Fatti e non solo e sempre parole. Per la sera di giovedì 21 dicembre l’Unione dei giovani ebrei d’Italia ha promosso una manifestazione rigorosamente bipartisan contro il tiranno antisemita Mahmoud Ahmadinejad davanti all’ambasciata di Teheran in via Nomentana. Scopo dell’iniziativa promossa tramite tam tam su internet attraverso l’e mail teheran2007@libero.it è quella di convogliare quanta più gente possibile in solidarietà di studenti e manifestanti contro il regime che in questo momento potrebbe anche crollare da solo senza l’aiuto delle bombe intelligenti iraniane e israeliane. Magari semplicemente con un bombardamento di informazione e di blog che sulla rete girano ormai da anni.
Aderiscono alla fiaccolata un po’ tutte le organizzazioni giovanili della politica italiana: Forza Italia giovani, Sinistra giovanile, Azione giovani, Giovani della Margherita, Federazione dei giovani socialisti, Giovani Italia dei Valori, Giovani Verdi, Giovani dell’Udeur, Partito radicale transnazionale, Forum nazionale dei giovani, Giovani delle Acli, Federazione universitaria dei cattolici italiani, Unione degli studenti, Unione degli universitari, Movimento studenti cattolici, Azione universitaria, Associazione giovanile studenti iraniani, Generazione U, Giovani Musulmani d'Italia. Come si vede brillano per la propria assenza solo le sigle giovanili del partito di Diliberto e di quello di Bertinotti.
Strana circostanza questo menefreghismo marxista nei confronti di un governo nazional socialista e teocratico. Forse la versione 2006, rigorosamente islamically-correct, del patto Molotov-von Ribbentrop? In molti se lo chiedono ma ormai sono domande retoriche: purchè siano dittatori e anti americani, nonché anti israeliani, i comunisti ormai appoggerebbero pure un dei novelli Hitler.
Nel manifesto vergato dai giovani ebrei italiani si legge invece che il coraggio degli studenti di Teheran non merita gli squallidi distinguo politici all’italiana: “Tra le pieghe dell’intricata vicenda iraniana, tra i proclami nefasti di Ahmadinejad ed il tragicomico convegno negazionista della Shoà organizzato dalla diplomazia persiana, due giorni fa abbiamo assistito – più o meno consapevoli – ad una straordinaria lezione; impartitaci, con grande coraggio, da un manciata di studenti della facoltà di ingegneria di Teheran non organizzati e non affiliati (a quanto si sa) a particolari associazioni o a più o meno clandestini partiti politici. Questi ragazzi, nel mezzo di un intervento del presidente della repubblica islamica nell’aula magna dell’ateneo, si sono alzati in piedi al grido di “morte al tiranno”, decidendo di far sentire la propria voce. Ad ogni costo. Ben consapevoli dei pericoli e dei rischi a cui andavano incontro. Sicuri di ricevere le tre stelle che nell’assurda classificazione oscurantista designano lo “studente sovversivo”. Per incoraggiare questo coraggio ci vuole quindi tanta onestà intellettuale. E quindi sarà un bene esserci giovedì davanti a quella ambasciata, simbolo involontario del regime più infame del mondo.
Infine, una cronaca dal CORRIERE della SERA :
ROMA — La lettera è partita ieri mattina e, per il momento, è ancora senza risposta. Una ventina di righe appena, indirizzate a Bahram Ghasemi, l'ambasciatore iraniano in Italia. Ma che in realtà hanno un altro destinatario, Mahmud Ahmadinejad, il presidente che lunedì scorso all'Università di Teheran non ha trovato la solita folla sorrisi e applausi, ma la contestazione di un gruppo di studenti che lo hanno accolto al grido di «Morte al dittatore».
La lettera è firmata dal Comitato Teheran 2007, il cartello di associazioni che per dopodomani ha organizzato, proprio sotto l'ambasciata iraniana, una manifestazione di solidarietà con quel gruppo di coraggiosi contestatori. Un'iniziativa di Tobia Zevi, presidente dell'Unione giovani ebrei d'Italia, alla quale, dopo un appello sostenuto dal quotidiano il Foglio,
hanno aderito associazioni giovanili di varia ispirazione e colore politico: Giovani musulmani d'Italia, Forza Italia giovani, Sinistra giovanile, Azione giovani, Giovani della Margherita, Giovani Verdi, Arci ragazzi, Giovani delle Acli. Pieno spirito bipartisan con l'eccezione, almeno per ora, dei giovani comunisti.
In quelle righe il Comitato Teheran chiede all'ambasciatore un breve incontro nel corso della manifestazione per avere «ragguagli sulle condizioni degli studenti che hanno protestato». E chiede anche che una ristretta delegazione sia autorizzata a partire per Teheran a gennaio, in modo da poter incontrare gli studenti e parlare direttamente con loro «spinti dalla voglia di dialogare e confrontarsi».
L'appuntamento è per dopodomani all'angolo tra via Nomentana e via di Santa Costanza, a pochi metri dall'ambasciata. Nessuna bandiera, uno slogan un po' angosciante «Iran, dove sono finiti?», un palco sul quale si alterneranno i rappresentanti delle varie associazioni. I contatti sono stati appena avviati, ma è probabile la partecipazione (o almeno l'adesione) non solo dei giovani ma anche dei big della politica.
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