Nessuna apertura dall'Iran
troppo credito alla propaganda di Ahmadinejad
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Data: 12/05/2006
Pagina: 12
Autore: Umberto De Giovannangeli
Titolo: Ahmadinejad apre sul nucleare e minaccia ancora Israele: scomparirà

L'Iran "minaccia ancora Israele", ma non "apre sul nucleare, come recita erroneamente il titolo dell'articolo di Umberto De Giovannangeli pubblicato da L'UNITA'    del12 maggio 2006.
Infatti ha già chiarito per l'ennessima volta che non ha nessuna intenzione di sospendere l'arricchimento dell'uranio, per cui il "dialogo" che propone  alla comunità internazionale sarebbe privo di contenuto. Un mero pretesto per guadagnare tempo e avvicinarsi sempre più al traguardo dell'atomica.
Questa realtà doveva essere messa in maggiore rilievo anche nell'articolo di u.d.g., che comunque riporta correttamente le minacce a Israele di Ahmadinejad e fa una rassegna delle sue affermazioni antisemite e negazioniste. 
Ecco il testo:


«UN GIORNO ISRAELE sparirà». Speranza. Minaccia. Programma in fase di attuazione. Forse tutto questo. Di certo, non solo propaganda. Mahmoud Ahma-
dinejad ritorna alla carica e rispolvera il suo armamentario antisionista (e antisemita). Il presidente iraniano rilancia il suo bellicoso proclama a Jakarta, in un discorso pronunciato davanti ad una eccitata platea di studenti. «Questo regime un giorno sparirà», scandisce Ahmadinejad, riferendosi a Israele e lamentandosi che, quando sono state tenute le elezioni nei Territori palestinesi, «sono state sostenute dalla loro popolazione, il liberalismo non le ha volute riconoscere». Applausi degli studenti indonesiani e invocazione della Jihad contro il grande (Stati Uniti) e il piccolo (Israele) Satana. Ahmadinejad incassa il sostegno della platea e rilancia: «L'Iran farà la sua parte - promette - per liberare Al Quds la santa (Gerusalemme, ndr) e restituirla ai musulmani». Allo stesso tempo, come già avvenuto in passato nelle dichiarazioni dei dirigenti iraniani, Ahmadinejad ha accennato alla possibilità che Teheran lascia una porta aperta, dicendo che sul nucleare l'Iran è «pronto a dialogare con qualunque Paese». Salvo poi far sapere in serata che gli incentivi che l'Ue 3 (Francia, Gran Bretagna e Germania) intende proporre all'Iran per risolvere il contenzioso nucleare non potranno avere come contropartita la sospensione dell'arricchimento dell'uranio.
L'escalation verbale del leader iraniano non sembra conoscere soluzione di continuità. Ahmadinejad cavalca l'irrisolta questione palestinese, si candida a gestirla in proprio (contro il moderato Abu Mazen ma anche contro il governo Hamas) e ammanta questa volontà di potenza con dissertazioni pseudo culturali. Ecco allora rilanciare la sua tesi sull'Olocausto, riproponendo ciò che aveva già asserito il 14 aprile scorso: «Sull'Olocausto degli ebrei ci sono seri dubbi. Ma non ve ne sono affatto sull'Olocausto dei palestinesi». Dichiarazione che, a sua volta, era stata preceduta da quella, non meno scioccante, proferita l'11 febbraio 2006: «L'Olocausto è un mito. E questo mito ha permesso ai sionisti di tenere in ostaggio i Paesi occidentali per 60 anni. In Occidente c'è libertà di insultare il profeta Maometto ma non quella di mettere in discussione lo sterminio degli Ebrei». Tutto questo nel vivo della «sfida nucleare» lanciata da Teheran alla Comunità internazionale. Da Giacarta a Gerusalemme.
Dalle minacce di Amadinejad alla risposta di Israele. Il presidente iraniano punta a insediare una «civiltà musulmana» al posto dello Stato ebraico: ad affermarlo, commentando l'ultimo proclama di Ahmadinejad, è il portavoce della presidenza del governo israeliano, Ranaan Gissin. «Il vero obiettivo del presidente iraniano - sottolinea - è, dopo avere cancellato dalla carta del mondo Israele, come ha più volte dichiarato, di eliminare la carta stessa, per sostituire la civiltà occidentale con una civiltà musulmana». L'escalation verbale nello scontro tra Teheran e Gerusalemme appare inarrestabile. A rendere ancora più inquietante il futuro vi sono le rivelazioni della stampa israeliana sullo stato di preparazione di piani di intervento militare mirato contro centrali nucleari in territorio iraniano.

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