Il quotidiano di Rifondazione Comunista persevera
nessuna riconsiderazione sull'antisemitismo , ma nuova propaganda contro Israele
Testata:
Data: 22/05/2006
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Autore: Giusepe Di Lello e Lucio Manisco
Titolo: Quanto silenzio sulla catastrofe palestinese

E' "fuorviante" indignarsi per la vignetta antisemita di Apicella pubblicata da Liberazione. Bisognerebbe invece indignarsi per la "catastrofe umanitaria" denunciata dalla propaganda palestinese, incolpandone naturalmente Israele (negando il suo elementare diritto a difendersi dal terrorismo , anzi sostenendo il suo obbligo a finanziarlo, il terrorismo)  e accrescere i finanziamenti della comunità internazionale all'Anp, ignorando il modo, non certo pacifico, né efficiente, né onesto , nel quale sono stati utilizzati fino ad oggi.
Ecco il testo di un articolo pubblicato da LIBERAZIONE del 20 maggio 2006:
 

Comprensibile anche se fuorviante lo sdegno di alcuni autorevoli esponenti delle comunità ebraiche per la vignetta di Enzo Apicella, per quella sua impropria analogia tra l’infame scritta di Auschwitz e la politica del governo israeliano di Ehud Olmert; meno comprensibile e disdicevole - per ricorrere al più blando dei termini - il silenzio di questi autorevoli esponenti e soprattutto di intellettuali, politologhi e giornalisti sulla catastrofe che incombe da più di quattro mesi sul popolo palestinese, sulla reale motivazione cioè che ha ispirato la vignetta pubblicata da Liberazione.
Si deve forse a questo silenzio della stampa nostrana e quindi ad una carente informazione se Erri De Luca ha negato su il manifesto che si possa parlare di una politica della fame ai danni della popolazione di Gaza e dintorni, perseguita dallo scorso gennaio ad oggi dal presente governo israeliano, sostenuta a spada tratta dagli Stati uniti e con qualche incongruo correttivo dall’Unione europea, una politica spietata volta a indurre il popolo palestinese a rovesciare un governo democraticamente eletto ed a sostituirlo con un altro più compatibile con le soluzioni unilaterali già imposte da Sharon prima e da Olmert poi.
Veniamo ai fatti denunciati da enti internazionali, organizzazioni umanitarie e riportati dai più autorevoli mass media europei - Guardian, Independent, Le Monde, Frankfurter Algemeine Zeitung, El Pais - e deliberatamente sottaciuti dagli organi di informazione italiani cosiddetti benpensanti. Prima ancora della pseudo-liberazione di Gaza, in realtà trasformata in una immensa prigione, la Banca Mondiale aveva rilevato con allarme che la disoccupazione aveva superato il 50%, che il 75% delle famiglie viveva al di sotto del livello di povertà e che un quarto dei bambini al di sotto dei cinque anni soffriva di malnutrizione cronica. Da quattro mesi a questa parte il governo israeliano ha tenuto chiusi con poche eccezioni temporali i posti di blocco frontalieri impedendo gli approvvigionamenti per la popolazione civile. A fine aprile sono state esaurite le scorte di farina, gran parte dei medicinali più essenziali è scomparsa da ambulatori e farmacie, sono così venute meno le vaccinazioni per i neonati. Ora il governo israeliano si accinge a sospendere definitivamente le forniture energetiche per via dei debiti accumulati dalle autorità palestinesi i cui introiti fiscali sono stati confiscati dallo stesso governo israeliano. Sono state le Nazioni Unite a gettare poche settimane fa l’allarme sul disastro umanitario che si è abbattuto sui territori occupati e su quelli “liberati”.
Un disastro umanitario le cui responsabilità ricadono non solo sul governo israeliano ma anche e più colpevolmente sull’intera comunità internazionale; i suoi aiuti al popolo palestinese ammontavano al 31 dicembre 2005 a un miliardo di dollari l’anno e da quattro mesi e mezzo sono stati sospesi; i 70 milioni di dollari donati dai paesi arabi sono stati bloccati dalle banche che hanno rifiutato di trasferirli per il timore di sanzioni e rappresaglie da parte del governo degli Stati Uniti. Da mesi 150 mila lavoratori ed impiegati del settore publico non percepiscono salari e stipendi con conseguenze deleterie per un milione di familiari. I supermercati sono vuoti e deserti, i negozianti sull’orlo della disperazione e della bancarotta.
Queste ed altre informazioni sulle tragiche condizioni dei civili e soprattutto dell’infanzia sono state illustrate sul The Guardian del 15 maggio scorso da Ghada Karmi dell’Istituto di Studi Arabi e Islamici dell’università inglese di Exeter che ha visitato i territori occupati e quelli evacuati dalle forze armate israeliane. Il “Quartetto” europeo, con un formale ripensamento delle originarie sanzioni dell’Unione, ha concordato un programma trimestrale di aiuti di emergenza che difficilmente potrà essere gestito esautorando i poteri amministrativi centrali.
Questi sono i fatti ignorati da chi si indigna per la vignetta dissacrante ma più che motivata di Enzo Apicella. Chi conosce l’opera di questo insigne “cartoonist”, non solo i lettori di Liberazione ma in Gran Bretagna quelli dell’Observer, del Guardian e fino alla sua scomparsa dalle edicole, di Punch, sa che le sue vignette sono sempre “urlate” e provocatorie perché mirate a risvegliare le coscienze. E poi di tutto si può accusare l’Apicella tranne che di antisemitismo.

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