Al direttore - “Il nemico ci attacca, noi ci ritiriamo; il nemico si arresta, noi lo molestiamo; il nemico è esaurito, noi lo attacchiamo; il nemico si ritira, noi lo inseguiamo” (Mao Tse-Tung 1930). La strategia Hezbollah in Libano e in medio oriente è chiara, è bene non dimenticare. Claudio Maldifassi, via Internet
Al direttore - Gli eventi del Libano ci sconvolgono e ci commuovono. Ma ancor più ci indignano le persistenti incomprensioni (basta leggere i giornali e guardare i tg) del dramma che sta vivendo lo stato d’Israele. Il suo esercito – tra i migliori del mondo e certamente il più motivato – ha sempre avuto ragione, in pochi giorni di combattimento, delle armate delle coalizioni degli stati arabi. Ora, dopo settimane di combattimenti, non riesce a piegare la resistenza degli Hezbollah. Per la prima volta, Israele non è in grado di risolvere da sé un conflitto. Ciò dimostra non solo che le milizie nemiche sono ben armate e preparate da tempo a sostenere un confronto con Israele, ma che usano anche la tattica di farsi scudo della popolazione civile. Con un cinismo che non dovrebbe essere dimenticato da quanti, da noi e in Europa, versano lacrime da coccodrillo sulle povere vittime innocenti, attribuendone la responsabilità agli israeliani. Giuliano Cazzola
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