Il mondo ebraico dà a questa provocazione gratuita una risposta pacata e riflessiva, indignata ma non violenta. Come risponderà il mondo non ebraico? Anzi, formuliamo meglio la domanda: risponderà? Un quotidiano della cristiana Danimarca offende Maometto, e la reazione colpisce gli ebrei. Interessa a qualcuno? Vale la pena di commentare questo fatto? O la solita risposta sarà sui due livelli paralleli: “Ma quanto si lamentano sempre, questi ebrei!” e “Sì, ma in fondo anche Israele…”?
Non vogliamo di certo confondere le legittime critiche alla politica dei governi israeliani con l’antisemitismo, anche se salta sempre fuori qualcuno che usa questo argomento per trasformare in legittima critica qualcosa che non lo è di certo. E neppure gli ebrei vogliono atteggiarsi a eterne vittime dell’umana ingiustizia. E men che meno consideriamo la Shoah come il punto centrale della storia del popolo ebraico, che da Mosè ad Einstein ha dato al mondo conquiste di civiltà e di cultura incancellabili ed innegabili: la Shoah in un tale contesto è stata la tragedia collettiva dell’Occidente, dell’Europa, e – perché negarlo – del Cristianesimo. Ma è un fatto che nell’Islam (e non solo) esiste oramai un meccanismo mentale per il quale ebrei e Shoah si collegano strettamente ad Israele, stravolgendo trasversalmente ogni riferimento storico e politico per piegarlo a questa esigenza.