Con l'"equanimità" che lo contraddistingue, il segretario generale dell'Onu, Kofi Annan, ha criticato Israele per i morti palestinesi a Gaza da giugno.
Dimenticando che, dopo mesi di bombardamentio con i razzi katyusha, è stato il rapimento di un soldato israeliano a determinare il precipitare della situazione e una campagna israeliana diretta per altro contro i membri delle organizzazioni terroristiche.
Pe l'ennesima volta, viene anche annunciato l'imminente tracollo dell'economia della striscia, con conseguente catastrofe umanitaria.
Il tutto viene ripreso nell'articolo di Umberto De Giovannangeli pubblicato dall'UNITA' del 31 agosto.
Che chiude con un rapido cenno al tunnel scavato dai terroristi e scoperto dagli israeliani in direzione del valico di Karni, il principale transito di merci da e per la striscia di Gaza.
E' bene non far sapere che , se Israele ha di fatto sempre permesso che la striscia fosse raggiunta dai beni di prima necessità atti a scongiurare la ripetutamente annunciata crisi umanitaria, i principali responsabili delle reali sofferenze della popolazione palestinese sono proprio i terroristi palestinesi.
Se tale fatto diventasse troppo noto, qualcuno potrebbe chiedere che la missione a Gaza così apertamente auspicata da u.d.g. e dal suo giornale, si faccia a condizione che abbia per obiettivo disarmare Hamas, la Jihad e le Brigate al Aqsa.
Per chi non vuol neppure disarmare Hezbollah non sarebbe certo una prospettiva soddisfacente.
Ecco il testo:
DISPERAZIONE e morte. Emergenza umanitaria e scontri a fuoco. Un inferno in terra. È la Striscia di Gaza. Una guerra «dimenticata», un assedio che dura da oltre due mesi e che ha trasformato la Striscia in una prigione a cielo aperto popolata da 1 milione e 400 mi-
la persone. Ingabbiate. Isolate dal mondo. Alla vigilia della conferenza internazionale sui piani di ricostruzione in Libano, che si apre oggi a Stoccolma, il Programma Alimentare Mondiale delle Nazioni Unite (Pam) ha lanciato l’allarme sulle condizioni di vita a Gaza, che peggiorano di giorno in giorno e che rischiano di passare in secondo piano in seguito ai fatti libanesi. «L’economia sta precipitando», avverte Arnold Vercken, direttore del Pam nei Territori. «Industrie come quella agricola e ittica, che una volta costituivano l’ossatura dell’economia di Gaza, sono soffocate dall’attuale situazione e rischiano di perdere il mercato». L’agenzia Onu riferisce che in luglio dalla Striscia nessun prodotto agricolo è stato esportato e che oggi gli agricoltori vivono in condizioni di indigenza, senza nessun aiuto per riprendere la coltivazione dei terreni, dopo la distruzione di circa 400 ettari di terra coltivabile, delle condutture per l’irrigazione e delle serre. Circa il 70% della popolazione di Gaza è priva di sicurezza alimentare e la grande maggioranza dipende dall’assistenza delle Nazioni Unite per i bisogni basilari. «L’aumento della povertà - rileva Vercken - è visibile ovunque: le strade che un tempo brulicavano di traffico sono ormai vuote e silenziose. I negozi e i mercati sono aperti ma hanno pochissimi clienti e sempre più persone rovistano tra i rifiuti per trovare qualcosa da vendere». Ed è in questo scenario devastante che si è svolto l’incontro a Ramallah tra il segretario generale dell’Onu Kofi Annan e il presidente dell’Anp Abu Mazen. Il colloquio avviene in una giornata molto tesa: da Gaza giungevano infatti continui bollettini di guerra, mentre miliziani palestinesi e reparti dell’esercito israeliano si affrontavano nel rione Sajaya. Da Ramallah, Annan ha inviato parole dure in direzione di Israele. «Da giugno a oggi a Gaza oltre 200 palestinesi (225 secondo un bilancio del ministero della Sanità palestinese, ndr.) sono stati uccisi dal fuoco israeliano. Ciò deve cessare», ha detto Annan. Il numero uno del Palazzo di Vetro ha anche mostrato indignazione per la persistente chiusura dei valichi di transito di Gaza, cosa che rende esplosiva la situazione nella angusta Striscia.
Le parole di Annan si perdono nel clamore delle armi. La «battaglia di Sajaya» infuria per tutta la giornata. In serata, fonti locali affermano che nel popoloso rione di Gaza City almeno nove palestinesi, tra cui un adolescente di 14 anni, sono rimasti uccisi dal fuoco israeliano. Un decimo palestinese è stato ucciso l’altra notte da spari a Beit Lahya, nel nord della Striscia. Da giorni nella zona attigua a Sajaya sono impegnati reparti della Brigata di fanteria Ghivati e di carristi impegnati a distruggere le infrastrutture militari dell’Intifada: in particolari arsenali di armi e tunnel. Uno di questi è stato scoperto ieri in una piccola azienda di prodotti di plastica fra Sajaya e il valico commerciale di Karni, fra Gaza e Israele. Un ufficiale di Tzahal ha detto che era lungo 150 metri e «doveva essere utilizzato per un attentato».
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