Non dire notte, il romanzo appena uscito di Amos Oz
Cosa ne pensano Elena Loewenthal e altri scrittori israeliani
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Data: 24/02/2007
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Autore: Elena Loewenthal-Davide Frattini
Titolo: Non dire notte di Amos Oz

L'uscita di un romanzo di Amos Oz cattura sempre la nostra attenzione. Pubblichiamo dalla STAMPA di oggi 24/02/2007 una nota di Elena Loewenthal, sua traduttrice (su TUTTOLIBRI), e una attenta cronaca della scena letteraria israeliana di Davide Frattini dal CORRIERE della SERA.

Elena Loewenthal:

«L'opera di Oz ha una certa quale intimità con il misterioso, un certo contatto visivo con l'invisibile, se volete; riesce a dare un aspetto verosimile al surreale», disse Arthur Miller in occasione di un incontro con lo scrittore israeliano. Quest'ultimo il tre marzo sarà a Pordenone per il festival che, giunto alla tredicesima edizione, la città, insieme all'associazione Thesis, «Dedica» quest'anno proprio a lui. Due settimane che prendono le mosse dall'incontro con l'autore, sabato 3 marzo alle 16,30, al teatro comunale. Non mancherà certo di rinnovarsi, in quell'occasione, quell'impagabile incontro fra verosimile e surreale, fra mistero e solarità, che si legge in filigrana in tutta l'opera di Amos Oz ed è specchio fedele, compassionevole ma anche impietoso, della natura umana. E' così anche nell'ultimo suo romanzo in uscita in Italia, «Non dire notte» (sempre per Feltrinelli), è così anche quella fantasiosa divagazione sul mestiere di scrivere e quello d'inventare storie, che sta nel libro cui sta lavorando, ancora inedito in Israele ma già dotato di un titolo «forte»: «Rhyming Life and Death». E' sempre così che lo scrittore incanta il suo pubblico: musicando la vita, e con essa la morte. Merito della sua arte ma fors'anche di quella tradizione ebraica aperta, flessibile, che egli delinea in questo saggio inedito in italiano e contenuto nel volume biografico preparato per il festival «Dedica».

Davide Frattini:

GERUSALEMME — È la generazione di piazza Rabin. Quelli che avevano vent'anni o giù di lì quando il primo ministro venne assassinato. Quelli che la notte del 4 novembre del 1995 erano a manifestare davanti al municipio di Tel Aviv e che hanno continuato a tornarci ogni anno.
E' la generazione degli esausti. Quelli che sono diventati adulti e genitori, mentre il processo di pace perdeva i suoi figli. «Se abbiamo qualcosa in comune è l'incertezza — dice lo scrittore Etgar Keret, 39 anni, pubblicato in Italia da e/o —, ci legano elementi negativi: il disincanto, la demistificazione. Non crediamo più alle soluzioni. Vogliamo leggere e scrivere di quello che succede nelle nostre vite, non in questo conflitto».
In fuga dall'impegno e dalla tutela dell'oligarchia letteraria (Amos Oz, A.B.Yehoshua, David Grossman), i giovani scrittori infilano nei loro libri quei pezzi di Israele che prima restavano ai margini, come nella società. «Fino alla metà degli anni Novanta — scrive Rochelle Furstenberg sul quotidiano Haaretz — il modello era ashkenazita, maschio, laico,
sabra (nato qui, ndr) ». Adesso Dudu Bosi racconta (in Nobile selvaggio) dell'adolescenza in un sobborgo a sud di Tel Aviv, tra povertà, crimine e soprattutto esuberanza yemenita. Le donne parlano di maternità e delle ansie per i figli. Con Zeruya Shalev (Mondadori e Frassinelli), Orly Castel-Bloom (e/o), Avirama Golan, la mamma ebraica iperprotettiva alla Philip Roth viene rivelata per la prima volta da dentro. In queste storie personali e familiari, la Storia rimane alla porta, ma continua a bussare. Eshkol Nevo (nipote di Levi Eshkol, primo ministro negli anni Sessanta) descrive la Nostalgia per la casa, una malinconia che resta comune a israeliani e palestinesi. Nel romanzo appena pubblicato da Mondadori, le liti di vicinato si sovrappongono agli scontri tra Vicini, fino alla notte del 4 novembre 1995. «Alla fine in questo Paese — commenta Furstenberg — nessuno può davvero rimuovere le tragedie collettive dalla vita privata».