Una notizia data per vera e imminente
Ma è solo una ipotesi di legittima difesa
Testata: Corriere della Sera
Data: 25/02/2007
Pagina: 12
Autore: Davide Frattini
Titolo: Gli israeliani trattano con l'America per colpiore l'Iran

Oggi, 25/02/2007, il giornali sono pressochè unanimi nell'annunciare che " Israele è pronto a colpire l'Iran ", mentre la notizia vera, perchè si basa sulle dichiarazioni dello stesso presidente iraniano Mahmoud Ahmadinejad, dovrebbe essere l'opposto, e cioè che l'Iran, dal momento che possiederà l'atomica, attaccherà con le armi nucleari Israele. Ma l'informazione capovolta vuole, appunto, l'incontrario. Per cui è Israele che sta per colpire. Cosa che potrebbe anche succedere, la legittima difesa è prevista in tutti codici. Ma finora nessuno l'ha annunciata. A differenza del nuovo Hitler di Teheran. Ma se lo dice lui non fa più notizia, se mai l'ha fatta. Ecco la cronaca da Gerusalemme di Davide Frattini sul CORRIERE della SERA a pag,12:

GERUSALEMME — Israele avrebbe chiesto agli americani di aprire ai suoi jet i cieli sopra all'Iraq. Un corridoio aereo che porta a Teheran e alla guerra. Un'alta fonte della Difesa ha raccontato al quotidiano britannico Daily Telegraph
che i negoziati con Washington per ottenere il permesso sono già avviati. «Dobbiamo essere pronti per qualunque scenario. Questioni come questa sono cruciali e vanno risolte subito. Se non lo facciamo ora, potremmo trovarci in una situazione in cui aerei israeliani e americani si sparano a vicenda».
Il giornale spiega che lo Stato ebraico avrebbe accelerato la preparazione per un attacco. Il premier Ehud Olmert ha prolungato di un anno l'incarico di Meir Dagan a capo del Mossad, proprio per evitare cambiamenti nella strategia dei servizi segreti, cruciali nel recuperare informazioni sui siti nucleari iraniani. Eliezer Shkedi, il generale che comanda l'aviazione, starebbe pianificando l'operazione militare.
Efraim Sneh, viceministro della Difesa, ha smentito le rivelazioni del Daily Telegraph. «Sono informazioni senza fondamento. I governi occidentali che vogliono evitare un coinvolgimento diplomatico diretto contro l'Iran usano queste storie per spostare l'attenzione dalla necessità di sanzioni economiche immediate». Inviati dei cinque Paesi membri permanenti del Consiglio di sicurezza dell'Onu (Stati Uniti, Gran Bretagna, Francia, Cina, Russia) e della Germania si incontrano domani a Londra per discutere la risposta da dare a Teheran, dopo la denuncia dell'Aiea: l'Iran ha ignorato l'ultimatum del Consiglio Onu e ha esteso il suo programma di arricchimento dell'uranio.
«Lo sforzo profuso per fermare gli ayatollah — racconta un'altra fonte al Daily Telegraph —èsenza precedenti nella storia di Israele». Le analisi del Mossad prevedono che se l'Iran non viene fermato, nel 2009 potrebbe avere abbastanza materiale nucleare per produrre una testata atomica. Sneh ripete che i tempi per il governo Olmert sono più stretti. Ex generale dei paracadutisti, era stato incaricato dall'allora premier Yitzhak Rabin di seguire il dossier iraniano già negli anni Novanta. Sneh è convinto che all'Iran basti ottenere la tecnologia per «cancellare» Israele. «Saranno in grado di distruggere il sogno sionista senza dover schiacciare il bottone».
All'inizio di gennaio, il britannico
Sunday Times aveva delineato i piani di attacco — anche il quel caso smentiti — che l'aviazione starebbe preparando nel quartier generale a Tel Aviv. I piloti si starebbero già esercitando al volo di 3000 chilometri, andata e ritorno da Teheran. I jet verrebbero armati con mini-bombe atomiche che dovrebbero distruggere i laboratori sotterranei. Un'altra ipotesi è quella di rallentare per anni il progetto iraniano colpendo l'ingresso ai bunker dei siti nucleari: la struttura rimarrebbe intatta ma non sarebbe accessibile per lungo tempo. Dall'Australia, Dick Cheney, vicepresidente americano, ha ribadito che per fermare gli ayatollah «tutte le opzioni sono ancora sul tavolo». «Sarebbe un errore permettere a una nazione come l'Iran di diventare una potenza nucleare». Da Teheran, gli ha replicato Manouchehr Mottaki, ministro degli Esteri: «Gli Stati Uniti non sono nella posizione di poter imporre un'altra crisi ai loro contribuenti, l'attuale situazione costa già molto cara. Ci siamo comunque preparati a due scenari. Preferiamo quello basato sul dialogo».

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