Disinforma anche Robert Fisk
dobbiamo credere che nella redazione del quotidiano nessuno se ne renda conto ?
Testata:
Data: 15/08/2006
Pagina: 1
Autore: Roberto Fisk
Titolo: Il difficile comincia ora
L'UNITA', che pubblica gli articoli di Furio Colombo sulla disinformazione antisraeliana delle reti Rai, pubblica anche con regolarità gli articoli di Robert Fisk, giornalista britannico che disinforma sistematicamente a danno di Israele.
Il 12 febbraio 2006 nel suo articolo "Il difficile comincia ora", accusa Israele di crimini,cioè di deliberati bombardamenti contro civili, di cercare pretesti per colpire  le infrastrutture  libanesi; accusa i suoi militari di  essere "efficienti se si tratta di distruggere ponti, centrali elettriche, stazioni di rifornimento e edifici residenziali e se si tratta di uccidere centinaia di civili, ma notevolmente inefficienti se si tratta di schiacciare l’esercito di «terroristi» che hanno giurato di liquidare".
Fisk dimentica che l'esercito di terroristi (termine sempre scritto tra virgolette, a differenza di "guerriglieri") si fa scudo della popolazione civile e che Israele sarebbe senza dubbio riuscito a distruggerlo completamente se non avesse, contrariamente alle accuse della stampa internazionale, cercato di minimizzare le perdite di civili libanesi

Ecco il testo:


