Adesso è Peres che attacca Ahmadinejad !
Titolo e sottotitolo rivelatori sul quotidiano fondato da Antonio Gramsci
Testata:
Data: 16/04/2006
Pagina: 1
Autore: Umberto De Giovannangeli
Titolo: Peres contro Ahmadinejad

C'è poco da fare, il lupo può anche perdere un po'di pelo, può tingerlo,ma alla fine il vizio salta fuori. Come sull'UNITA' di oggi 16 aprile 2006, con il titolo in prima pagina "Peres contro Ahmadinejad: farà la fine di Saddam". Già averli equiparati è un insulto all'intelligenza dei lettori, il sottotitolo rende ancora meglio quel che passa nella mente dei giornalisti dell'Unità: " L'ex premier israeliano, numero due di Kadima, minaccia il regime di Teheran dopo l'ennesimo attacco del presidente che nega l'olocausto". Minaccia ? Come sarebbe a dire, è Peres che minaccia Ahmadinejad ?  Anche l'articolo di udg è ambiguo. Cosa vuol dire, ad esempio, che "lo stato ebraico è convinto che il regime degli ayatollah punti a realizzare l'arma atomica" ? Perchè, c'è qualcuno che ne dubita ? Forse nella redazione dell'Unità sì, nel mondo democratico no. Auguri a Umberto Ranieri, responsabile esteri dei DS, che, come leggiamo nella sua intervista sul CORRIERE della SERA di oggi (vedi IC), la pensa in modo opposto al giornale del suo partito. Incrociamo quindi le dita sulla prossima politica estera del governo Prodi.

Ecco l'articolo di udg:

L’«ESALTATO» di Teheran farà la fine del «macellaio» di Baghdad. Così Shimon Peres, numero due del partito centrista Kadima vincitore delle politiche del mese scorso e probabile vice-premier nel nuovo governo guidato da Ehud Olmert. «Il presidente iraniano
rappresenta Satana, non Dio» accusa il premio Nobel per la pace, aggiungendo che la storia ha saputo svelare «i pazzi e coloro che brandiscono la spada». «L’Iran - insiste l’ex leader laburista - è uno Stato membro delle Nazioni Unite che minaccia di distruggere un altro Stato membro dell’Onu, le Nazioni Unite non possono non reagire. Bisogna che il mondo si unisca contro il presidente iraniano».
L’Iran di Ahmadinejad è visto più che mai come il pericolo esistenziale numero uno per Israele. Lo Stato ebraico segue con preoccupazione crescente gli sviluppi del programma nucleare di Teheran, convinto che il regime degli ayatollah, che rifiuta l’esistenza di Israele, punti a realizzare l’arma atomica. «L’Iran potrebbe riuscire a produrre entro circa tre anni un ordigno nucleare, prima della fine di questo decennio», afferma il capo dell’intelligence militare israeliana, il generale Amos Yadlin. Martedì scorso, lo stesso Ahmadinejad ha rivendicato per il suo Paese un posto nel ristretto club delle potenze nucleari, sostenendo che Teheran dispone di capacità significative per l’arricchimento dell’uranio. «La combinazione di una ideologia religiosa votata alla distruzione di Israele con una capacità nucleare rappresenta una minaccia esistenziale per noi», avverte il consigliere per la sicurezza nazionale israeliano Giora Eiland: «Sarebbe - aggiunge - una minaccia concreta e grave». Secondo il capo di stato maggiore israeliano, il generale Dan Halutz, un Iran nucleare «rappresenterebbe una minaccia non solo per Israele ma per tutto il mondo libero e democratico». I dirigenti israeliani per il momento preferiscono non evocare l’ipotesi di un attacco preventivo contro i siti nucleari iraniani, come nel 1981 contro il reattore iracheno di Osirak, e chiedono sanzioni Onu contro il regime di Teheran.
Secondo il quotidiano «Yediot Ahronot» un attacco preventivo di Israele sarebbe poco probabile, perchè molto al di sopra delle sue capacità. Gli obiettivi in Iran, rileva il giornale, sarebbero centinaia, e dovrebbero essere colpiti a ripetizione per giorni per essere certi della loro distruzione. Solo gli Usa, stando a «Yediot Ahronot», disporrebbero di una tale capacità offensiva. Israele guarda con crescente preoccupazione anche ad un patto di ferro tra Teheran e il governo palestinese targato Hamas. Preoccupazione alimentata dalla visita in Iran del capo dell’ufficio politico di Hamas, Khaled Meshaal. «Noi non crediamo - ribadisce Meshaal in un’intervista all’agenzia semi-ufficiale iraniana Irna - che Israele abbia il diritto all’esistenza nella regione. È un corpo estraneo portato nella terra dei Musulmani e dei Palestinesi». Il dirigente di Hamas commenta anche le ultime uscite anti-israeliane dei vertici del regime di Teheran. Le loro parole, dice Meshaal, hanno «un grande impatto sulla resistenza della nazione palestinese e sull’insistenza nella lotta armata per assicurare i suoi diritti. «Il popolo palestinese - proclama il leader di Hamas - sarà sempre al fianco dell’Iran nel contrastare la doppia minaccia di Israele e Usa».
Una minaccia, quella americana, che ha anche le fattezze di Elisabeth Cheney, la figlia del vicepresidente Usa, a sua volta vice segretario di Stato per le iniziative mediorientali e nordafricane. È lei, Elisabeth, a guidare l’offensiva diplomatica degli Stati Uniti con l’obiettivo, anche se non apertamente dichiarato, di ottenere un cambiamento di regime in Iran, con l’abbandono delle ambizioni nucleari ostili. Stando al «New York Times», la primogenita di Cheney, 39 anni, è stata incaricata della gestione del neonato ufficio degli affari iraniani, che quest’anno spenderà 7 milioni di dollari.

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