Per ottenere il visto d'ingresso nel Paese di Maometto, dove vige un'interpretazione particolarmente rigida della sharia , bisogna infatti dichiarare, come chi scrive ha fatto qualche mese fa, «di essere a conoscenza delle sanzioni conseguenti al traffico illecito di stupefacenti e al possesso non autorizzato di medicinali antidepressivi che prevedono in Arabia Saudita la condanna alla pena capitale». Perché, in pratica, se ti beccano con una confezione di Adepril, Triptizol, Mutabon o di Dominans senza un'adeguata certificazione, ti tagliano la testa a colpi di spada nel cortile davanti a una moschea, ti impiccano al grido di «Allah Akbar», o ti lapidano di venerdì. E hai voglia a spiegare che sei straniero, come i 2/3 dei condannati, e non lo sapevi, che soffri di attacchi di panico o di ansia e quindi hai bisogno delle tue pilloline quotidiane, oppure che è vero che la vita fa schifo ma che però il boia sembra una soluzione un tantino esagerata... Senza dimenticare che a Ryad e Jeddah, dove un anno fa (secondo il sito locale www.alarabiya.net, che citava fonti governative) erano almeno 126 le persone detenute nel braccio della morte per crimini commessi prima di aver compiuto i 18 anni, sono considerati reati degni del capestro anche la stregoneria (e vaglielo a spiegare che sono tutte balle alla Wanna Marchi), la masticazione di qat (che nel vicino Yemen è il passatempo nazionale), l'omosessualità (lo sa il diessino Franco Grillini?) e la produzione-distribuzione-assun zione di alcool. Il tutto in una pressoché totale assenza di garanzie processuali, tanto che spesso, secondo una dettagliata denuncia di Amnesty International, agli imputati viene negata la presenza di un avvocato o di una rappresentanza legale in aula, mentre alcuni prigionieri sono stati prelevati dalle loro celle e uccisi, senza che nessuno li avesse informati della loro sorte, e altri, stranieri o appartenenti a minoranze etniche, sono stati giudicati colpevoli e condannati al termine di processi celebrati in una lingua a loro sconosciuta, senza che fosse stato fornito loro un interprete. I curdi e i gay
Epperò tutti a scandalizzarsi per l'impiccagione del Caino di nome Saddam, per il processo fattogli in spirito di vendetta dalle nuove autorità dell'Iraq, per l'influenza degli Stati Uniti del perfido Bush, per gli insulti dei carcerieri, per il video dell'esecuzionegirato con un telefonino. E silenzio di tomba, di contro, per un povero cristo che non ha gasato curdi, non ha commesso genocidi, non ha sterminato sciiti, non ha dichiarato guerre o invaso altri Pae si, non ha fatto del male ad alcuno. Ma che magari ha altre colpe: è un po' depresso o un po' gay o un po' tossico o un po' maghetto. Un doppiopesismo che fa orrore come la pena di morte. Anzi, di più.
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