La propaganda di Yasser Abed Rabbo
e l'intervista fintamente equlibrata di u.d.g.
Testata:
Data: 16/10/2006
Pagina: 10
Autore: Umberto De Giovannangeli
Titolo: Gaza muore, l'Italia non chiuda gli occhi

Secondo Yasser Abed Rabbo, collaboratore di Abu Mazen,  "un milione e 400 mila palestinesi sono di fatto in ostaggio dell'esercito israeliano", "Gaza è isolata dal mondo e sottoposta alle continue incursioni militari israeliane", è "un' immensa prigione a cielo aperto" nella quale "si sperimentano nuove armi".
Alla propaganda dell'esponente palestinese si contrappongono le domande fintamente equilibrate di Umberto De Giovannangeli, che ricorda le posizioni israeliane solo per permettere all'interlocutore di argomentare le proprie tesi.
 
U.d.g. avrebbe potuto ricordare a Rabbo fatti indubitabili: dopo il ritiro israeliano dalla Striscia questa è divenuta la base di nuovi attacchi  terroristici ed è ad essi, e all'incapacità di bloccarli dimostrata dall'Autorità palestinese, che si devono la risposta israeliana e le attuali condizioni della Striscia, Israele non colpisce deliberatamente la popolazione civile, ma i terroristi. I quali dal canto loro non si fanno scrupolo di compiere o  progettare attentati ai valichi dai quali transitano merci e persone, creando  disagi che la propaganda palestinesi e un giornalismo disattento imputano agli israeliani.
D'alttro canto u.d.g. avrebbe utilmente potuto ricordare che non si contano le false accuse della propaganda palestinese: dall'uso dei proiettili all'uranio impoverito al "massacro di Jenin".
Su questo però, sembra che il passato non insegni nulla: ogni nuova accusa, sia pure non provata,  viene immediatamente ritenuta credibile
Ecco il testo:

«Gaza sta morendo nel disinteresse della comunità internazionale. Da mesi un milione e 400mia palestinesi sono di fatto in ostaggio dell'esercito israeliano. Gaza è isolata dal mondo e sottoposta alle continue incursioni militari israeliane. E in questa immensa prigione a cielo aperto ora si sperimentano anche nuove armi. Cos'altro deve ancora accadere perché il mondo decida di porre fine a questo scempio?». Un appello accorato e al contempo una drammatica testimonianza politica: a lanciarli è Yasser Abed Rabbo, membro dell'esecutivo dell'Olp, più volte ministro dell'Anp e oggi tra i più stretti collaboratori del presidente Abu Mazen. Sul futuro dei rapporti politici interni al campo palestinese, l'ideatore, assieme al leader della sinistra pacifista israeliana Yossi Beilin, dell'Iniziativa di Ginevra (il piano di pace promosso da politici, militari, intellettuali palestinesi e israeliani), è perentorio: «Hamas -dice Rabbo- deve decidere una volta per tutte se accettare in toto il “documento dei prigionieri”. Se non lo fa, il presidente Abbas non ha altra scelta che sciogliere il governo e indire nuove elezioni».
Israele nega che a Gaza siano state utilizzate nuove armi.
«Le informazioni in nostro possesso dicono l'esatto contrario. Gaza si sta trasformando in un laboratorio militare di Israele. Se le autorità israeliane non hanno nulla da nascondere perché non accettano che una commissione d'inchiesta dell’Onu verifichi la fondatezza di queste denunce? Cosa hanno da nascondere? Da parte nostra è garantita la massima collaborazione. Spero che la coraggiosa denuncia operata da Rainews 24 e dall'Unità non sia lasciata cadere nel vuoto dal governo italiano. Per quanto ci riguarda, siamo pronti a mettere a disposizione di chiunque ne facesse richiesta la documentazione che attesta decine di casi di palestinesi feriti o uccisi da armi non convenzionali. So che i medici dello Shifa Hospital di Gaza hanno chiesto a loro colleghi europei di visitare i nostri ospedali nella Striscia per rendersi conto di persona di ciò che viene denunciato. Ma Israele nega i permessi necessari».
Cosa è oggi la Striscia di Gaza?
«Una “gabbia” isolata dal mondo, dove sono rinchiusi 1 milione e 400mila esseri umani, costretti a vivere in condizioni disperate. A Gaza si stanno calpestando i più elementari diritti umani. Dall'inizio dell'assedio, oltre 290 palestinesi sono stati uccisi dall'esercito israeliano, e la stragrande maggioranza erano civili inermi: 135 erano bambini. A questi si aggiungono altri 80 palestinesi, tra i quali altri 25 bambini, morti per l'impossibilità di cure adeguate: negli ospedali i macchinari per dialisi funzionano solo in parte a seguito dei bombardamenti israeliani contro la centrale elettrica di Gaza. Questa è la tragica realtà».
Cosa chiedete all'Europa?
«Di non chiudere gli occhi e di essere conseguente alle affermazioni di principio. Se è vero che senza una soluzione politica della questione palestinese il Medio Oriente non conoscerà pace, allora si agisca per porre fine all'agonia di Gaza e per la ripresa di un processo di pace che porti ad un accordo globale, fondato sul principio di due popoli, due Stati in Palestina».
Israele sostiene di non avere un interlocutore credibile con cui rilanciare il dialogo.
«Abu Mazen è un presidente eletto dal popolo e con i poteri necessari per negoziare. Evidentemente Israele non vuole un interlocutore “credibile” ma uno di comodo con cui far finta di negoziare la sua “pace”. Abu Mazen non si presterà mai a questo gioco».
Abu Mazen è pronto da subito a sedere a un tavolo negoziale con Israele, così non è per il governo di Hamas. Che fine ha fatto la trattativa per la formazione di un governo di unità nazionale?
«La base programmatica per un governo di unione nazionale è chiara e definita da tempo, ed è quella indicata dal “documento dei prigionieri”. Hamas non può trascinare all'infinito la trattativa e giocare su più tavoli, deve decidere se accetta o no quel documento e con esso gli accordi sottoscritti dall'Anp».
E se la risposta fosse negativa?
«Allora ad Abu Mazen non resterebbe che sciogliere il governo e indire nuove elezioni. Non possiamo autocondannarci all'immobilismo e offrire nuovi pretesti a Israele per portare avanti la sua politica dei fatti compiuti, imposti sul terreno con la forza delle armi».

Cliccare sul link sottostante per inviare una e-mail alla redazione dell'Unità

lettere@unita.it