Le relazioni tra Italia e Israele alla prova del cambio di governo
intervista all'ambasciatore Ehud Gol
Testata:
Data: 25/04/2006
Pagina: 1
Autore: Anna Momigliano
Titolo: Da Israele un viatico «di centro-sinistra»
Dal RIFORMISTA di martedì 25 aprile 2006 un'intervista a Ehud Gol, che affronta diversi argomenti, tra i quali  la possibilità che il governo italiano di centrosinistra mantenga un buon rapporto con Israele.
E' proprio su questo tema che il quotidiano fondato da Antonio Polito, eletto nelle file della Margherita alle ultime elezioni, ha incentraro il titolo "Da Israele un viatico «di centro-sinistra» ".
Ecco il testo:

Mentre a Gerusalemme le contrattazione per la formazione di un nuovo governo si stanno concludendo, a Roma sono appena iniziate. E in molti si chiedono come proseguiranno le relazioni tra i due paesi ora che palazzo Chigi è in mano al centrosinistra. «Prima di tutto, anche in Israele c'è un governo di centrosinistra, anzi di centro e di sinistra, perché i partner principali sono Kadima e il Labour», spiega al Riformista Ehud Gol, da oltre quattro anni ambasciatore d'Israele a Roma. Ad alcuni Kadima, veramente, sembra un po' più di centrodestra. «Nient'affatto», ribatte Ehud Gol, «Kadima è centro, “terza via”. Si possono definire politici come Shimon Peres di destra? Per non parlare del movimento dei kibbutz… Anzi, direi che il nostro governo è più a sinistra del vostro, una sinistra “autentica”, non come alcuni di quelli che in questo paese fanno finta di essere di sinistra». E per il futuro? «Negli anni che ho trascorso qui», dice l'ambasciatore, «ho cercato di costruire rapporti tra le persone, non tra i governi. I governi vanno e vengono - e noi israeliani ne sappiamo qualcosa - mentre i legami tra le persone durano per sempre. Sono stato in tutte le regioni, ho visitato 60 associazioni di amicizia tra Italia e Israele, ho trovati molti italiani che si consideravano amici di Israele. Tornando alla domanda, è difficile a dirsi oggi. Certo ho seguito le dichiarazioni su Israele da parte di esponenti della sinistra, ma non è opportuno che io le commenti prima che il governo si sia insediato. Una volta insediato il governo, cercheremo di mantenere lo stesso livello di intimità rispetto al governo passato, e sono fiducioso che questo avverrà». Come? «Con l'ultimo governo l'Italia ha mantenuto una posizione molto bilanciata», commenta Gol, «Ha conservato le buone relazioni storiche con i paesi arabi moderati (e anche con quelli non particolarmente moderati), mentre allo stesso tempo consolidava le relazioni con Israele. Questo non ha compromesso le relazioni con i paesi arabi, ma anzi ha rafforzato l'immagine dell'Italia in Medio Oriente: Berlusconi è stato in Libia quattro volte, Mubarak è stato in Italia tre volte, il re Abdullah di Giordania due».
«Mantenere rapporti amichevoli con Israele -prosegue Gol - incoraggia i paesi arabi a mantenere buoni rapporti con l’Italia. E il prossimo governo farebbe un favore a se stesso se adottasse questa linea». Negli ultimi anni la percezione che la sinistra italiana ha di Israele ha fatto molti passi avanti. «Certamente. In passato ho curato i rapporti con il governo, ma anche con l’opposizione, perché in ogni momento l’opposizione può diventare la maggioranza. Quindi mi compiaccio del fatto che negli ultimi anni la sinistra abbia cominciato a realizzare che la causa israeliana è una giusta causa». Non tutti, veramente. «Ci sono anche gli estremisti, ma se si parla della parte più consistente della sinistra, abbiamo intrattenuto stretti rapporti con loro. Ho incontrato Prodi, Fassino, Veltroni, Rutelli». E Bertinotti? «L’ho incontrato diverse volte, gli unici che non ho incontrato sono gli estremisti che sostengono Hamas e Hezbollah perché non avrebbe senso. In passato una certa sinistra nutriva molti pregiudizi contro Israele, ma non è più così: ho trovato particolarmente incoraggiante la creazione di Sinistra per Israele», conclude Ehud Gol.
Passiamo ad argomenti meno «incoraggianti»: il governo di Hamas. A cosa serve tagliare gli aiuti economici, come ha fatto l’Europa, quando ci sono paesi come Iran, Qatar, e l’Arabia che promettono milioni di dollari. «Le darò due risposte. Uno: lei per caso ha già visto questi soldi? Si tratta di promesse verbali, e mi sembra che la questione rimarrà al livello delle parole… Poi, c’è la questione morale: ricevere fondi dai paesi democratici avrebbe un significato molto diverso». A proposito di questione morale, una cosa è non finanziare un governo dei terroristi, un’altra è non restituire all’Anp ciò che gli appartiene. Mi riferisco al fatto che Israele ha deciso di sospendere il trasferimento delle tasse che sono raccolte dai Territori. «Noi non abbiamo mai detto che non vogliamo trasferire le tasse ai palestinesi», precisa Gol. «Abbiamo detto che le trasferiremo, ma solo quando sarà chiaro che il denaro non servirà a finanziare attività terroriste. Nessuno si può aspettare che Israele dia soldi a un governo che poi li utilizzerà per finanziare attentati contro di noi». Il commissario europeo Ferrero Waldner ha detto che il mancato trasferimento delle tasse sta facendo molti più danni del taglio agli aiuti europei. «In futuro il meccanismo andrà risolto, dobbiamo pensare agli aiuti umanitari, ma dobbiamo assicurarci che l’utilizzo dei soldi sia garantito al cento per cento». Veniamo all’Iran, potreste accettare un programma nucleare pacifico? «Neanche un bambino può credere veramente che il programma di Teheran sia pacifico: il petrolio si trova a 75 dollari al barile, e gli iraniani ci stanno guadagnando moltissimo e non hanno alcun bisogno di altre fonti di energia. In definitiva credo sia nell’interesse anche dei governi occidentali difendersi». Intende con un’operazione militare? «Non necessariamente, si potrebbe anche fare pressioni economiche». A proposito di economia iraniana: un’Apcom di oggi (ieri per chi legge) riporta le dichiarazioni rilasciate al Yediot Ahronot da tre ingegneri israeliani tornati da Teheran che parlano di «un crescente sviluppo nelle relazioni commerciali tra Israele e Iran», a lei risulta? «Per nulla». Facciamo vedere l’agenzia all’ambasciatore, che risponde «Tanto per cominciare non mi risulta che su Yediot sia stato pubblicato nulla di simile. Poi, l’Iran per noi è una nazione nemica, se quegli si sono recati a Teheran lo hanno fatto senza passaporto israeliano, e quindi non in quanto cittadini israeliani. Se vuole sapere la mia opinione», conclude Ehud Gol, «questa storia mi sembra proprio una bolla giornalistica».

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