L'UNITA' di oggi, 10.4.2006, sceglie come Repubblica, di dare (come peraltro ha sempre fatto) voce alla linea palestinese in opposizione a quella israeliana. Fin dal titolo "Linea dura di Israele, Hamas minaccia vendetta". Umberto De Giovannageli non trova nulla di strano nella dichiarazione del portavoce di Hamas, Gazhi Hammad, quando ne riporta le parole " Siamo stupefatti di non aver sentito neanche una parola da parte dll'UE per quei crimini odiosi che hanno anche provocato la morte di donne e bambini e uomini innocenti". Ma da Gaza non partono tutti i giorni missili e katiusche con direzione Israele ? Cosa deve fare, secondo u.d.g. uno Stato per garantire la propria sicurezza e quella dei propri cittadini ? Soprattutto adesso che al governo palestinese è salito un gruppo terrorista come Hamas ?
Ecco l'articolo:
«IL NEMICO SIONISTA pagherà caro e dovrà abbeverarsi giorno e notte allo stesso amaro calice del nostro popolo». Parola di Ezzedin al-Qassam, braccio armato di Hamas. È la risposta al fine settimana di sangue (17 morti, tra cui due bambini) scatenato
da Israele nella Striscia di Gaza. Il governo di Gerusalemme ha aumentato la pressione politica e militare sul governo palestinese, intensificando da un lato i raid militari contro i gruppi armati a Gaza e al tempo stesso decidendo una serie di misure volte a impedire il consolidamento del potere di Hamas. Bollettino di guerra: l’artiglieria israeliana ha ieri colpito una postazione della sicurezza palestinese, una postazione militare a nord e a sud di Bet Lahiya e un’abitazione civile, dove è stato ucciso un tassista e ferite altre quindici persone. Da Tel Aviv, un portavoce militare ha spiegato che l’artiglieria ha colpito aree usate da gruppi armati per lanciare razzi Qassam contro il territorio isrealiano e che la popolazione civile è stata ripetutamente avvertita di tenersi fuori dalle aree usate per lanciare i razzi. Un altro palestinese, ufficiale delle Brigate dei Martiri di Al Aqsa (Al-Fatah), ricercato da Israele che lo accusa di aver ordinato attacchi costati la vita di israeliani negli scorsi tre anni, è stato ucciso vicino a Betlemme in uno scontro a fuoco con i soldati giunti per arrestarlo. Durissima la reazione di Hamas. Quella politica è affidata a Ghazi Hammad, portavoce governativo: «Siamo stupefatti - dichiara - di non avere sentita anche una sola parola di condanna da parte dell’Ue per quei crimini odiosi che hanno provocato la morte anche di bambini, donne e uomini innocenti». «Israele - prosegue Hammad - sfrutta il silenzio dell’Europa e l’atteggiamento negativo degli Stati Uniti verso il nostro governo per inasprire le aggressioni contro il popolo palestinese». Più inquietante è l’avvertimento del braccio armato di Hamas, che in un comunicato minaccia Israele di «fargli pagare caro» i suoi sanguinosi raid aerei lanciate nelle ultime 72 ore contro la Striscia di Gaza.
La tensione è altissima. A Gerusalemme, l’ufficio del premier ad interim Ehud Olmert, a conclusione di una consultazione con altri ministri, annuncia una serie di misure che, si afferma, hanno il fine di impedire al governo di Hamas - che Israele considera un’organizzazione terroristica - di consolidarsi al potere. I dignitari stranieri che in visita in Cisgiordania si incontreranno con esponenti di Hamas non saranno ricevuti dal governo israeliano: è una delle misure adottate ieri dal governo-Olmert. Israele, inoltre, non stabilirà alcun tipo di rapporto col governo palestinese, ad esclusione, si precisa, del presidente Abu Mazen. Al tempo stesso Israele afferma che terrà aperti, compatibilmente con le esigenze di sicurezza, i valichi con Gaza per permettere l’afflusso di aiuti umanitari alla popolazione palestinese. Ancor più che i missili israeliani, a preoccupare il governo guidato da Ismail Haniyeh è il desolante vuoto delle casse dell’Anp, aggravato dalla sospensione degli aiuti economici internazionale diretti all’Anp. Il ministro delle Finanze Omar Abdul Razek dichiara di non poter prevedere quando saranno pagati gli stipendi di marzo ai 140mila dipendenti pubblici. La crisi finanziaria dell’Anp, avverte, è più grave di quanto apparisse una settimana fa.
