L'offensiva fondamentalsta e gli errori del multiculturalismo
di fronte all'immigrazione
Testata:
Data: 22/12/2006
Pagina: 25
Autore: Ariel Hassan
Titolo: Immigrazione: Immigrazione:
Dalla rivista del sindacato Uil  FABBRICASOCIETA' :

La UILM organizzerà nei prossimi mesi un seminario sull'immigrazione. Con questo articolo apriamo una discussione sul tema, nella speranza che i nostri lettori vorranno scrivere la loro.

Il nostro paese in pochi anni si è trovato ad invertire la sua tendenza demografica: in un arco di tempo molto ristretto infatti, il numero degli immigrati ha superato il numero di emigranti. I fenomeni migratori, come ci insegna la storia, non sono mai stati facili da governare e pongono interrogativi alla società ospitante su come rapportarsi con culture differenti. L'immigrazione in quanto tale può portare molta ricchezza, non solo economica, ma può divenire anche una concreta minaccia. Dobbiamo chiederci in sostanza che tipo di società avremo nei futuri anni. Una questione che il sindacato si deve porre poiché anche questa organizzazione può svolgere un importante ruolo nell'integrazione sociale. I fenomeni migratori hanno una forte capacità di trasformare la vita di un paese: sono in grado di arricchirlo e di farlo progredire culturalmente, basta pensare agli Stati Uniti, ma sono capaci anche di creare esclusione sociale, devianza e quindi criminalità. Oggi però il problema si fa più urgente, in quanto oltre ai fenomeni su scritti, con l'era della globalizzazione, l'immigrazione ha portato con sé anche il terrorismo e la cultura dell'odio. E' un fatto presente soprattutto nel nostro continente, l'Europa, che si è trovata di fronte a questo problema senza neanche rendersene conto. L'Inghilterra ha subito nel 2005 un attentato e ne ha sventati altri, di cui uno da pochi mesi. Quello che colpisce di più è il fatto che si è trattato di un terrorismo fatto in casa, ovvero organizzato da immigrati di seconda generazione, apparentemente integrati, ma che covano dentro di se un profondo odio, tale da spingerli a compiere atti di omicidio spietato. Le periferie parigine e di altre città francesi negli ultimi mesi sono esplose. Per alcune settimane infatti episodi di guerriglia urbana con non pochi episodi di razzismo, hanno messo a ferro L'Olanda, da sempre patria del multiculturalismo e della tolleranza ha assistito all'omicidio di due esponenti di spicco di questa società: Pym Fortuyn e Theo Van Gogh, l'uno un politico e l'altro regista, entrambi fortemente critici nei confronti della cultura islamica. Tutto questo a dimostrazione ancora una volta di una Europa senza spina dorsale: lentissima a capire i pericoli e inetta nell'affrontarli. E' un malessere che sta dando i suoi sintomi anche in Italia. Tra i numerosi episodi avvenuti di recente quello che ha colpito di più l'opinione pubblica italiana è stato l'assasinio di Hina Saleem, la ragazza Pakistana uccisa nel bresciano. Hina voleva integrarsi nella società italiana ma è stata uccisa con un omicidio premeditato organizzato dal padre e dall'intero clan maschile della famiglia. Insomma quello che è avvenuto è stato una condanna a morte più che l'uccisione di un padre iracondo e geloso. Una condanna che ha seguito anche i suoi riti tribali, come quello di rivolgere il volto della ragazza verso la mecca. Preoccupanti sono state le giustificazioni dell'atto da parte di alcuni intervistati che abitano nel vicinato della famiglia. Tutto questo a testimonianza di una culturae a fuoco la capitale francese. che non ha interiorizzato le leggi dello Stato Italiano e che propone l'istituzione in questo paese di una giustizia parallela. E' il fallimento del multicuralismo. C'è un filo sottile inoltre che lega questo fenomeno appena descritto con molti altri. Sintomi diversi ma dipendenti tutti dallo stesso male. La nostra rivista, aveva già denunciato le bandiere d'Israele bruciate in un corteo "per la pace"; un episodio mai avvenuto fino ad allora in questo paese. Quest'anno durante una manifestazione ad Assisi, sempre "per la pace", sono comparsi i cartelli inneggianti al leader del gruppo terroristico Hezbollah, Hassan Nasrallah. Per capirci colui che provocò la recente guerra in Libano. Per non parlare delle proteste contro le vignette comparse su un giornale danese e contro le dichiarazioni del Papa all'università di Regensburg. Proteste trasformatesi immediatamente in odio feroce nei confronti di tutto ciò che non è islamico e quindi palesemente strumentalizzate e organizzate dai predicatori dell'odio. Questa cultura nichilista, covata all'interno del nostro paese mira alla destabilizzazione della società laica e democratica. Si diffonde all'interno di moschee politicizzate, con l'obiettivo di creare una visione del mondo integralista e fanatica. Il fine è quello di reprimere i mussulmani che vogliono integrarsi e indottrinarli ad una cultura teocratica, antisemita e maschilista. Ma il nostro paese dopo la tragica esperienza del ventennio fascista non può permettersi la crescita al suo interno di organizzazioni con questi intenti politici. Associazioni che cercano di porsi come unici rappresentanti dell'Islam, cercando autorevolezza attraverso alleanze elettorali con partiti della sinistra italiana. L'indifferenza di fronte a questo problema rischia di creare una Europa con minoranze etniche e religiose a lei ostile. L'integrazione invece deve divenire un obbligo e non una variante. Magdi Allam a tal proposito nel suo ultimo libro "Io amo l'Italia" propone l'istituzione di un Ministero per l'Integrazione che ha il compito di far divenire l'immigrato parte integrante della realtà giuridica economica di un paese. A partire proprio dalla lingua come elemento determinante della cultura italiana. Una proposta brillante e innovativa che speriamo venga ascoltata dai politici di questo paese. Ma il compito di questo lavoro, ovvero di integrare i nuovi immigrati con il paese che ospita non può spettare solamente alle organizzazioni statali. Anche la società civile ha l'obbligo morale di relazionarsi con le diversità eliminando il più possibile l'emarginazione e l'esclusione sociale. Il sindacato oggi ha questo compito in quanto assieme alla chiesa è l'unica organizzazione sociale e non statale ad essere ramificata capillarmente in tutto il territorio italiano. La nostra organizzazione sindacale in particolare, è l'unica che ha condannato il terrorismo senza se e senza ma. E' un'organizzazione che ha fatto del laicismo la sua carta d'identità e che rimane disposta ad aprirsi alle diversità culturali e religiose senza mettere in discussione i valori laici e democratici che la contraddistinguono. Il rischio di trovare sacche di immigrati, sfruttati nei luoghi di lavoro e indottrinati dai predicatori dell'odio è troppo forte nel nostro paese, e noi come sindacato, dobbiamo opporci con tutte le nostre forze.

Cliccare sul link sottostante per inviare una e-mail alla redazione di Fabbricasocietà Corso Trieste, 36 - 00198 Roma - Tel. 85262200/213 - Fax 203