Contro Israele e l'Occidente, non contro il terrorismo
la faziosità del pacifismo a senso unico
Testata:
Data: 05/05/2006
Pagina: 21
Autore: Ariel Hassan
Titolo: No al pacifismo a senso unico

Dalla rivista del sindacato Uil  FABBRICASOCIETA', riprendiamo un articolo di Ariel Hassan sul pacifismo a senzo unico: 

Sabato 18 Marzo, si è svolto a Roma una manifestazione per la "pace". La pace, è una parola dal profondo significato su cui tutti quanti in linea di principio dovremo essere d'accordo. Ma spesso questo tipo di manifestazioni hanno visto slogan e striscioni che sembrano andare nel senso opposto. A cominciare dal corteo del 2002 che vide italiani travestiti da kamikaze, come segno di "solidarietà" al popolo palestinese. Sono di quest'anno invece gli slogan che inneggiano alla strage di Nassiriya, nonché le bandiere bruciate degli Stati Uniti e d'Israele. Sicuramente le persone che compiono questi atti non sono militanti dei partiti che hanno promosso le manifestazioni, ma allo stesso modo non può essere questo un giustificativo per liberarsi di tutte le responsabilità. Chi organizza una manifestazione, infatti, è responsabile di quello che succede all'interno di essa. Sabato 18 Marzo, bandiere bruciate non ce ne sono state, ma la piattaforma e gli striscioni hanno lasciato in ogni modo qualche perplessità. Dal lato sindacale il corteo ha visto sfilare Gianni Rinaldini, segretario generale della FIOM, al fianco di Giorgio Cremaschi, numero due della stessa organizzazione. Con loro, Piero Bernocchi dei Cobas scuola. Non era presente invece la CGIL. La piattaforma della manifestazione, ricca di critiche nei confronti dell'amministrazione Bush e del governo Berlusconi, era completamente priva di una condanna del terrorismo. Come mai gli organizzatori hanno deciso di censurare la parola "terrorismo"? Non sono forse gli attentati dei kamikaze contro i civili, che minacciano principalmente la pace e la democrazia? Un'altra grave assenza, è una condanna all'Iran e al suo tentativo di ricorrere alla bomba atomica. L'Iran oggi è un paese che è governato da uno Stato teocratico e totalitario che inneggia al nazismo. Il presidente Mahmoud Ahmadinejad, auspica l'eliminazione di Israele dichiarandolo esplicitamente a tutto il Mondo. Si prepara nel frattempo l'arricchimento dell'uranio, e questo vuol dire la costruzione di armi atomiche. Ma tutto questo non sembra aver preoccupato i partecipanti alla manifestazione. Un pacifismo a "senso unico" insomma, che condanna sempre e solo i soliti paesi. Nel corteo uno striscione biasimava Israele di aver costruito il "Muro dell'Apartheid". Con il termine Apartheid si accusa esplicitamente Gerusalemme di razzismo, sebbene Israele sia lo Stato più interetnico e multiculturale del Medio Oriente. La barriera di sicurezza ha ridotto drasticamente gli attentati terroristici contro i civili israeliani e ha permesso in questo modo il ritiro dagli insediamenti di Gaza. Il problema della pace fra israeliani e palestinesi sta tutto nella nuova amministrazione dell'ANP, oggi guidata da Hamas, organizzazione che ha rivendicato la maggior parte dei tremila attentati terroristici contro civili israeliani. Questa organizzazione propone nel suo programma lo sterminio di tutti gli ebrei, ed una Palestina senza Israele al suo fianco. Anche questo non sembra preoccupare i "pacifisti", piuttosto, c'è chi tra loro propone di guardare Hamas come forza sociale con cui confrontarsi. Oggi la principale minaccia alla pace è il terrorismo, che colpisce tutti, e che ha come obiettivo quello di abbattere le democrazie sostituendole con dittature fondate sulla religione che ledono le principali libertà e diritti. In un editoriale del Corriere della Sera del 22/3/06, Magdi Allam, esperto di Islam e Medio Oriente nonché vice direttore del quotidiano, fa una proposta molto interessante. Per fronteggiare la minaccia di un fondamentalismo sempre più aggressivo, è necessario costruire "un movimento internazionale a favore dei diritti fondamentali della persona". Di questo movimento se ne dovrebbe fare carico anche il sindacato, poiché in una dittatura è vietata, tra le tante cose, anche la libera associazione dei lavoratori. A tal proposito è bene ricordare che è di pochi mesi fa la notizia di centinaia di lavoratori iraniani arrestati, colpevoli del solo fatto di aver minacciato uno sciopero. Oggi più che mai, è necessario estendere i diritti sindacali anche in quei paesi dove vige la cultura dell'odio e della repressione, sostituendo ad essa, quella del rispetto e della libertà. Come direbbe Magdi Allam salvando loro, ci salviamo tutti.

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