ovviamente non solo nessuna condanna alle leggi razziali dell’Italia fascista del 1938, ma solo “SILENZIO” nonostante una missiva di condanna da parte del suo predecessore Pio 11° che era stato a riguardo ben trattato dall’archiatra pontificio dott.Petacci.
In seconda istanza vi fu in settembre 1939 lo scoppio si fa per dire della seconda guerra mondiale con il noto pretesto di Danzica ed invasione della Polonia da parte della Germania nazista. Una piccola riflessione a voce alta: solo dopo sei mesi dalla elezione a Papa del cardinal Pacelli lo scoppio della guerra mondiale ed anche in questo caso “SILENZIO”.
Può restare in silenzio un Papa difronte allo scoppio di una guerra e poi di quella portata? Ricordo ad esempio che per la guerra del golfo in Iraq ad esempio le prediche dalle finestre si sprecavano.
In terza istanza la deportazione degli ebrei di Roma e in questo consiglio di leggere o rileggere la lettera di Lello Abbina su Informazione Corretta.
In quarta istana se qualcuno dimentica c’è l’episodio delle fosse Ardeatine che tutti conoscono ma pochi sanno del “SILENZIO” del pontefice in questione difronte alla carneficina fatta da Kappler e Priebke. Forse avrà imparato da Pilato essendo stato sempre così bravo a “ tacere” a seconda dei suoi desiderata.
n quinta istanza la fuga di criminali nazisti in sud America nell’immediato dopo guerra (1945) Era la cosiddetta strada dei “TOPI” organizzata e diretta da monsignor Montini a cui va aggiunta la creazione dei comitati civici diretti dal dott. Gedda per combattere i comunisti che mangiavano bambini. E tutto questo è storia e non invezioni su presunti messia venuti a portare la pace sic! nel mondo.
Si potrebbe allungare di molto questo elenco soprattutto se venissero aperti gli archivi vaticani. Perché non vengono aperti? Cosa hanno da temere?
Un’ultima cosa vorrei dire a proposito di monsignor Bortone che mi ha anche addolorato quasi personalmente.
Durante la cerimonia tenutasi nel comune di Roma il 24 gennaio scorso in occasione della giornata del ricordo, Pio 12° è stato definito dal segretario di Stato Vaticano un “giusto”. Ora questa è un’offesa a quanti hanno veramente salvato degli ebrei dallo sterminio nazista pagando anche con la propria vita. E mi riferisco ad esempio a Giovanni Palatucci questore della città di Fiume nel lontano 43-44 quando funzionava a Triste la risiera di san Saba unico Lager nazista in Italia. Per chi non fosse informato intendo chiarire che il dott. Palatucci salvò circa 5000 ebrei dalla deportazione nei campi della morte, pagando alla fine con la propria vita nel campo di sterminio di Dacau nel febbraio 1945. Ancora una semplice riflessione: se un piccolo questore di Salerno come Giovanni, è riuscito a salvare tante vite umane, quante ne avrebbe potuto salvare un Papa parlando con la sua autorità morale? Non dimentichiamo che circa 80% delle SS Hitleriane erano cattoliche e questo dovrebbe bastare.
Quindi ritengo offensivo il paragone di monsignor Bertone e valga una volta per tutte la lezione: bisogna smettere di mistificare la storia perché sono duemila anni che questa”storia” viene adulterata e purtroppo i testimoni, in questo caso il popolo ebraico, danno fastidio.
Per finire un consiglio vorrei dare ai Gentili: il popolo ebraico va rispettato e lasciato in pace perché possa vivere e pregare l’Unico D.o creatore del cielo e della terra.
Grazie e spero che questa lettera venga pubblicata
Avram Canetti
redazione IC
Premesso che in una famiglia antifascista e anticlericale (ancorché
cattolica) come la mia, nonni e genitori hanno sempre avuto una pessima
opinione di Pio XII, se non ci sono prove certe dell'acquiscenza del papa
nei confronti di Hitler, la protezione offerta dal Vaticano ai fuggiaschi > nazisti è invece ampiamente dimostrata (e mi sembra ben più grave).
Vi invito però a considerare che la situazione politica attuale sta
evolvendo in modo tale da 'ridimensionare' i torti del discusso Pontefice,
e in modo totalmente inaspettato.
Rispetto alla politica tedesca, Pio XII non fu certo l'unico in Europa a
sottovalutare gli indizi dell'espansionismo di Hitler, e la gestione della
'Soluzione Finale' fu molto accorta: persino gli ebrei di Palestina
ignoravano cosa succedeva ad amici e parenti, e gli Alleati scoprirono
tutto l'orrore dei lager solo quando ci misero materialmente piede.
Ora invece tutti hanno davanti agli occhi le prove orribili e sanguinose
di un radicalismo islamico che propone dichiaratamente lo sterminio di
Israele e la sottomissione (o peggio?) dei cristiani, ma il mondo intero
(e soprattitto l'Occidente) non fa niente, non dice niente, non propone
niente. Non solo continua a ignorare i continui attacchi a Israele ma
continua a ignorare le centinaia di migliaia di cristiani uccisi nei paesi
islamici, le vessazioni e le aperte persecuzioni.
Politica, finanza, industria, cultura continuano a relazionarsi con chi
non fa mistero delle proprie mostruose teorie e molti, come allora, non ci
trovano niente da ridire.
A mio avviso, quindi, la prospettiva storica ridimensiona
(paradossalmente) le responsabilità di Pio XII e drammatizza quelle dei
nostri attuali governanti.
Francesca
Non è vero che Pio XII non sapesse. Il Vaticano ricevette informazioni sulle politiche naziste di sterminio degli ebrei da più fonti
cordiali saluti
Che strano trovare tante persone che nella rubrica "dite la vostra"
difendono Pio XII. E che strano che "informazione corretta" sia così
scorretta e parziale nell'attaccare il papa. Si tocca sempre gli stessi
argomenti senza contestualizzarli storicamente. Non è che se il papa avesse
parlato e questo avesse portato a migliaia di morti in più e magari
all'impossibilità di salvare i 700mila ebrei salvati da Pio XII
"Informazione corretta" troverebbe modo di indignarsi? L'ideologia, cari
amici, trova sempre modo di motivare l'odio. E voi fate male a odiare i
cattolici e Pio XII, anche perchè più del suo silenzio valgono le sue opere.
E anche su questo non ci sono ombre.
Luigi Residori
Abbiamo scelto di di dare risalto alle opinioni più critiche con la nostra posizione, e questo è il motivo per cui nella rubrica "Dite la vostra" ha trovato " tante persone che difendono Pio XII". Il numero di "700mila ebrei salvati da Pio XII " non è oggi considerato attendibile dagli storici.
Ed'è quanto meno dubbio che condannando il nazismo, scomunicando solennemente chi via deriva e chi compiva i crimini contro l'umanità, o anche solo intervendo per fermare la deportazione degli ebrei romani Pio XII avrebbe peggioratto le cose.
Cordiali saluti
redazione IC
Questa volta, cari amici d' Informazione corretta, a proposito di Pio XII avete scritto delle sciocchezze. Succede a tutti e non per questo vi stimo di meno. Giovanni Del Zoppo
Può dirci quali ?
cordiali saluti
Redazione IC
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