Mai anno è stato così nero per i diritti umani come il 2005. I maltrattamento nel carcere di Guantanamo a Cuba, gli abusi consumati nelle prigioni di Baghdad, i «voli della tortura», le migliaia di civili morti per un uso eccessivo della forza in Iraq e in Afghanistan hanno fatto scempio dei più elementari diritti dell’uomo. Il tutto in nome della lotta al terrorismo. Non fa sconti a nessuno il rapporto annuale di Amnesty International pubblicato ieri. Non li fa soprattutto a Stati Uniti, Russia e Cina per la politica adottata a favore della sicurezza, che ha sottratto risorse e attenzioni alle crisi nelle aree più povere del pianeta, la regione sudanese del Darfur in testa, con 180 mila morti e 2,5 milioni di sfollati per la guerra civile. «Il mancato rispetto dei diritti umani da parte dei Paesi occidentali - sottolinea il segretario generale di Amnesty, Irene Khan - rende più difficile l’azione verso altri Stati, come ad esempio Colombia e Uzbekistan, che usano l’antiterrorismo per giustificare la repressione degli oppositori».
In prima linea la denuncia sulle detenzioni illegali e la tortura. Amnesty stima in diversi centinaia i trasferimenti segreti di prigionieri nel periodo 2001-2005 «in Paesi dove queste persone rischiano seriamente, o vengono semplicemente trasferite come merce di scambio, in una sorta di “subappalto della tortura”». Nei calcoli figurano 1.500 voli Usa che hanno transitato in porti e cieli europei. In questo «l'Europa è stata colpevolmente assente» e addirittura implicata nel trasferimento di quattordici prigionieri, sei dei quali verso Paesi in cui sono stati torturati. Va aggiunto che «tutti i Paesi del G8 producono ed esportano armi - denuncia il presidente di Amnesty Italia Paolo Pobbiati - e il diritto d'asilo viene negato, anche nei Paesi europei».
Ed è qui che si addensano ombre anche sull’Italia. Tra le molte località europee toccate dai voli della Cia per trasferire e detenere persone in segreto o consegnarle ad altri Paesi - e su cui è in corso un'inchiesta del Consiglio d'Europa e del parlamento europeo -, compaiono anche l'aeroporto di Pisa e quello di Roma Ciampino. Il Rapporto segnala pure il mancato varo nel 2005 di una normativa organica sull'asilo e punta il dito contro la legge antiterrorismo del luglio 2005 che ha modificato le norme italiane sull’espulsione per motivi di sicurezza dello Stato, facilitando l’allontanamento di cittadini stranieri. L’Italia è poi «colpevole» di non avere ancora inserito il reato di tortura nel codice penale. E preoccupa l’aumento di denunce di violazioni dei diritti umani nei Centri di permanenza temporanea degli immigrati.
Lascia sorpresi che sul banco degli imputati finiscano ben quattro dei cinque membri permanenti del Consiglio di Sicurezza dell'Onu: Stati Uniti, Gran Bretagna, Cina e Russia.
Per gli Usa, le accuse si concentrano sulla detenzione illegale di migliaia di persone in Iraq, in Afghanistan e a Guantanamo (di cui si chiede la chiusura), e sulla scomparsa di altri prigionieri in una rete segreta di prigioni - «black sites» - che la Cia gestisce in vari Paesi. Ma i crimini toccano anche le milizie irachene e la coalizione internazionale, con «un uso della forza che calpesta i diritti umani ogni giorno a Baghdad quanto a Kabul». Anche le forze di sicurezza del nuovo Iraq ne escono male: «Sono state comprovate torture e maltrattamenti - afferma Amnesty - con metodi come la sospensione per le braccia, le bruciature di sigarette, le scosse elettriche».
Il Rapporto (intitolato «Un bicchiere mezzo pieno») rimprovera al premier britannico Blair le norme anti-terrorismo varate prima e dopo gli attentati del luglio 2005 a Londra poiché permettono severe restrizioni dei diritti umani a persone sospette, sulla base di documenti segreti. Quanto alla Cina, i diritti dell'uomo vanno a rallentatore rispetto alla crescita economica: Amnesty si appella all'Unione Europea perché mantenga l'embargo sulle armi fino a quando da Pechino non arrivino «concessioni importanti» su questo fronte. Non si salva la Russia, con un 2005 caratterizzato da nuovi «crimini di guerra» in Cecenia.
Dura ammonizione ai Grandi che hanno fatto scomparire dalle agende internazionali Israele e i Territori occupati, con il risultato di aumentare sia l'angoscia e la disperazione dei palestinesi, sia le paure israeliane. Ma anche Israele, aggiunge Amnesty, non può continuare a chiudere gli occhi sulle violazioni delle sue forze di sicurezza e dei coloni ai danni del popolo palestinese.
Cliccare sul link sottostante per inviare una e-mail alla redazione della Stampa