Olmert ribadisce: Hamas deve riconoscere Israele e rinunciare al terrorismo
ma per l'Europa non sono condizioni così importanti
Testata: Corriere della Sera
Data: 12/03/2007
Pagina: 13
Autore: Mara Gergolet
Titolo: Il summit Olmert-Abu Mazen si arena sul governo di unità

Dal CORRIERE della SERA del 12 febbraio 2007:

GERUSALEMME — Come a una cerimonia, a cui gli obblighi di società impongono di partecipare, Olmert e Abu Mazen si presentano puntuali, a Gerusalemme, a rispettare gli impegni presi. «Il valore di questo vertice sta tutto nella sua esistenza», dicevano nell'ufficio del premier israeliano, visto che da entrambe le parti le aspettative erano talmente «basse da rasentare il livello del suolo». Sono usciti, il premier israeliano e quello palestinese, assicurando che le due ore passate insieme sono state «costruttive, ci siamo accordati per ulteriori discussioni». Sorridenti, e cordialmente in disaccordo su tutto ciò che sul tavolo c'era di importante.
Il governo di unità nazionale. È questo il nodo centrale attorno al quale s'è attorcigliata questa fase dei rapporti israelo-palestinesi. Tre condizioni, ripete Olmert, sempre le stesse: riconoscimento d'Israele, rinuncia al terrorismo, accettazione degli accordi di pace. Richieste che Abu Mazen — ieri chiedeva a Olmert di guardare all'unità nazionale «come a un passo positivo» — sa bene che Hamas non accetterà mai. Non si smuoveranno, gli islamici, oltre quella concessione espressa alla Mecca di «rispettare» gli accordi di pace.

Concessione ? Hamas di fatto ha ribadito che non riconosce Israele, che vuole la guerra e la riprenderà il prima possibile, che non rinuncerà al terrorismo. E tutto questo chiedendo denaro a Israele e alla comunità internazionale. Dove sarebbe la "concessione" a Israele ?

È bastata già quella dichiarazione, perché ieri il numero due di Al Qaeda, Ayman Zawahiri, li accusasse d'esser finiti «nel pantano della resa», di avere, pur di tenersi le poltrone, «consegnato agli ebrei gran parte della Palestina».
Se c'è da cercare i passi «costruttivi», è nelle questioni minori. L'apertura del valico di Karni a Gaza in notturna fino alle 11, e soprattutto i progressi sul rilascio del soldato rapito Gilad Shalit. «Farò il possibile, perché avvenga prima che s'insedi il nuovo governo», avrebbe promesso — dice la
France Presse — Abu Mazen. Ieri circolavano voci sull'accordo per il rilascio di un importante prigioniero palestinese.
È evidente, però, che quest'ultima partita israelo-palestinese si gioca sui «rapporti esterni» che il nuovo governo palestinese (quando nascerà, Haniyeh ha chiesto altre 2 settimane) sarà in grado d'instaurare.
Israele non intende rinunciare allo schema del boicottaggio: blocco economico e isolamento internazionale, le «sanzioni» concertate che hanno schiantato in soli sei mesi il primo governo Hamas.

Occorre ricordare che il "boicottaggio" consiste semplicemente nel blocco degli aiuti economici forniti direttamente al governo. Denaro è continuato ad affluire alle casse dell'Autorità palestinese, fornito direttamente ad Abu Mazen.

Però si sta accorgendo che l'Europa non è disposta a seguirlo. Preoccupa moltissimo a Gerusalemme — ricostruisce
Yedioth Ahronot —la dichiarazione finale del vertice Ue: chiede ai palestinesi di «avere una piattaforma che rifletta
i principi del Quartetto», non più che li «incontri». Niente richiesta nero su bianco a Hamas di riconoscere Israele. L'aveva detto D'Alema. Ma quella posizione, che in Europa si vede come unico possibile appiglio per dar una chance ad Abu Mazen, è ormai comune alle 27 cancellerie Ue, da Madrid a Berlino.

L'Europa vuole favorire Abu Mazen o la pace ? Finché il presidente palestinese non combatte il terrorismo e la volontà di Hamas di distruggere Israele le due cose non coincidono affatto.


E allora, Olmert prova a sparigliare il tavolo. «Siamo pronti a prendere seriamente in considerazione la proposta di pace saudita (2002, ndr) », dice prima d'incontrare Abu Mazen. Il ritiro israeliano entro i confini del '67 in cambio nel riconoscimento dello Stato ebraico da parte del mondo arabo. Sharon non l'aveva mai accettato il piano, neppure Olmert prima d'ora. Un segnale ai sauditi, e a quell'asse sunnita che si contrappone all'Iran e ai suoi alleati Hezbollah e Hamas.

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