Ora si scopre anche che dietro Hezbollah non c'è l'Iran
lo sostiene Robert Fisk, in un articolo che accusa Israele di
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Data: 17/07/2006
Pagina: 1
Autore: Robert Fisk
Titolo: La trappola di Hezbollah
Hezbollah si aspettava, secondo Robert Fisk, la reazione "crudele" di Israele, che in realtà si è concentrato sugli obiettivi del gruppo terroristico, che dal canto suo si fa scudo della popolazione civile.
Se Israele accusa l'Iran per le armi fornite ad Hezbollah manifesta, secondo il giornalista inglese uno "strano modo di ragionare": "Dal momento che quasi tutti i missili impiegati negli ultimi quattro giorni per uccidere i civili sono stati fabbricati a Seattle, a Duluth e a Miami negli Stati Uniti, milioni di libanesi sono autorizzati a pensare che ci sia l’America dietro il bombardamento del loro Paese".
A parte il fatto che le armi di Israele non sono state usate "per uccidere cvili", a differenza di quelle degli Hezbollah, che cercano intenzionalmente la strage, Fisk dimentica che Israele è stata attaccata e come farebbe ogni stato sovrano si sta difendendo, mentre Hezbollah ha dato vita ad un'aggressione a freddo che certamente rientra negli interessi di Teheran.
Dimentica anche che il "partito di Dio" è stato creato dall'Iran khomeinista, è un'emanazione militare ed ideologica del regime degli ayatollah.

La disinformazione di Fisk, originariamente pubblicata dall'Indipendente, è tradotta e importata in Italia dalla redazione dell'UNITA'.
Di seguito l'articolo pubblicato il 17 luglio 2006:



Il Libano, come al solito, paga il prezzo del conflitto tra israeliani e Hezbollah, cosa che senza dubbio gli hezbollah avevano calcolato quando mercoledì hanno varcato la frontiera israeliana e catturato due soldati israeliani nei pressi di Marwaheen.
Ma chi sta vincendo la guerra? Non certo il Libano, con gli oltre 90 civili morti e molte infrastrutture distrutte a seguito delle centinaia di raid aerei israeliani. Sta forse vincendo Israele? L’attacco missilistico di venerdì sera contro una nave da guerra israeliana al largo delle coste del Libano fa pensare piuttosto il contrario. Sono morti quattro marinai israeliani, due dei quali finiti in mare quando un missile teleguidato di fabbricazione iraniana ha colpito il natante della classe Hetz al largo di Beirut al crepuscolo.
I libanesi che sull’autostrada costiera avevano sopportato per anni il fuoco delle navi israeliane hanno gioito. Può anche darsi che non amino gli hezbollah, ma sicuramente odiano gli israeliani.
Tuttavia solo in queste ore sta emergendo un quadro più autentico, e spaventoso, della battaglia per il sud del Libano. L’attraversamento del confine israeliano, la cattura dei due soldati e l’uccisione di altri tre erano pianificati, secondo Hassan Nasrallah, il leader hezbollah sfuggito alla morte venerdì sera, già da oltre cinque mesi. E l’attacco missilistico di venerdì contro l’imbarcazione israeliana non è stato frutto dell’ispirazione dell’ultimo momento di un membro di hezbollah cui era capitato di scorgere il natante.
Appare ora del tutto chiaro che la leadership di Hezbollah – Nasrallah era il comandante militare dell’organizzazione nel sud del Libano – aveva calcolato con attenzione le conseguenze facendo affidamento sulla crudeltà della risposta israeliana per mettere a tacere ogni eventuale critica che dall’interno del Libano potesse essere mossa contro la loro azione. Hanno avuto ragione, le cose sono andate come previsto. La rappresaglia israeliana e’ stata persino più crudele di quanto immaginato da alcuni leader hezbollah e rapidamente i libanesi hanno messo la sordina a tutte le critiche nei confronti del movimento guerrigliero.
Hezbollah aveva previsto che gli israeliani avrebbero attraversato il confine libanese dopo la cattura di due soldati e hanno fatto saltare in aria il primo carro israeliano Merkava quando aveva superato il confine di appena dieci metri. Tutti e quattro i membri dell’equipaggio sono morti e l’esercito israeliano ha bloccato la sua avanzata. I missili iraniani a lungo raggio esplosi successivamente su Haifa erano stati preceduti solo qualche settimana prima da un aereo hezbollah senza pilota che aveva sorvolato per ricognizione il nord di Israele e poi aveva fatto ritorno atterrando nel Libano orientale dopo aver scattato una serie di foto. Queste foto non solo avevano fornito preziose indicazioni per la rotta dei missili hezbollah volti a colpire Haifa, ma avevano individuato anche il centro militare top-secret per il controllo del traffico aereo di Miron.
L’attacco successivo – mantenuto segreto dai censori di Israele – era diretto contro questa struttura. In questa struttura, che si trova a Miron e il cui nome in codice è “Apollo”, gli scienziati militari israeliani lavorano in grotte scavate nelle viscere della montagna e in bunker protetti da torrette, cani da guardia e filo spinato e osservano tutto il traffico aereo in arrivo e in partenza a Beirut, Damasco, Amman e altre città arabe. Gli hezbollah quindi prima di lanciare i missili su Haifa ne hanno lanciati diversi su Miron. Le grotte sono irraggiungibili, ma il fatto che gli hezbollah avessero preso di mira questo obiettivo ha profondamente colpito gli alti comandi militari israeliani. Il “centro del terrore mondiale” – o comunque immaginino il Libano – non solo poteva violare le loro frontiere e catturare i loro soldati, ma anche attaccare il centro nevralgico del comando militare del nord di Israele.
Poi sono arrivati i missili su Haifa e l’attacco all’imbarcazione israeliana. È ormai chiaro che anche questa riuscita operazione militare – gli israeliani erano talmente sprezzanti nei confronti del loro nemico che sebbene la loro nave da guerra fosse equipaggiata con cannoni e mitragliatrici Vulcan, non di meno non disponeva di dispositivi anti-missile – era stata pianificata mesi fa. Quando le imbarcazioni della classe Hetz hanno fatto la loro comparsa, Hezbollah ha posizionato una batteria di missili sulla costa a ovest di Beirut non lontano da Jnah e gli addetti ai missili si erano preparati per settimane per questo attacco. Ci sono voluti meno di 30 secondi per il missile di fabbricazione iraniana per arrivare sul bersaglio, colpire l’imbarcazione a mezza nave, mandarla in fiamme e uccidere i marinai.
Per ironia della sorte gli israeliani solo poche ore prima avevano invitato alcuni giornalisti ad unirsi alle unità della marina – avevano avuto il permesso di filmare i cannoni delle navi che sparavano sul Libano – e nel momento in cui Hezbollah ha colpito venerdì scorso l’imbarcazione israeliana, la stazione televisiva di Hezbollah, Al-Manar, ha cominciato a mostrare le immagini realizzate dagli operatori “al seguito”. Una scaltra mossa propagandistica.
Ieri gli israeliani insistevano sul fatto che il missile era di fabbricazione iraniana considerandola una prova del coinvolgimento dell’Iran nella guerra in Libano. Strano modo di ragionare. Dal momento che quasi tutti i missili impiegati negli ultimi quattro giorni per uccidere i civili sono stati fabbricati a Seattle, a Duluth e a Miami negli Stati Uniti, milioni di libanesi sono autorizzati a pensare che ci sia l’America dietro il bombardamento del loro Paese.

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