E se le "aperture" iraniane servissero a dividere ancora di più Europa e America?
un dubbio più che legittimo
Testata:
Data: 13/02/2007
Pagina: 7
Autore: Luigi Spinola
Titolo: Timide aperture dall’Iran (anche per dividere Europa e Usa)
Luigi Spinola sul RIFORMISTA del 13 febbraio 2007 solleva qualche dubbio suul'"apertura" iraniana: non è chiaro se sarà di sostanza o di forma, ed'è chiaro che potrebbe servire a dividere Europa e Stati Uniti. 

Uno scampolo di senso critico in un panorama mediatico che concede più credito alle  parole di ambigue Ahmadinejad che alle chiare prove esibite dagli Stati Uniti.
Ecco il testo


A pochi giorni dalla scadenza dell’ultimatum fissato dalla risoluzione Onu del 23 dicembre, giungono dall’Iran timidi ma significativi segnali della volontà del regime di tornare a battere le vie della diplomazia. Teheran evidentemente teme le nuove sanzioni che il Consiglio di Sicurezza potrebbe varare di fronte al persistente rifiuto di sospendere le attività nucleari. E si muove, puntando a spaccare il fragile fronte che si era unito intorno alle prime, blande misure punitive. Così nel giorno dell’anniversario della rivoluzione islamica, che doveva quest’anno celebrare «l’orgoglio nucleare iraniano», Mahmud Ahmadinejad ha usato toni quasi dimessi, perlomeno rispetto agli standard ai quali ci ha abituato finora, esprimendo una generica disponibilità al dialogo. Disponibilità al dialogo confermata e precisata sempre domenica dal capo dei negoziatori iraniani Ali Larijani che ha sottolineato, alla Conferenza internazionale sulla sicurezza di Monaco, la volontà iraniana di riprendere la trattativa per giungere a una soluzione negoziata della crisi. Larijani ha annunciato collaborazione con l’Agenzia Internazionale dell’Energia Atomica e promette di elaborare - nell’arco di tre settimane - le modalità per risolvere tutte le questioni in sospeso.
Difficile accertare al momento se la parziale apertura iraniana toccherà solo la forma o anche la sostanza del contenzioso. Larijani ha segnalato la disponibilità iraniana a discutere «limitazioni tecniche» all’arrichimento dell’uranio - che ne escluderebbe un uso per scopi militari - e la possibilità di un accordo multinazionale sulle gestione del processo di arricchimento stesso. Se domenica Ahmadinejad e lo stesso Larijani avevano ribadito l’intenzione di procedere con le attività di arricchimento, il portavoce del Ministero Affari Esteri Mohammed Ali Hosseini ieri ha parzialmento corretto la linea indicando la disponibilità a discutere anche di una sospensione, a patto che il dossier nucleare esca dal Consiglio di Sicurezza per tornare ad essere discusso in seno all’Aiea. Sembra quindi profilarsi un ritorno a quella accorta e sapiente diplomazia, la cosidetta «tattica del salame», che aveva permesso al regime fino all’avvento di Ahmadinejad, oggi sotto accusa in patria per l’incauta gestione del dossier nucleare, di evitare uno scontro diretto con la comunità internazionale.
Non dovrebbe essere difficile convincere Putin più che mai intenzionato a contrastare «l’unilateralismo americano» e a proteggere gli interessi russi in Iran. Ma l’invito iraniano potrebbe essere accolto anche dall’Europa. Dopo gli incontri di domenica a Monaco arrivano prudenti segnali di disponibilità da parte della diplomazia europea. Javier Solana ha definito costruttivo il breve colloquio con Larijani, segnalando la volontà di portare avanti il dialogo mentre il ministro degli Esteri della Germania Frank-Walter Steinmeier ha riconosciuto: «L’interesse dell’Iran a tornare al tavolo del negoziato. Adesso - ha aggiunto - dobbiamo studiare le proposte che arrivano da Teheran».
Qualora si confermasse, l’apertura europea difficilmente sarebbe ben accolta a Washington. Gli Stati Uniti sembrano puntare a un’escalation con Teheran, sia sul tema dell’espansionismo iraniano, sia sul dossier nucleare. Le morbide sanzioni varate sotto Natale sono state accettate a malincuore da Washington, come il passo iniziale di un processo volto a far salire gradualmente la pressione nei confronti di Teheran. Gli americani hanno già apertamente criticato, per bocca dell’ambasciatore all’Aiea, la riluttanza europea ad usare «tutti i mezzi di pressione non militari» nei confronti dell’Iran, e in particolare la mancata adesione alle sanzioni finanziari unilaterali varate da Washington. L’Europa ieri ha parzialmente sanato il dissidio trovando finalmente un accordo che permetterà l’applicazione delle sanzioni Onu passate a dicembre. Ma non sembra per il momento intenzionata ad andare oltre. Una incrinatura nei rapporti transatlantici che l’astuta apertura iraniana potrebbe sensibilmente allargare.


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