Al quale segue, sempre a firma udg, una intervista al direttore di un quotidiano di Ramallah, dal titolo che sarebbe anche divertente se non fosse pura propaganda "Dieci anni di umiliazioni,palestinesi lasciati soli". Ma come, passi per le umiliazioni, se non essere riusciti a distruggere Israele può essere considerata una umiliazione, ma quel lasciati soli, via ! ma se i palestinesi sono l'unico popolo al mondo a ricevere da almeno quarant'anni miliardi di dollari in aiuti internazionali, la cui Autorità è praticamente mantenuta con denari che arrivano dall'estero ! Lasciati soli ? quando hanno dalla loro parte il 90% dei media internazionali ! Sul contenuto dell'intervista lasciamo il giudizio ai lettori.
Ecco l'intervista:
Ciò che raccontiamo oggi è quello che abbiamo raccontato da tanti, troppi anni: le speranze frustrate, le sofferenze quotidiane, l’umiliazione ai ceck-point, ma anche la dignità di un popolo che non smette di lottare per un futuro di libertà. Un popolo a cui cerchiamo ogni giorno di dare voce. Questo significa per me fare informazione in un teatro di guerra». A parlare è Hafez al-Barghouti, direttore del quotidiano palestinese Al Hayat Al-Jadeeda, edito a Ramallah, il più diffuso quotidiano nei Territori.
Qual è oggi la realtà palestinese che ogni giorno si riflette sul giornale di cui è direttore?
«Quella che raccontiamo è una situazione pessima. La causa palestinese vive oggi una fase estremamente difficile. Siamo isolati a livello internazionale...«.
Isolati per via di un governo targato Hamas.
«Il “peccato” dell’attuale governo è di non riconoscere Israele; un “peccato” peraltro condiviso con un buon numero di Paesi arabi che pure non subiscono le punizioni che l’Occidente sembra voler infliggere ai palestinesi. E poi c’è un’altra cosa da dire...».
Cosa, dottor Barghouti?
«La vittoria elettorale di Hamas è il prodotto del fallimento di dieci anni di negoziati, dieci anni di illusioni, dieci anni in cui Israele ha continuato a portare avanti sul campo la sua politica dei fatti compiuti. Invece di criminalizzare il popolo palestinese, l’Occidente dovrebbe chiedersi chi e perchè ha fatto fallire le trattative e delegittimato la dirigenza palestinese che aveva scommesso sul dialogo...».
Qual è la sua risposta?
«Vede, il mio giornale non è mai stato tenero con la dirigenza dell’Anp, ne abbiamo denunciato gli errori e gli abusi. Ma ciò non può oscurare il dato di fondo: Israele ha fatto dell’unilateralismo il suo credo, la logica che presieduto l’azione dei governi succedutisi in questi anni...».
Oggi Israele, Stati Uniti ed Europa premono su Abu Mazen perché faccia da contrappeso moderato al governo egemonizzato da Hamas.
«Israele, sostenuto sempre e comunque dagli Usa, intende spingere Abu Mazen ad adottare misure che indeboliscano il governo di Hamas. Ma Abu Mazen pur rivendicando le sue prerogative presidenziali non intende cadere in questa trappola, perchè sa bene che una contrapposizione frontale con un governo eletto democraticamente, aprirebbe le porte ad una guerra civile nei Territori».
Quali sono le storie più ricorrenti e dolorose riportate dal suo giornale?
«Quelle dei tanti che hanno visto la loro esistenza spezzata dalla costruzione del Muro. È il racconto di una sorta di claustrofobia collettiva, di una sensazione di soffocamento che prende forma in città trasformate in prigioni a cielo aperto, isolate l’una dall’altra, dove anche la libertà di movimento, dentro i Territori, viene coartata. In questa situazione è difficile scommettere sul futuro, un futuro di pace».
Di cosa va più fiero come giornalista?
«Di aver fatto uscire il giornale anche nei mesi di coprifuoco. A questa libertà non abbiamo mai rinunciato». u.d.g.
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