La vera guerra in Libano comincia adesso. Il mondo potrà credere - e Israele potrà credere - che il cessate il fuoco dell’Onu entrato in vigore alle sei di ieri mattina segnerà l’inizio della fine dell’ultima sporca guerra in Libano dopo un migliaio di civili libanesi e oltre trenta civili israeliani morti. Ma la realtà è molto diversa e non c’è da farsi illusioni: l’esercito israeliano, vacillante sotto il massacro di Hezbollah delle ultime 24 ore, si trova a dover fronteggiare la più dura guerriglia della sua storia. Ed è un conflitto che potrebbe benissimo perdere. In tutto almeno 39 - forse 43 - soldati israeliani sono stati uccisi nell’ultimo giorno di guerra dai guerriglieri di Hezbollah che hanno continuato a lanciare missili in territorio israeliano
Le autorità militari israeliane hanno parlato di operazioni di «pulizia» e di «rastrellamento» ad opera dei loro soldati a sud del fiume Litani, ma i libanesi hanno la sensazione che siano stati gli hezbollah ad eseguire il «rastrellamento». Ieri notte gli israeliani non erano riusciti ancora a raggiungere l’equipaggio morto di un elicottero abbattuto sabato notte da Hezbollah in una valle libanese. Ufficialmente Israele ha accettato il cessate il fuoco dell’Onu che impone la fine di tutte le operazioni militari offensive israeliane e degli attacchi di Hezbollah, dal canto suo Hezbollah ha dichiarato che rispetterà il cessate il fuoco – a condizione che nessun soldato israeliano rimanga in Libano. Ma 10.000 soldati israeliani – gli israeliani dicono 30.000 anche se nessuno a Beirut li prende sul serio – sono entrati in territorio libanese e al momento ciascuno di loro è un bersaglio per gli hezbollah. D’ora in avanti le operazioni di Hezbollah saranno dirette esclusivamente contro questa forza di invasione. Gli israeliani non possono permettersi di perdere 40 uomini al giorno.
Incapaci di abbattere gli F-16 israeliani che hanno distrutto gran parte del Libano, gli hezbollah da anni pregano e aspettano il momento giusto per potere attaccare l’esercito israeliano sul terreno. E ora hanno l’occasione di realizzare operativamente la loro campagna pianificata da tempo. Migliaia di membri di Hezbollah sono ancora presenti e armati nei villaggi collinari ridotti in macerie del Libano meridionale e, poche ore dopo che il loro leader, Sayed Hassan Nasrallah, sabato sera aveva ammonito gli israeliani che questi uomini li stavano aspettando sulle sponde del fiume Litani, gli hezbollah hanno fatto scattare la trappola uccidendo oltre venti soldati israeliani in meno di tre ore.
Israele stesso, secondo rapporti provenienti da Washington e New York, aveva progettato da tempo l’attuale campagna contro il Libano - provocata il 12 luglio dall’attraversamento della frontiera da parte di un commando di hezbollah, dall’uccisione di tre soldati israeliani e dal rapimento di altri due - ma sembra che gli israeliani non avessero preso in considerazione il piano operativo più ovvio dell’esercito dei guerriglieri hezbollah: resistere agli attacchi aerei e costringere l’esercito israeliano a rientrare in Libano per poterlo combattere ad armi pari. I missili hezbollah a guida laser – di fabbricazione iraniana così come la maggior parte degli armamenti israeliani sono di fabbricazione americana – sembrano aver causato sabato scorso notevoli devastazioni tra le truppe israeliane e l’abbattimento di un elicottero israeliano è stato un fatto senza precedenti nella lunga guerra contro Israele.
In teoria oggi i convogli umanitari potranno spingersi a sud per raggiungere le migliaia di sciiti libanesi intrappolati nei loro villaggi, ma nessuno sa se gli hezbollah aspetteranno diversi giorni – gli hezbollah, al pari degli israeliani, sono fisicamente stanchi – prima di consentire agli aiuti di raggiungere le cittadine ridotte in macerie del Libano meridionale. Atrocità sono state commesse fino all’ultimo in tutto il Libano. Come l’attacco ad un convoglio di auto che avevano a bordo 600 libanesi di religione cristiana provenienti dalla cittadina meridionale di Marjahoun. Scortati dai soldati dell’esercito libanese, sabato scorso erano diretti a nord lungo la valle della Bekaa quando sono stati bombardati dall’aviazione israeliana. I morti sono stati almeno sette, compresa la moglie del sindaco, una donna cristiana decapitata da un missile nella sua auto. Domenica (prima della tregua, ndr) nei quartieri occidentali di Beirut l’aviazione israeliana a distrutto otto caseggiati residenziali nei quali vivevano sei famiglie. Nel Libano meridionale sono morti dodici civili tra cui una madre, i suoi due figli e la loro cameriera. Un israeliano è stato ucciso da uno dei tanti razzi Katyusha sparati dagli hezbollah in territorio israeliano. I guerriglieri – «terroristi» per gli israeliani e gli americani, ma sempre più eroi nel mondo musulmano - hanno molti morti da vendicare anche se la loro leadership più che all’occhio per occhio sembra interessata a colpire l’esercito israeliano.
In questa fatale congiuntura nella storia del Medio Oriente – e nessuno deve sottovalutare l’importanza di questo momento per la regione – l’esercito israeliano non appare in grado di proteggere il suo Paese così come Hezbollah non è chiaramente in grado di proteggere il Libano. Ma se il cessate il fuoco non dovesse reggere alla prova dei fatti, come appare certo, né gli israeliani né gli americani sembrano avere piani per sfuggire alle conseguenze. Gli Stati Uniti hanno considerato questa feroce guerra una occasione per umiliare l’Iran e la Siria in quanto protettori di Hezbollah, ma l’impressione è che il tavolo sia stato già rovesciato. I militari israeliani sembrano efficienti se si tratta di distruggere ponti, centrali elettriche, stazioni di rifornimento e edifici residenziali e se si tratta di uccidere centinaia di civili, ma notevolmente inefficienti se si tratta di schiacciare l’esercito di «terroristi» che hanno giurato di liquidare.
«Il governo libanese è il nostro interlocutore per qualunque problema o violazione dell’accordo (sul cessate il fuoco)», ha detto il primo ministro israeliano Ehud Olmert quasi si rendesse conto che la tregua non reggerà. E questo naturalmente rappresenta l’ennesimo pretesto per Israele per attaccare le infrastrutture civili del Libano nel momento in cui Hezbollah dovesse colpire. Assai più preoccupanti sono, tuttavia, le vaghe condizioni della risoluzione del Consiglio di Sicurezza dell’Onu sulla forza multinazionale che dovrebbe occupare il territorio compreso tra il confine israeliano e il fiume Litani. Se infatti nelle settimane a venire Israele e Hezbollah fossero in guerra nel sud del Libano, chi davvero oserà inviare i propri soldati nella giungla del Libano meridionale?
Tragicamente e fatalmente per tutti quelli che sono coinvolti in questa tragedia la vera guerra in Libano comincia oggi.

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