L'America vuole continuare a difendersi dal terrorismo
in testa ai sondaggi, nella corsa alla Casa Bianca, c'è Rudolph Giuliani, il sindaco dell'11 settembre
Testata:
Data: 28/02/2007
Pagina: 1
Autore: Martin Pillitteri
Titolo: La Trilogia dei Clinton o Rudy for President?

Da RAGION POLITICA del 28 febbraio 2007:

Tra party Hollywoodiani organizzati per finanziare le campagne elettorali dei candidati alle primarie e la cerimonia degli Oscar, i media non hanno resistito alla tentazione di fondere lo show business
con la politica. News, motion picture, politica, è un cocktail che frutta sempre dividendi a tutti: all'audience dei telegiornali, alle tasche dei candidati che concorrono alle primarie e anche alle major cinematografiche che, grazie a personaggi come Obama e Hillary Clinton, hanno già messo in cantiere materiale prezioso per i prossimi film. Dopo tutto, le storie di un giovane candidato di colore e quella dell'ex first lady che diventa the first lady president, sono sceneggiature con un tale appeal alle quali le major americane non rinunceranno facilmente. Ma Hollywood da che parte sta, con Obama o Hillary?

Secondo le profondissime e impeccabili analisi socio politiche maturate dai corrispondenti della Rai, Hollywood avrebbe già incoronato Obama. Hollywood è innamorata dell'idea di un candidato nero che viene eletto presidente degli Stati Uniti d'America, hanno proferito i vari giornalisti da New York. Infondo, il giovane senatore di colore, sempre secondo questi impeccabili osservatori della società e della politica americana, incarnerebbe alla grande la visione dell'America kennediana. Anche se in questa analisi superficiale c'è un po' di verità, è pur sempre vero che Hollywood non disdegna le donne al potere, (tutte tranne Condoleezza Rice) ma soprattutto ama i sequel, le sequenze. Dal punto di vista cinematografico, The Clinton Returns è la più logica sequenza dopo Bill Clinton in the White House. Visto che Hollywood pensa sempre a lungo termine, c'è da scommettere che Steven Spilberg e company stiano già pensando anche alla pare terza: Chelsea Clinton, se non for president, almeno come Secretary of State. The Clinton Trilogy può vendere più di Guerre Stellari, Batman e Superman!

Ma una cosa è la fiction e una cosa è la realtà. Hollywood e i grandi giornali come il New York Times peccano di un grande limite: sono generalmente alienati dalla realtà. Da una parte, la creatività e le finanze di Hollywood sono sempre più messe al servizio dell'audience cosi detta «liberal», quella composta, per intenderci, da terzomondisti, pacifisti, ecologisti, idealisti, attivisti, filantropi, figli dei fiori, gli artisti disoccupati e i difensori dei diritti civili. Dall'altra, giornali come il New York Times e i telegiornali della Nbc, Abc e Cbs, hanno da tempo smesso di informare con serietà per far spazio alla propaganda contro Bush e i valori dell'America conservatrice. Le sceneggiature dei film, il taglio dei servizi dei telegiornali e gli editoriali dei quotidiani, infatti, speculano con molto cinismo sulla tesi secondo la quale il terrorismo islamista non è altro che la conseguenza della politica estera dei paesi liberi e che, nonostante Bin Laden si sia assunto i crediti dell'11 settembre, è stata in realtà la Cia o il Mossad ad aver cospirato l'attacco alle World Trade Center.

Tra la fiction e le tesi delle cospirazioni esiste anche una realtà che i media americani e europei non si impegnano a comunicare: Rudy Giuliani è avanti in tutti i sondaggi. I poll mostrano che l'ex sindaco di New York è in testa sia nei confronti degli altri repubblicani come John McCain per le primarie del suo partito, e vanta anche più preferenze di Obama e Hillary. Anche se una fetta dell'elettorato repubblicano non è d'accordo su certe posizioni di Giuliani (questi favorisce la ricerca sulle cellule staminali e l'aborto), l'ex sindaco di New York ha vissuto sulla sua pelle il dramma storico dell'11 settembre e ha espresso senza se e senza ma di voler proseguire il «copione» della lotta al terrorismo iniziata da Bush. A differenza di Hollywood e della cultura politically correct del New York Times, Rudy Giuliani è più che consapevole di come la guerra al terrorismo non sia una «fiction» sponsorizzata dalla Cia bensì una battaglia vera, lunga e dolorosa che questo presidente ne il prossimo potrà ancora sancirne THE END.

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